27 Giugno 2019

Jonathan Rea: quando ero “In Testa” nel 2016

Dopo il trionfo di Misano Jonathan Rea ha detto che questo Mondiale gli sembra come quello del 2016. Ecco qualche ricordo, dalla sua autobiografia

Jonathan Rea

Riccardo Gugliemetti su GPone.com ha riportato questa dichiarazione di Jonathan Rea. «L’obiettivo è quello di dare sempre il massimo in ogni circostanza, portando a casa il maggior numero di punti possibile. Non bisogna mai arrendersi nei momenti difficili…Ricordo la stagione 2016, dove a Laguna Seca fui costretto a ritirarmi. Non riuscimmo a vincere più una gara fino al termine della stagione…Chaz dominò la seconda parte ma io fui comunque in grado di portare a casa il titolo». Umberto Schiavella di Motoblog.it dopo il doppio successo di Misano ha registrato un commento interessante del fuoriclasse nordirlandese. «E’ stato molto interessante mettere per iscritto le mie emozioni...Trattare la mia storia in maniera autentica, reale ed onesta, riuscendo a mettere a nudo il mio carattere. Ho ricevuto molti commenti positivi… E’ bello vedere i ragazzi condividere e scambiare messaggi sui social citando delle frasi prese dal mio libro».

IL PARALLELO CON IL 2016

In effetti questa stagione 2019 ha diversi punti in comune con quella che Jonathan Rea ha vissuto tre anni fa. Ma cosa racconta esattamente Jonathan Rea nella propria autobiografia? Il capitolo 14, “Uno dopo l’altro” di “In Testa – la mia autobiografia” (CdM Edizioni, prima edizione maggio 2019, 272pg, 16 tavole a colori, copertina rigida, rilegatura filo, 20€) è interamente dedicato al famoso 2016, dove le storie in pista si intrecciarono alle vicende personali. Eccone un estratto.

UN INVERNO INTERO A FARE IL PAPA’

«NELL’INVERNO del 2015-2016 compresi appieno finalmente la portata di quello che avevo fatto e ottenuto ma l’emozione fu presto messa da parte per fare spazio a Tyler. E ci fu bisogno di fare molto spazio per lui perché, mentre Jake era sempre stato il bambino praticamente perfetto, Tatia la seconda volta aveva messo al mondo un piccolo terrore!…Tenete d’occhio il piccolo Tyler Jon. Mia madre dice che è tale e quale a me alla sua età: sarà un viaggio interessante quello che ci porterà a scoprire che razza di adulto potrà mai diventare…Il periodo di stop dopo la fine del mondiale (2015 ndr) è stato duro e la preparazione in vista della nuova stagione difficile perché ero sempre impegnato con la Kawasaki a cercare di far fruttare al massimo il loro investimento in pubbliche relazioni…

“LA KAWASAKI 2016 ERA FATTA PER SYKES”

Se paragonato al vecchio modello, il nuovo mezzo era un animale, perché era stato sviluppato basandosi prevalentemente sul lavoro di Tom e Loris Baz tra il 2012 e il 2014, seguendo le linee guida che Tom aveva fornito agli ingegneri. La moto pretendeva di essere condotta con uno stile unico, fatto di “ritardare”: frena tardi e accelera a fondo.Tutte cose che in precedenza non erano necessarie e che si accordavano molto di più allo stile di guida di Tom, quello che a lui veniva più naturale. I test prestagionali in Spagna andarono sorprendentemente bene, anche perché vennero effettuati in condizioni meteo perfette, con alti livelli di aderenza, una cosa che può capitare a volte durante i freddi inverni europei.

“JONATHAN, TIRA FUORI I COGLIONI”

Mentre tutti i miei rivali “facevano i grossi” sui social media, lanciando provocazioni del tipo che la stagione che stava per iniziare sarebbe stata sicuramente il loro anno e tutte le solite cose, io mi sentivo meno preparato che mai…Probabilmente avevo passato troppo tempo a fare il papà piuttosto che ad allenarmi. Sinceramente penso che alla fine si trattasse solo di un bisogno di relax perché dover fare il padre a tempo pienissimo mi aveva esaurito mentalmente e fisicamente. Ricordo che scoppiai in lacrime davanti a Tatia, chiedendole come avrei mai potuto vincere il campionato quell’anno con tutto il casino che succedeva a casa e con il carico di una moto nuova da guidare, che non mi dava nessuna buona sensazione. Mia moglie fondamentalmente mi disse di farmi crescere i coglioni: preoccuparmi dei problemi di Tyler non era il mio lavoro. Era il suo! Mi disse che avevo bisogno di schiarirmi le idee, di smettere di autocommiserarmi e di guidare la moto in modo degno del campione mondiale che ero…

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