24 Aprile 2009

BSB: quel Davide chiamato Gary Mason

Il pilota di Lichfield ha stupito tutti a Brands Hatch

Ci sono ancora nel mondo delle corse, sempre più dominato dal business e dalla competizione estrema, dei piccoli miracoli che nascono con poco. Può succedere infatti che un pilota quasi trentenne proveniente da Lichfield, paese a 30km da Birmingham, in sella a una CBR1000 Fireblade del 2007 riesca ad entrare nella top ten di entrambe le gare del round di apertura di questa stagione del British Superbike Championship.

Il suo nome è Gary Mason, classe ’79, pilota per il minuscolo team Quay Racing: una compagine che non ha un vero workshop, non ha ancora pronta l’attrezzatura necessaria per portare le moto al circuito, che fa tutto in casa e non sa a fine weekend di gara se riuscirà a partecipare al successivo. Nonostante questo Mason è riuscito in gara 1 sul circuito Indy di Brands Hatch a terminare addirittura in sesta posizione, mettendosi alle spalle piloti del calibro di Steve Plater con la Honda del team HM Plant e l’esperto Chris Walker con la nuova Yamaha del team Motorpoint/Henderson. In gara due invece, il nono posto sul traguardo gli ha permesso di ottenere un altro buon numero di punti.

“Il primo round si è concluso ed è stato messo in archivio” commenta Gary Mason. “I turni di prova sono andati bene il primo giorno e sapevamo di avere il passo ma poi abbiamo avuto un bel disastro quando il motore con specifiche World Superbike è esploso. Questo non mi ha fatto dormire la notte di venerdì visto che siamo dovuti tornare al vecchio che ha tra i 15-20 cavalli in meno.

Non abbiamo fatto nessun test ma il team ha lavorato molto duramente e io e il mio capo meccanico Brad abbiamo dato il massimo. Non mi sono qualificato bene come avrei voluto visto che sapevo di poter fare meglio ma le qualifiche con i tre turni non hanno funzionato bene per me questa volta, ma nelle prossime faremo meglio.

Un settimo e un nono posto mi hanno reso felice e il fatto di aver battagliato con i primi è stato molto bello per tutto il team e mi aspetto lo stesso ad Oulton Park. Abbiamo solo bisogno di un po’ di soldi extra per mettere a posto il motore per poterlo riutilizzare nella prossima occasione. Il team è gestito in casa, quindi non abbiamo un grande workshop e non abbiamo neanche i camion trasportatori per la gara. Abbiamo dovuto noleggiare un van a Brands Hatch visto che il nostro non era pronto. Ho aiutato gli altri a caricare le moto, e siamo riusciti a finire il tutto per l’una di notte prima che io potessi tornare a casa.

Amo Oulton park, il circuito Indy non è il mio preferito, ma quello completo è davvero bello. Penso ancora più in grande per le prossime gare e non vedo perché non possa riuscire a fare ciò che mi sono posto”.

Valerio Piccini

Lascia un commento