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14 Luglio - Massimiliano Garavini

L’addio di Dani Pedrosa: triste, solitario y final

«Arrivederci, amigo. Non vi dico addio. Vi dissi addio quando significava qualcosa. Vi dissi addio quando ero triste, in un momento di solitudine e quando sembrava definitivo». Osvaldo Soriano, autore del buon romanzo “Triste, solitario y final”, descrive bene la parabola del campione. La conferenza stampa dell’addio di Pedrosa, con il pilota guardato a vista da Carmelo Ezpeleta e dal sodale solidale Hervè Poncharal, in fondo è stata proprio questo. La presa di coscienza dell’emivita del percorso agonistico. Con il corollario di finto cordoglio, battimani e quant’altro.

LEGGENDA – C’è pure il premio di consolazione: eroe del motorsport. La migliore è stata la battuta di una giornalista inglese: «la vera novità è che Dorna nominerà Pedrosa “leggenda” senza avergli offerto prima un lavoro». C’è un’altra cosa; una faccenda tutta spagnola che il collega Diego Lacave sintetizza bene: «in Spagna siamo molto bravi a seppellire le persone già morte». In pratica parliamo di un campione – nel senso lorenziano del termine, per aggiungere un senso di tragedia alla farsa – che è stato prima impallinato, poi impagliato: roba buona per il museo di scienze naturali. Il media center del circuito del Sachsenring diventa quindi il teatro naturale per un dramma dai contorni hegeliani: non è tragico il conflitto tra uomini e dei – in questo caso tra piloti e Dorna – ma ciò che attiene alla scissione interna dell’etica individuale.

LIQUIDATO – In pratica: l’addio di Dani ci appare come una iattura perchè sentiamo tutta la gravità della decisione del #26. Uno che dopo 13 anni di Honda in MotoGP, una vita a fare il portatore d’acqua, gli innumerevoli infortuni che hanno costellato la carriera di un vincente rinchiuso nel corpo troppo minuto di un ragazzino, viene liquidato con due parole e un buffetto. Che però ha la forza di un calcio ben assestato nelle terga. In modo del tutto irrituale, venerdì mattina nel bel mezzo delle prime prove libere del GP di Germania è andato in scena un altro spettacolo surreale, quella specie di controconferenza stampa a trazione Honda, in cui è stato detto tutto e il contrario. In sostanza, niente; per esprimere l’unico concetto caro a tutti: fuori dani Pedrosa, dentro Jorge Lorenzo.Si è trattato di una cosa decisamente strana per chi conosce i giapponesi. Puig: «la decisione l’ha presa Honda». Tetsuhiro Kuwata: «è stato il pilota a scegliere». Come se non si fossero messi d’accordo, come se due voci nello stesso coro potessero cantare diversamente.

FANTASMA – Honda contro Honda? No, piuttosto tutti a liberarsi dell’ingombrante fantasma. Nessuno vuole assumersi la responsabilità di aver staccato la spina alla carriera di colui che è sempre stato un portabandiera. Facile, dopo il ritiro, intonare il canto di gloria. Facile e – aggiungiamo noi – comodo. Marquez: «ho imparato tutto da lui». Ma non ha mosso un muscolo perchè restasse. Lorenzo: «ho cercato di studiare il modo in cui guidava la MotoGP». Ma gli ho fatto le scarpe appena possibile. Rossi: «se ne va troppo presto. Sarebbe stato importante avere Pedrosa in Yamaha». Tanto sappiamo che non verrà. Diego Lacave, parlando della morte sportiva del pilota di Sabadell, è tranchant: «quando tutta la terra è stata gettata su di lui, tutti si affrettano a parlare bene del defunto». Già, vero.

RICONOSCENZA? – Poi c’è Dorna, che assegna al futuro neo pensionato lo status di “LEGGENDA” del nostro sport. Come a Randy Mamola, mentre uno come Max Biaggi è ancora in attesa; pensando che nel caso del romano sarà lunga, se non eterna. Perché Dorna ti premia se sei utile, oppure se sei sacrificato a una causa superiore. Quest’ultimo è il caso del #26. Tante grazie, Dani Pedrosa, prendi la patacca di latta ma poi accomodati alla porta. Siamo chiari: l’ipotesi Yamaha non è mai stata seriamente presa in considerazione – pare che il manager di Quartararo avesse già in tasca il contratto sin da Assen. Il promoter intende ripulire la griglia; da chi? Da italiani e spagnoli, in primis, dagli indebitati o dagli impresentabili, in secundis. Per questo sorprende che proprio adesso il neo consulente alle attività sportive del team SIC-Petronas, l’indebitato e impresentabile – per Dorna, s’intende – Jorge Martinez dichiari: «meglio puntare sull’esperienza di Alvaro Bautista, che sugli exploit di Quartararo». Perché se c’era uno di esperienza da prendere, era proprio il triste, solitario y final Dani Pedrosa.

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