25 Settembre 2018

Lo Showdown del BSB: pro e contro di un format che potrebbe far scuola

Nel BSB giochi ancora aperti per l'assegnazione del titolo 2018 grazie allo Showdown: una formula che tuttora fa discutere, con i suoi pregi e difetti...

Con cinque gare d’anticipo Leon Haslam è il Campione 2018 del British Superbike“. Questo si direbbe se non ci fosse lo Showdown, format istituito nel BSB a partire dalla stagione 2010 che, se non altro, ha avuto il pregio ed il merito di tenere sempre aperti fino all’ultimo i giochi-campionato. Di cosa si tratta? In sostanza, dopo i primi 9 dei 12 round del calendario, i primi 6 piloti della classifica di campionato vengono automaticamente promossi a 500 punti ciascuno più gli addizionali “Podium Credits” ottenuti nei 9 round disputati: 5 punti per ogni singola vittoria, 3 per ciascun secondo e 1 punticino per ogni singolo terzo posto totalizzato. Una formula mutuata dalla NASCAR che rende ancor più avvincente ed elettrizzante il finale di stagione del BSB, tenendo inevitabilmente alto e vivo l’interesse verso il campionato. Poco sportivo? Poco premiante? Sì e no, ecco perché.

LA GENESI DELLO SHOWDOWN – I cosiddetti play-off di fine stagione sono stati istituiti a partire dal 2010 per “scongiurare” quanto accaduto soltanto nella stagione precedente. Leon Camier, all’epoca in forze al team Airwaves GSE Yamaha, dominò il campionato con 19 vittorie in 26 gare (record tuttora imbattuto), laureandosi di conseguenza Campione con 4 manche d’anticipo. Per evitare un riproporsi di simili situazioni, il promoter MSVR si inventò lo Showdown che, lo si voglia o meno, ha regalato dei momenti memorabili: il travolgente finale della stagione 2010 con Ryuichi Kiyonari in trionfo a scapito di Tommy Hill, la rivincita di quest’ultimo nel 2011 laureandosi Campione per soli 2 punti e 0″006 sul traguardo di Gara 3 a Brands Hatch ai danni di John Hopkins, il tutto fino ad arrivare al clamoroso finale dello scorso mese di ottobre con Shane Byrne Campione per la sesta volta nel dramma (sportivo) di Leon Haslam. Senza lo Showdown, tutto questo non sarebbe mai successo…

QUALCHE DATO – Come detto, senza lo Showdown oggi Leon Haslam sarebbe già Campione 2018 del BSB. Con ben cinque gare (due round) d’anticipo, con qualcosa come 134 punti (!) di vantaggio su Jake Dixon rispetto agli attuali 31. Un titolo ampiamente meritato per il sensazionale ruolino espresso dall’ex vice-Campione del Mondo Superbike, presentatosi ai play-off con il più ampio margine di vantaggio rispetto al secondo: 45 punti su Dixon, frutto di 68 podium credits costituiti da un bottino di 12 vittorie, 2 secondi ed altrettanti terzi posti. Un rendimento senza precedenti, ma che non consente a Haslam di anticipare i festeggiamenti: anzi, complice il problematico weekend di Oulton Park, Jake Dixon (doppietta) gli ha recuperato 14 punti, di fatto 1/3 dell’originario svantaggio in classifica.

“È COSÌ PER TUTTI” – Deciso a sfatare il suo tabù-titolo, Leon Haslam non ha perso l’occasione per (pubblicamente) ricordare a tutti che con il format tradizionale lui sarebbe già Campione. Con tutte le ragioni del caso, ma che si scontra con un ragionamento di base. Vero: da un punto di vista prettamente sportivo, lo Showdown non è il massimo della vita. Ma come ha sempre detto Shane Byrne, uno che avrebbe 2 titoli in più nel proprio palmares senza questa formula, “Alla fine è così per tutti: lo sappiamo ad inizio anno che c’è lo Showdown, dobbiamo adeguarci di conseguenza“. Poche storie, insomma. Lo Showdown non è (oggettivamente) il sistema più meritocratico del pianeta ma, precedenti ben impressi nella memoria, senza alcun dubbio ha finora raggiunto il suo scopo: render ancor più interessante e spettacolare il BSB nella fase decisiva della stagione. Che per un campionato rivolto prevalentemente al pubblico in pista e davanti alla TV è il massimo…

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1 commento

  1. Katana05 ha detto:

    Retrocedere di 9 posizioni in griglia chi vince o tagliargli i giri motore invece è sportivo e meritocratico? La differenza fra i regolamenti Showdown e Wsbk è che il primo è MENO premiante di quanto dovrebbe essere mentre il secondo è conclamatamente penalizzante.