16 Ottobre 2016

Moto2 Motegi Gara Vince Luthi, Morbidelli sul podio

Thomas Luthi vince davanti a Johann Zarco che vola in campionato, Franco Morbidelli sul podio. A terra Alex Rins (20°) e Alex Lowes.

Thomas Luthi ottiene il successo nella categoria intermedia a Motegi: lo svizzero riesce a mantenersi in testa dall’inizio alla fine della gara, mentre chiude secondo Johann Zarco che, complice una gara difficile comprensiva di una caduta del rivale Alex Rins (ventesimo) allunga in classifica iridata. Intensa battaglia negli ultimi giri tra Franco Morbidelli e Takaaki Nakagami per il terzo gradino del podio, conquistato alla fine dall’italiano.

Ad inzio gara assistiamo all’ottimo scatto di Luthi, primo davanti a Zarco e Morbidelli, mentre finisce a terra alla curva 3 Rins: lo spagnolo riesce a ripartire, ma è costretto ad una rimonta ancora più difficile di prima (partiva ventiduesimo). La gara perde un altro contendente: stiamo parlando di Sam Lowes, scivolato alla Hairpin mentre si stava giocando il terzo posto con Nakagami e Zarco. Morbidelli intanto stampa una serie di giri record che gli permettono di annullare i pochi decimi accumulati da Luthi in testa. Si chiude in anticipo anche la gara di Folger, a terra al V Corner, così come per Alex Marquez, Lorenzo Baldassarri e Axel Pons, caduti alla Hairpin. Poteva sembrare una lotta a due per la vittoria, ma non è così: Luthi riesce nuovamente a scappare mentre su Morbidelli hanno recuperato terreno sia Zarco che Nakagami, ingaggiando un duello per il podio.

La vittoria in Giappone va a Thomas Luthi davanti a Johann Zarco, mentre è un ultimo giro emozionante tra Morbidelli e Nakagami, con l’italiano che riesce alla fine a salire sull’ultimo gradino del podio davanti al pilota di casa. Quinta posizione per Sandro Cortese, che precede Simone Corsi e Mattia Pasini, mentre chiudono la top ten Julian Simon, Marcel Schrotter e Xavier Simeon. Fuori dalla top ten troviamo Luca Marini, dodicesimo a fine gara, mentre si chiude in ventesima posizione un weekend difficile per Alex Rins.

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