20 Dicembre 2022

Pecco Bagnaia alla 8h Suzuka con Ducati: 8 ragioni per il no

Il desiderio di Pecco Bagnaia di affrontare la leggendaria 8 ore di Suzuka con Ducati presenta anche delle controindicazioni: ecco 8 motivi per non rischiare una simile avventura.

Pecco Bagnaia alla 8h Suzuka con Ducati: 8 ragioni per il no

Il desiderio manifestato pubblicamente da Francesco Bagnaia di voler affrontare, un giorno, la 8 ore di Suzuka con Ducati ha scatenato media, Ducatisti e appassionati di motociclismo. Per certi versi, in un periodo di completa inattività delle competizioni, questo auspicio è diventato ben presto il tema, la notizia dei giorni scorsi. Abbiamo avuto modo di approfondire quali possano essere i “pro” di questa futuribile sfida di Pecco Bagnaia con la Rossa sul mitico circuito dell’ottovolante. In questa circostanza, doverosamente, tratteremo anche le controindicazioni generate da un impegno di simile portata.

1 – STAGIONE MOTOGP INTENSA PER PECCO BAGNAIA

Partiamo subito da una premessa: questo desiderio non sarà esaudibile nel 2023. L’anno prossimo la 8 ore coinciderà con la tappa della MotoGP a Silverstone in data 6 agosto, spegnendo sul nascere questo ipotetico progetto. Nel caso, se ne riparlerà per il 2024. Per quanto proprio il calendario della top class non giochi a favore. Con 21 appuntamenti previsti per 42 gare complessive (vi è pur sempre l’introduzione della sprint race…), definire “intensa” la stagione MotoGP è dir poco. Aggiungere a questo fitto calendario anche una spedizione a Suzuka, comporterebbe un anno da vivere senza fiato. Affrontare la 8 ore richiede una settimana di attività in Giappone (si scende in pista a partire dalla giornata di martedì) e, potenzialmente, la disputa di almeno una sessione di test pre-evento. Vero: negli ultimi anni la MotoGP ha garantito un mese di luglio libero da impegni. L’unica occasione per i piloti della top class di rifiatare, come testimoniato dal fatto che, dal 2018, non vi sono stati titolari della MotoGP in gara alla 8 ore. L’ultimo in ordine di tempo Takaaki Nakagami (2018), anticipato da Jack Miller (2017), Pol Espargaro (2015 e 2016) e Bradley Smith (2015).

2 – PROBLEMATICHE ORGANIZZATIVE

Impegni a parte, la 8 ore di Suzuka per Ducati stessa comporterebbe delle problematiche organizzative non di poco conto. Se per i colossi giapponesi non è un problema, come riuscirebbe ad organizzarsi la Rossa? Un mese pieno tra test e weekend di gara da trascorrere in Giappone, organizzando nel contempo svariate sessioni di test (a giugno) con personale dedicato e quant’altro. Di fatto ci vorrebbe una struttura espressamente votata a questa spedizione.

3 – STRUTTURA

Al riguardo, chi si farebbe carico di un simile progetto? Il Team ERC dalla 8 ore di Sepang 2019 rappresenta Ducati nel Mondiale Endurance, ma per svariate ragioni non è propriamente da ritenersi un super-team attrezzato per sferrare l’assalto alla 8 ore. Per puntare a vincere e non a far mera presenza, l’unica soluzione è una partecipazione Factory a tutti gli effetti. Come detto, i colossi giapponesi hanno strutture dedicate (Honda in primis, come spiegato in questo articolo), Ducati dovrebbe pagare questo scotto. Una soluzione sarebbe un po’ ripercorrere la via di Kawasaki, dal 2019 impegnata proprio con Provec Racing (non più con il defunto Team Green), ma con l’innesto di meccanici, tecnici ed ingegneri di KHI. A Ducati farebbe comodo appoggiarsi ad una struttura giapponese già esistente. Il problema: quale?

4 – SFIDA AL BUIO PER PECCO BAGNAIA E DUCATI

Per Pecco Bagnaia la 8 ore di Suzuka sarebbe una sfida al buio senza pregressi riferimenti, ma anche e soprattutto per Ducati stessa. L’ultima partecipazione ufficiale risale a 31 anni or sono e l’Endurance è sempre stato, in tempi recenti, un po’ l’oggetto del mistero in quel di Borgo Panigale. Confrontarsi con chi gira a Suzuka a cadenza bisettimanale (vedi Honda) senza alcun dato progresso rappresenterebbe una-sfida-nella-sfida. Forse, proprio per questo, ancora più bella da vincere.

5 – COSTI ALLE STELLE

Inevitabilmente bisogna tener d’occhio anche l’aspetto economico. Correre a Suzuka per vincere comporta dei costi spropositati, ulteriormente incrementati post-pandemia. Per un impegno di questo genere, il budget da quantificare è pari ad una stagione intera nel Mondiale Endurance. Senza diffondere pubblicamente un “preventivo” al riguardo: correre alla 8 ore di Suzuka per vincere costa tanto. Tantissimo. In soldoni (proprio il caso di dirlo): chi paga?

6 – RISCHI PER PECCO BAGNAIA

Sono lontani i tempi (anche se parliamo soltanto dei primi anni Duemila) in cui i piloti della 500cc/MotoGP da contratto dovevano disputare la 8 ore di Suzuka. Oggi, a maggior ragione per una casa europea, non può e non potrebbe rappresentare l’impegno prioritario a scapito della top class. Incrociando le dita e tutto l’incrociabile, una gara “spot” come la 8 ore genera anche dei rischi che potrebbero inficiare il programma MotoGP. Chiedere a Bradley Smith che, nel 2016 alla 8 ore di Oschersleben, si infortunò gravemente nel corso delle prime prove libere, di fatto mettendoci svariati mesi a riprendersi al 100 %.

7 – NON SOTTOVALUTARE LE INSIDIE DELLA 8 ORE

A proposito: mai sottovalutare l’impegno, specie a Suzuka. Un’antica legge del motociclismo è che se non si è preparati a dovere, si sfigurerebbe in qualsiasi contesto. La 8 ore non è una gara da prendere alla leggera, ma richiede una preparazione specifica, calandosi in una realtà unica nel suo genere per prerogative tecniche, sportive, gestione delle risorse e via discorrendo. Nell’ultimo lustro diversi piloti della MotoGP (da Miller ad Espargaro passando per Morbidelli e Oliveira) si sono confrontati in gare del Mondiale Endurance. Alcuni hanno ben figurato, altri non propriamente hanno fatto un figurone. In sostanza: si può essere nell’élite del motociclismo, ma la Hachi Tai è sempre un discorso a parte.

8 – PRECEDENTI NON FAVOREVOLI

Per questa ipotetica sfida di Pecco Bagnaia con Ducati alla 8 ore di Suzuka gioca contro la storia. I precedenti sono tutt’altro che favorevoli, ma parliamo di 31 anni or sono. Una vita fa, insomma. In fondo sì: è arrivato il momento di riscrivere questa storia, con un diverso epilogo…

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