11 Marzo 2018

Superbike: Pirelli invoca i sensori di pressione, ma chi paga?

Il monofornitore pretende che i team vadano in pista rispettando i valori indicati, per evitare i problemi emersi in Australia

Pirelli è tornata a chiedere con forza l’introduzione obbligatoria dei sensori di pressione da parte dei team del Mondiale Superbike. Ma nonostante il tema sia più che mai all’ordine del giorno dopo i problemi di tenuta incontrati da diversi piloti a Phillip Island, il monofornitore non è stato ancora esaudito.

CONTROLLI – Nel prossimo round che si corre il 24-25 marzo a Buriram, in Thailandia, verranno di nuovo effettuati controlli a campione sulla griglia di partenza, come già stato fatto in Australia. “Nella circostanza abbiamo rilevato che quattro piloti erano entrati in pista non rispettando i 1,6 bar di pressione minima che avevamo indicato”  racconta l’ingegner Giorgio Barbier, responsabile di Pirelli Moto (a desta nella foto d’apertura), senza svelare i nomi delle squadre coinvolte. “Le gomme sono progettate per lavorare ad una certa pressione, se questo valore non viene rispettato si possono incontrare problemi di varia natura, specie su tracciati impegnati per lo pneumatico come Phillip Island” spiega Barbier, che sui circuiti della Superbike vanta un’esperienza trentennale.

COSTO – Si parla da molto tempo dell’adozione dei sensori di pressione, che per altro alcuni top team Superbike già adottano per propria scelta, come Ducati Aruba. Il problema non è politico, ma pratico: il componente costa 300 € e al momento non è dato sapere chi dovrebbe coprire la spesa, cioè se il gommista unico, il promoter Dorna o i team direttamente. Nell’attesa che la problematica venga risolta, si continuerà ad andare “a braccio”. Tra l’altro al momento non sono previste sanzioni per chi viene trovato sulla griglia con pressioni fuori dal range indicato: Dorna ha annunciato che penalità potrebbero scattare dal round successivo di Aragon, senza però specificare di che tipo.

PRECEDENTI – Fra Pirelli e alcune squadre Superbike il clima è teso dalla passata stagione, cioè dai round di Donington e Misano, dove si erano registrate problematiche di tenuta (Jonathan Rea) e forature improvvise (Michael van der Mark e Jordi Torres). Rileggi qui  la polemica 2017. La Pirelli in quella circostanza aveva messo all’indice il sistema di montaggio delle coperture utilizzato da alcuni team. Sembrava che tutto fosse risolto, invece l’Australia ha riaperto la discussione.

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