27 Luglio 2022

Panchine d’oro alla 8 ore di Suzuka: da Rea a Razgatlioglu

Celebre il caso di Toprak Razgatlioglu del 2019, ma nella storia della 8 ore di Suzuka tanti piloti sono rimasti in panchina: tra questi anche Jonathan Rea.

Panchine d'oro alla 8 ore di Suzuka: da Rea a Razgatlioglu

Da quando alla 8 ore di Suzuka si può correre con 3 piloti per equipaggio, sono celebri i casi di “panchine d’oro“. Di motociclisti dal palmares internazionale, persino Campioni del Mondo, costretti ad incrociare le braccia nel corso della 8 ore. Senza mai salire in sella per uno stint nell’arco della contesa, per decisioni (più o meno giustificabili) dei rispettivi team manager. Il caso di Toprak Razgatlioglu del 2019 è il più rappresentativo, ma nella storia tanti suoi illustri colleghi sono stati “panchinati“. Tra questi, neanche a farlo apposta, figura Jonathan Rea.

REA SCARTATO DALLA HONDA NEL 2007

Ebbene sì, prima di Toprak Razgatlioglu, quest’onta l’aveva vissuta Jonathan Rea. A dir la verità, nemmeno a weekend in corso: direttamente non era stato selezionato. Parliamo del 2007. JR65 non era ancora un 6 volte Campione del Mondo, correva nel British Superbike con HM Plant Honda, ma già aveva dato prova della sua proverbiale velocità. Lo testimonia il fatto che Honda lo convocò per un test-provino a Suzuka dove, Ryuichi Kiyonari a parte, all’esordio sul tracciato dell’ottovolante si rivelò il più veloce con la CBR 1000RRW. Con lo stesso “King Kiyo” vinse inoltre la 300km, gara di preparazione alla 8 ore, viaggiando fortissimo. Tuttavia, in prossimità dell’evento, HRC decise di panchinare Rea. Da potenziale titolare della CBR #11 di punta, ad illustre riserva della #33, preferendogli James Toseland, in quel momento leader del Mondiale Superbike con Ten Kate Honda. Johnny non la prese benissimo, ancor più considerato l’epilogo della gara: Toseland cadde subito, per quella che sarcasticamente divento la “8 minuti di Suzuka“. Pochi giorni più tardi inoltre JT52 firmò con Tech 3 Yamaha per la MotoGP 2008…

PANCHINATI VINCENTI

Ci sono poi casi di piloti che, di buon grado, sono rimasti in panchina, vincendo altresì la gara. La discriminante per scrivere il proprio nome nell’albo d’oro non è percorrere almeno 1 giro nel corso della 8 ore, bensì qualificarsi. Nel 2010 vinse così Takaaki Nakagami con HARC-PRO Honda, lasciando ai soli Takumi Takahashi e Ryuichi Kiyonari l’onere e l’onore di correre. Tra l’altro, diventò il più giovane vincitore di sempre della “gara delle gare” a 18 anni e 166 giorni compiuti. Si affermò invece come il vincitore più anziano nel 2012 Tadayuki Okada, panchinato da F.C.C. TSR Honda a favore di Kosuke Akiyoshi e, corsi e ricorsi storici, Jonathan Rea. Tady vinse così senza mai salire in sella alla CBR #11 in gara, celebrando tuttavia questo primato a 45 anni e 167 giorni.

IL FATTACCIO DI TOPRAK RAZGATLIOGLU

Il caso più emblematico in merito alle “panchine d’oro” della 8 ore di Suzuka non può che essere quello di Toprak Razgatlioglu nel 2019. Convocato da Kawasaki Racing Team per affiancare Jonathan Rea e Leon Haslam, la gara dall’epilogo rocambolesco (e trionfale per KRT) l’aveva seguita dalla panchina. Una decisione presa a weekend in corso, incomprensibile ai più, ma suffragata da elementi oggettivi. Il futuro iridato Superbike 2021, scontato dirlo, si era mostrato velocissimo, stupendo persino alcuni ingegneri KRT e KMC per la velocità nell’affrontare alcuni curvoni di Suzuka. Toprak era una scheggia, ma per prerogative Endurance, il suo stile di guida comportava grattacapi nella gestione dei consumi. Con due suoi stint, quasi certamente una sosta in più sarebbe stata necessaria. In una 8 ore tiratissima nel confronto con Yamaha Factory e Honda HRC, dove la Kawasaki #10 consumava di più, sarebbe stato un dazio non di poco conto. Inoltre Razgatlioglu, che si fratturò la clavicola a Suzuka nella wild card dell’All Japan Superbike 2018 per un contatto causato da un pilota più lento all’Hairpin, non era così efficace nelle difficoltose fasi di doppiaggio. KRT decise così di panchinarlo, lasciando ai più esperti (anche a Suzuka) Rea e Haslam il compito di condurre la Ninja #10 alla vittoria. Col senno di poi, uno stint di Toprak non avrebbe presumibilmente compromesso nulla, ma queste sono le corse. Kenan Sofuoglu non la prese benissimo, trovando poi l’intesa con Yamaha nei giorni successivi. Insomma: alle volte anche una “panchina” può cambiare la storia del motociclismo…

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