20 Giugno 2018

CIV Supersport 300: Marco Carusi e TenJob insieme per vincere domani

Dopo lo stop del team Scuola Italiana Piloti, Marco Carusi correrà le restanti gare del CIV Supersport 300 col team TenJob, in sella a una Kawasaki Ninja 400.

Se è vero che dietro ogni uomo c’è una storia, quella di Marco Carusi sembra proprio una bella storia. Basta leggere cosa dice di sé, questo ragazzo di 17 anni: «il momento giusto è ora, ho un solo obiettivo e una vita sola». Correre, certamente. Vincere? Forse; c’è sicuramente il desiderio di gareggiare anche sopra le difficoltà della vita, che nel caso di Marco ha picchiato davvero duro un mese fa, quando ha perso la madre. La nuova avventura di Marco Carusi, che dal round di Imola del CIV il 23 giugno prossimo scenderà in pista con il Team TenJob di Rocca San Casciano (FC), ha tutto il sapore di una sfida da vincere. Ne abbiamo parlato con Antonella Parrini, team principal della scuderia romagnola: attivissima assieme al marito a seguire giovani talenti nelle derivate di serie, nel rally e nel kart, è convinta che la scelta di Carusi sia quella giusta.

Ci racconti che pilota è Marco Carusi?

«Un ragazzo molto maturo, con la testa sulle spalle, fin troppo serio rispetto alla sua età. È competente, professionale, con una gran voglia di crescere. Sembrano tutti luoghi comuni, ma non è affatto scontato trovare ragazzi con questo approccio alle gare. Abbiamo lavorato con molti giovani, credo di poter dire con sicurezza che Carusi ha un buon potenziale di crescita. Marco ha debuttato nel 2014 nella classe PreMoto3 nel CIV; successivamente è passato in Supersport 300 nel 2016, terminando al decimo posto finale, in una categoria combattuta come poche altre. La svolta è avvenuta l’anno scorso quando Carusi ha saputo farsi notare dai selezionatori della FMI, che da questa stagione lo hanno inserito nel programma “Talenti Azzurri”».

Come è nata la collaborazione tra voi e il pilota di Bagnara di Romagna?

«Diciamo che ci siamo trovati. Abbiamo fatto fare un test con Marco, che ci ha lasciati soddisfatti. Il pilota però aveva già un contratto, per cui ci siamo fermati. Non appena ci sono state le condizioni, allora ci siamo ritrovati. È una scommessa per tutti e due».

In che senso una scommessa?

«Marco ha una gran voglia di fare bene e noi abbiamo cercato di metterlo nelle migliori condizioni tecniche possibili, Partendo dalla moto: Kawasaki Ninja 400, un po’ il mezzo del momento. Tieni conto però che anche la moto è nuova. Abbiamo curato lo sviluppo con particolare attenzione, anche se alla fine in ogni caso sarà la pista a rispondere del lavoro di entrambi. L’importante, sia per noi che per il pilota, è sapere che abbiamo fatto il massimo: in questa fase è inutile preoccuparsi troppo delle aspettative».

Affronterete il CIV SuperSport e forse gareggerete come wild card nel mondiale a Misano.

«Sì, questo è l’obiettivo per la stagione. Massimo Celotti e Wilmer Cicognani di Faenza sono i tecnici che hanno preparato la moto per TenJob in base alle caratteristiche di guida specifiche di Carusi. La base della squadra è a Rocca San Casciano, in provincia di Forlì, Marco vive a Bagnara di Romagna mentre Massimo e Wilmer operano nell’officina MAWI di Faenza. Insomma, siamo tutti vicini».

Marco è uno dei giovani atleti del programma federale “Talenti Azzurri FMI”. Avete avuto contatti con la federazione ?

«Al Mugello, in occasione del Motomondiale, abbiamo incontrato i responsabili della FMI. Marco è uno dei piloti supportati, normale che ci confrontassimo. Apprezziamo in ogni caso il progetto federale “Talenti Azzurri”, perché lo vediamo come un passo importante per la crescita, sportiva e professionale, di questi ragazzi».

Credi nel valore della formazione?

«È fondamentale. Il solo talento non basta: serve una preparazione che insegni ai ragazzi a maturare come sportivi; un lavoro simile a quello che fanno in Spagna, coi risultati che possiamo vedere. Sia chiaro, con questo non voglio dire che mi considero una specie di “Alzamora di Rocca San Casciano” (ride), solo che serve un lavoro di tutto l’ambiente per educare professionisti».

Si può fare?

«Quantomeno ci puoi provare. A me piace che il team sia un ambiente professionale, ordinato, preciso e famigliare. Questo significa anche che c’è rispetto – dentro e fuori dal box – per il lavoro di tutti e per per gli altri piloti. Si può essere avversari in pista, ma senza offendere il rivale, né ridicolizzarlo».

Un’ultima domanda riguarda la categoria SuperSport 300 nel mondiale: ci avete capito qualcosa?

«Meglio lasciar perdere. Dico solo che la mancanza di certezze regolamentari si riflette anche nel lavoro delle squadre, con le conseguenze che puoi ben immaginare. In ogni caso nel CIV non c’è questo problema».

 

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