1 Dicembre 2020

Josh Brookes da Bad Boy del BSB a Campione ragioniere

Il titolo 2020 è frutto di un cambio di atteggiamento di Josh Brookes: da bi-Campione del British Superbike ha saputo reinventarsi nel corso degli anni.

Josh Brookes

Nel BSB non si vince mai facile. Josh Brookes, dal 2009 adottato dal più competitivo e spettacolare campionato Superbike del pianeta, ne sa qualcosa. Tanti titoli sfiorati, due portati a casa (2015 e 2020), affermandosi dopo Shane Byrne il pilota più vincente di sempre della categoria. Oggi riferimento del British Superbike, Josh ha saputo reinventarsi e smussare i propri limiti, diventando a tutti gli effetti un altro pilota con un atteggiamento diametralmente opposto rispetto all’esordio nella serie.

MONDIALE

Il nome di Josh Brookes era tra i più chiacchierati nel primo lustro degli anni Duemila. La dominante wild card a Phillip Island nel Mondiale Supersport 2004, combinata la stagione successiva dalla doppietta Superbike-Supersport in madrepatria, lo avevano proiettato in Europa con l’appellativo di potenziale stella del futuro. L’esordio a tempo pieno nel Mondiale Supersport con Ducati Caracchi, passando successivamente alle Superbike con Kawasaki Bertocchi e Honda Alto Evolution, non giovarono all’originario del Nuovo Galles del Sud, tanto da ripartire proprio dalla Supersport per il 2008. Con Honda Stiggy lottò fino alla penultima gara per il titolo classificandosi terzo, lasciando le sportive di media cilindrata per sposare la causa BSB per la stagione successiva.

L’ESORDIO NEL BSB

Chiuse le porte del Mondiale, il BSB rappresentava per Brookes la soluzione più logica: correre da professionista, in un bel campionato, oltretutto con un top team del calibro di HM Plant Honda. Per quanto riuscì a mettersi in mostra da rookie, l’esordio risultò a dir poco traumatico. Arrembante, aggressivo fuori misura, non riusciva proprio a contenersi. La smania di ben figurare lo portarono a correre oltre i limiti, rendendosi protagonista in negativo di alcuni episodi rimasti nella storia. Dall’incidente con Sylvain Guintoli nel giro di formazione in griglia a Donington Park (apparentemente causato da un guasto all’impianto frenante), al ben noto “strike” da lui stesso provocato in quel di Mallory Park.

BAD BOY

Con questi (discussi) episodi, Josh Brookes si era fatto la nomea di “Bad Boy” del British Superbike. Per la carambola all’Hairpin di Mallory Park, subì persino una squalifica di due round, saltando gli eventi estivi di Brands Hatch e Cadwell Park, tracciato dove si affermò nelle stagioni successive come l’effettivo “King of the Mountain“. Brookes riuscì a trovare la quadra più avanti, una volta conclusa l’esperienza biennale in HM Plant Honda, apparentemente per ordini di squadra a lui poco graditi.

VILLAIN

Con TAS Suzuki e successivamente Milwaukee Yamaha, Brookes ha fatto fatica a scrollarsi di dosso la considerazione collettiva di “Bad Boy“. Vuoi per altri episodi (chiedere a Michael Rutter, Cadwell Park 2011…), vuoi per il semplice fatto che con la sua guida esuberante provava a compensare a moto non al livello della concorrenza. Inoltre era pur sempre uno “straniero” nel BSB. Per quanto sia riuscito a farsi apprezzare negli ultimi anni, il fatto di essere un australiano, oltretutto “Bad Boy“, non faceva di lui propriamente il beniamino del pubblico. “Spesso quando vincevo una gara mi sentivo di aver derubato l’idolo di casa“, ha sempre ribadito Josh. Nella narrazione, rappresentava pienamente il “villain” di un telefilm.

DUCATISTA

Il pubblico (competente) del Regno Unito ha saputo apprezzare successivamente Brookes da pilota e, se vogliamo, anche da personaggio. Alla prima concreta chance di vincere il titolo, nel 2015 monopolizzò la scena con Milwaukee Yamaha. Tornato nel BSB 2017 dopo la disastrosa parentesi mondiale con la medesima squadra ed in sella ad una poco competitiva BMW, ebbe l’umiltà di accettare l’offerta di una squadra di seconda fascia come TAG Racing, giocandosi fino all’ultimo il titolo. Superata una stagione altalenante con McAMS Yamaha, nel 2019 per Josh si sono aperte le porte del Paul Bird Motorsport per correre con la nuova arma totale, la Ducati Panigale V4 R. “Avrei voluto correre con PBM prima, ma non è stato possibile a causa di Shakey“, rivelò l’australiano. Semplicemente, due piloti alpha non potevano coesistere nello stesso box, anche se nel 2019 la convivenza con Scott Redding generò un’accesa rivalità.

RAGIONIERE

Sfumato il titolo per soli 5 punti a vantaggio proprio dell’attuale vice-Campione del Mondo Superbike, Brookes sulla carta era l’indiscusso favorito per la stagione 2020. L’emergenza COVID-19, con il calendario stravolto comprensivo di 18 gare su 6 round articolati in 3 mesi, hanno obbligato il nativo di Sydney a rivedere completamente il proprio atteggiamento. Consapevole del fatto che si sarebbe trattato di un campionato dove era vietato sbagliare, ha corso da ragioniere, massimizzando le occasioni favorevoli, cercando di raccogliere punti preziosissimi nelle altre circostanze. L’esatto opposto del Brookes degli esordi, tanto da non correre mai oltre i limiti, spesso persino subendo lui manovre discutibili da parte degli avversari. Questo cambio di approccio e mentalità accertano il cambiamento di Josh, meritevole Campione 2020, interpretando una delle stagioni più pazze di sempre del British Superbike.

TRIS NEL 2021?

Un 2020 tanto bello in termini di spettacolarità, quanto stressante per un pilota come lui. Per questo Josh Brookes, in attesa di annunciare i piani 2021 sempre nel BSB e con PBM Ducati, ha fatto ritorno in madrepatria per trascorrere l’inverno europeo, altresì l’estate australiana. L’isolamento bisettimanale obbligatorio in un hotel imposto dal Governo nazionale rappresentano l’unico ostacolo prima di poter vivere in totale relax i prossimi mesi. Possibilmente con tanto motocross, la sua grande passione, tanto che il suo idolo è Ricky Johnson. Un due-volte Campione AMA Supercross, proprio come il “nuovo” Josh Brookes è oggi due volte Campione del British Superbike.

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