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2 Gennaio - Alessio Piana

Scott Redding ritrova il sorriso: BSB 2019 per il rilancio

Nelle ultime settimane l’opinione che andava per la maggiore in merito a Scott Redding non era strettamente legata alle sue (innegabili) qualità di pilota. “La MotoGP ha perso un gran personaggio, uno dei pochi rimasti“. Può essere, ma di fatto la top class ha perso soprattutto un talento che ha raccolto meno di quanto prometteva. Per varie ragioni, anche per proprie colpe, sta di fatto che dopo un lustro altalenante nell’elite del motociclismo SR45 ha dovuto reinventarsi nella specialità. Con una scelta inconsueta: ripartire dal BSB, una decisione che in pochi prima di lui avevano deciso di prendere. Dalla perfezione iper-tecnologica della classe regina ad un campionato, per quanto di respiro internazionale, di connotazione nazionale, il tutto con moto derivate dalla serie ed una concezione old-style: si corre senza aiuti elettronici, su circuiti per certi versi anacronistici nel Terzo Millennio, con tanto, molto da perdere. Perché nel BSB ben figurare pronti-via non è assolutamente facile. Ne sanno qualcosa piloti dall’invidiabile palmares, scontratisi con l’universo a se stante del British Superbike. Vero: per rilanciare la propria carriera, probabilmente Redding non aveva altra scelta. Ma è stata una decisione fortemente voluta.

PERSONAGGIO – Si può pensare quello che si vuole dell’originario di Gloucester, ma il suo talento è fuori discussione. Non si diventa il pilota più giovane a vincere un Gran Premio nella storia del Motomondiale, primato battuto soltanto lo scorso mese di dicembre da Can Oncu a Valencia. Mentre il fenomeno turco saliva sul gradino più alto del podio, Redding viveva la sua ultima (difficile) gara in MotoGP, con annesso “striptease” finale: con la pioggia battente si è fermato lungo la pista, regalando al pubblico della tribuna Aficion tuta, guanti, memorabilia di vario genere e tipo. “Il pubblico della MotoGP mi mancherà“, ha detto Redding. Un po’ meno il “sistema” con il quale si è pubblicamente scontrato negli ultimi mesi: con il promoter, con i piloti paganti, con Aprilia stessa (con annessa, salata, multa al seguito), con Valentino Rossi e chi più ne ha, più ne metta. Senza remore e passi indietro, SR45 ha puntato il dito contro tutto e tutti. Ai più è parsa come una mossa “da rosicone“, consequenziale al fatto di non esser più “del giro“, ma per chi lo conosce una espressione del suo stile di vita e modo di interpretarla. Basta politica, basta giochetti, basta dichiarazioni di circostanza: se di questo mondo non deve più farne parte, Redding ha deciso di lasciare cercando di essere sempre se stesso. Creandosi nel contempo un personaggio, gradito ai “puristi” del motociclismo d’altri tempi (il cartello “Don’t cry, let’s race!” esposto a Silverstone non è stato frutto del caso), ma al passo con i giorni d’oggi. Molto social, per farla breve: attivissimo su Instagram (287.000 follower) e su YouTube con un proprio canale dove pubblica periodicamente i propri V-log, passando da capigliature improponibili a scorribande riccionesi con la sua Ford Mustang o con una mini-OHVALE…

LA SCELTA BSB – Nel bene e nel male, Redding è diventato un personaggione fuori-dagli-schemi che mancherà al Motomondiale e che gioverà e non poco al circus del BSB, generando un interesse anche da parte del cosiddetto pubblico generalista, massimizzando la popolarità dell’ex vice-iridato Moto2. Una reciproca opportunità da sfruttare: dal promoter MSVR per crescere ancora, da Scotty per rilanciarsi, come da sua prerogativa. Di possibilità di correre altrove ne aveva: MotoGP da tester, Moto2 da legittimo pretendente al titolo, qualche contatto nel Mondiale Superbike. Ma Redding ha scelto il BSB, frutto di una trattativa-lampo avvenuta proprio nel corso del weekend di Silverstone della MotoGP. Il giovedì pre-gara Paul Bird, titolare del team Be Wiser PBM Ducati, arrivando con il proprio elicottero si è presentato nel paddock per definire la trattativa con Redding. Un meeting-lampo, ma proficuo. Uno scambio di opinioni diretto, sincero, andando al punto: Paul Bird lo voleva fortemente come simbolo del nuovo corso post-Shane Byrne, solleticando il suo interesse con le parole giuste. “Con te vogliamo vincere“. Poche settimane più tardi firma e annuncio.

APPROCCIO – Il piano di Redding è chiaro: “Voglio correre per due anni nel BSB: vincere, per poi tornare in MotoGP o correre nel Mondiale Superbike“. Senza sottovalutare l’impegno, perché nel British Superbike emergere non è facile. Conta molto l’approccio: lo testimoniano le difficoltà incontrate da alcuni suoi illustri predecessori, scontratisi con l’unicità della serie. A dispetto delle aspettative di molti, Scott ha interpretato bene questa sua nuova realtà. Alla prima presa di contatto con la Ducati Panigale V4 R (non ancora in configurazione BSB) a Jerez, Redding si è presentato a testa bassa, con tanta umiltà e voglia di lavorare. Da vero professionista: pronto al dialogo, al confronto e, l’aspetto più importante, ad ascoltare chi ne sa di più. SR45 con la Panigale V4 R si è trovato bene, ritrovando il piacere di guidare e persino… il sorriso. La strada da qui al primo round è ancora lunga, ma dalla sua potrà contare sul pieno supporto del team PBM, Ducati (tanto da far visita a Borgo Panigale nelle scorse settimane) e di Giovanni Crupi, il miglior capo-tecnico del campionato, artefice dei recenti successi nella serie di Shane Byrne. In poche parole, il massimo. L’unica nota stonata? Una caduta in allenamento con la moto da cross e conseguente infortunio ai legamenti della caviglia sinistra. Niente di grave, in ogni caso: da qui a Silverstone (21 aprile) sarà pronto per la prima gara. Per il suo rilancio, per tornare a vincere e non essere più soltanto un “personaggione“…