15 Marzo 2022

Daytona 200, la stangata Pirelli: ecco i retroscena della sfida fra gommisti

Pirelli ha dato scacco matto alla Daytona 200 monopolizzando il podio con Paasch, Petersen e Morais. Una incredibile tripletta conquistata nella Supersport Usa che sarà il monogomma Dunlop

Pirelli, Daytona 200

Dopo anni di oblio la Daytona 200 è tornata ad appassionare (quasi) come ai tempi gloriosi di Wayne Rainey, Freddie Spencer, Scott Russell o Troy Bayliss. Quella che volta era la gara di moto più prestigiosa degli Stati Uniti da anni si corre con le medie cilindrate, invece che con la Superbike. Motivi di sicurezza, perchè sul velocissimo “banking”, ovvero le tre curve sopraelevate da 340 km/h, le gomme non resistevano più. Senza le moto più veloci e i campioni celebrati, il mito si era un pò offuscato. Ma l’80° edizione ha riportato la Daytona 200 sotto i riflettori. La Ducati in pole e poi rimasta senza benzina e soprattutto un finale mozzafiato ha scatenato nuovi entusiasmi. E quasi fosse una nemesi del destino, è stata proprio la battaglia fra gommisti a riaccendere il fuoco.

Pirelli sbanca nel feudo Dunlop

La Supersport 2022 in America sarà monogomma Dunlop ma Daytona fa storia a se, e anche se da questa stagione è tornata sotto l’egida MotoAmerica, il promoter delle corse Usa, ha un’organizzazione e un regolamento particolari. E’ stato stabilito che, in deroga a quanto avverrà nel resto della stagione, la 200 miglia si sarebbe svolta in regime di concorrenza. La Pirelli, già vittoriosa nelle due precedenti edizioni, non si è fatta pregare e ha raccolto la sfida, anche passando sopra a qualche ostacolo. Avevamo preparato nuove soluzioni molto aggressive, ma poche settimane prima del via gli organizzatori ci hanno comunicato che avremmo dovuto omologare gli pneumatici e renderli disponibili per tutti coloro che li avessero voluti” racconta Giorgio Barbier, da tre decenni guida il settore racing moto di Pirelli. “Non abbiamo potuto fare test, ma in un certo senso ci hanno invitato a nozze: gareggiare con le stesse gomme che chiunque può montare è da sempre la nostra filosofia, esattamente quello che volevamo.”

La fiducia dei team più piccoli

Ovviamente restava lo scoglio più grande: convincere squadre che per tutto l’anno dovranno lavorare con Dunlop a “tradire” in occasione della competizione più prestigiosa. “La Ducati ha preferito correre con Dunlop e abbiamo compreso perfettamente la loro scelta” continua Barbier. “Ma è stato stupefacente osservare quante squadra, in realtà, ci hanno dato comunque fiducia. E’ vero che venivamo da due vittorie, ma stavolta la posta in gioco era assai più alta.” Chi ha scelto Pirelli ha pescato l’asso: la marca italiana ha monopolizzato il podio con la Triumph di Brandon Paatch davanti alle Yamaha di Cameron Petersen e Sheridan Morais: appena 57 millesimi il divario fra primo e terzo. Sei dei primi otto piloti al traguardo montavano le gomme italiane.

Il magico azzardo di Brandon Paasch

Basterebbe, ma non è tutto. La chiave della vittoria Triumph è stata la scelta di non cambiare le gomme al secondo e ultimo pit stop. Brandon Paasch ha compiuto ben 32 giri (su 57 in programma) con lo stesso set di pneumatici dando così scacco matto agli avversari. Con questo set ha firmato il giro più veloce in gara (con tanto di Rolex vinto…) in 1’49″959 quando le sue Pirelli avevano già 23 giri. Com’è stato possibile? “In tanti anni abbiamo maturato una vastità di esperienze” ricorda Barbier. “Daytona dal punto di vista delle gomme è ancora più probante di Phillip Island: abbiamo allestito una posteriore bimescola, con la fascia centrale estremamente resistente per far fronte alle sollecitazioni meccaniche e di temperature che si incontrano sul banking. Ma c’è un problema aggiuntivo: il triovale ha un’asfalto con pochissimo grip, quindi serve lavorare anche in questa direzione. Una sfida difficile. Ma che abbiamo vinto…”

Temperature alle stelle

Sul bankig la posteriore raggiunge i 140 °C nella fascia di battistrada più sollecitata. “In nessun’altra pista si raggiungono condizioni simili. Di normale le gomme lavorano sui 100 °C ma ci sono tracciati dove questi valori si superano agevolmente. A Phillip Island siamo sui 120 °C ma anche Silverstone, nella configurazione “corta” usata dal British Superbike (dove Pirelli è monofornitore, ndr) è super impegnativo“.

Superbike a Daytona: è proprio impossibile?

Dopo una 200 miglia così appassionante, la domanda sorge spontanea: con le gomme di oggi, correre con la Superbike sull’ovale è proprio impossibile? “A nostro giudizio sarebbe possibilissimo” confida Giorgio Barbier. “Abbiamo materiali ed esperienze tali che pensiamo che una sfida del genere sarebbe alla nostra portata.” Daytona non starebbe a meraviglia nel calendario del Mondiale? “Certo che si, ma ho forti dubbi che per una serie di motivi Dorna possa rendere realizzabile un sogno di questo genere. Per noi gli Usa sono un mercato importantissimo: stiamo chiedendo con insistenza al promoter di trovare una sede. Laguna Seca, Indianapolis o Austin ci va bene tutto, l’importante è tornare”. Il fascino di Daytona è irresistibile: immaginatevi di vedere Toprak-Rea-Bautista fianco a fianco sul banking…

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