9 Agosto 2017

BSB Team privati al potere: nel British Superbike tutti hanno una chance

A Thruxton due squadre private vincono le due gare: non è un caso isolato nel BSB British Superbike...

Tra le cosiddette “derivate dalla serie“, per i team privati c’è un’isola felice e si chiama BSB. In un campionato dove corrono moto Factory, piloti detentori di contratti diretti con le case costruttrici e partecipano squadre in rappresentanza degli importatori nazionali, strutture piccole e ben attrezzate possono dire la loro e ritagliarsi uno spazio importante. La controprova? Lo scorso fine settimana a Thruxton le due gare sono state vinte da Joshua Brookes e Peter Hickman, portacolori rispettivamente di Anvil Hire TAG Yamaha e Smiths Racing BMW, due team privati a tutti gli effetti…

NEL BSB TUTTI HANNO UNA CHANCE – “Il successo e l’autosostenibilità del campionato prima di ogni cosa“. Questo è stato il motto con cui il promoter MSVR (acronimo di MotorSportVision Racing) ha rilevato nel 2008 da Dorna la gestione del British Superbike, rimediando ad una situazione che stava diventando insostenibile: costi elevati dovuti alla partecipazione di moto ufficiali, strapotere di chi disponeva degli pneumatici Michelin “da MotoGP” (vedi HM Plant Honda), netta distinzione tra chi aveva budget e chi faceva di necessità virtù e soltanto… mera presenza in griglia. Attuando decisioni inizialmente impopolari (vedi regolamentazione EVO, centralina unica MoTeC e via discorrendo), il British Superbike è tornato in auge affermandosi oggi non soltanto tra i campionati più spettacolari del pianeta, ma anche e soprattutto una serie in salute che guarda con propositi ambiziosi e mire espansionistiche al futuro.

Hickman, Brookes e Dixon: tre piloti di tre team privati a Thruxton precedono in pista il Re della serie Shane Byrne...

Hickman, Brookes e Dixon: tre piloti di tre team privati a Thruxton precedono in pista il Re della serie Shane Byrne…

CAMPIONATO IN SALUTE – Il BSB resta un campionato di connotazione nazionale, ma di respiro internazionale, dove “tutti sono utili, nessuno è indispensabile“. Squadre e piloti vanno e vengono, ma il British Superbike deve mantenere inalterata la propria identità al fine di convogliare l’interesse del pubblico (30.000, minimo, spettatori a weekend) e degli sponsor. Un proposito, nel bene e nel male, finora centrato in pieno, il tutto per il bene dello stesso campionato che offre una varietà di protagonisti nelle posizioni che contano. Smentendo la teoria secondo cui “Nel BSB vince sempre Shane Byrne“, i numeri non lasciano spazio ad interpretazioni: nelle 14 gare sin qui disputate si sono alternati 11 differenti piloti sul podio, 6 distinti vincitori in rappresentanza di 5 squadre. Discorso analogo nelle qualifiche con addirittura 6 piloti in pole position nei primi 7 round.

TEAM PRIVATI AL POTERE – In tutto questo fanno festa i team privati, i quali hanno una concreta chance di mettersi in mostra e reggere il confronto delle squadre “semi-ufficiali“. Thruxton è stata una festa per loro: in Gara 1 si è imposto Joshua Brookes con la privata R1 preparata dal TAG Racing, nella seconda manche è stata il turno di Peter Hickman con Smiths Racing BMW. Per entrambe le compagini è stata la loro prima affermazione nel British Superbike, battendo nel confronto diretto strutture (vedi McAMS Yamaha e Tyco BMW) per budget e disponibilità tecniche decisamente più attrezzate. Ma non è tutto: in pole e sul podio ci è salito Jake Dixon, baby-prodigio (21 anni) che corre con una privatissima Kawasaki Ninja ZX-10RR del Lee Hardy Racing, con specifiche MCE BSB (centralina unica MoTeC compresa) condotta nella top-10 da wild card in Gara 2 del Mondiale Superbike a Donington Park. Segno che il regolamento tecnico del British Superbike funziona e che può fare scuola, per la gioia dei team privati che vedono i loro sacrifici ripagati con successi in pista…

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