21 Giugno 2020

Ivano Beggio: l’autobiografia postuma del grande timoniere Aprilia

Abbiamo letto in anteprima la biografia di Ivano Beggio, scritta da lui stesso. Grande uomo, grande industriale: con lui Aprilia avrebbe sfondato anche in MotoGP?

MotoGP, Ivano Beggio

Ivano Beggio, l’appassionato patron di Aprilia scomparso prematuramente il 13 febbraio 2018, aveva appena terminato di scrivere le proprie memorie. La famiglia Beggio ha così deciso di pubblicare l’autobiografia del fondatore del marchio di Noale. Avvalendosi della collaborazione di Claudio Pavanello, storico responsabile dell’ufficio stampa della Casa veneta. Ivano Beggio – La mia Aprilia (ZeL Edizioni, 250ppg, giugno 2020, 25€) è disponibile per l’acquisto sul sito www.ivanobeggio.com . Il prezzo di copertina copre solo le spese vive di edizione, perché l’operazione sia del tutto virtuosa.

TESTAMENTO SPIRITUALE

Il volume presenta molte caratteristiche interessanti; prima di tutto perché è un’autobiografia “autentica”. È stata cioè scritta dallo stesso Beggio che, sulla scia del ‘io ricordo’, non utilizza arzigogoli, né concede molti sconti. In primis a se stesso. Un’operazione decisamente letteraria. Un uomo che, giunto alla fine del proprio viaggio al termine della notte, decide che è arrivato il momento di lasciare un testamento spirituale. La somma dell’impegno di una vita. In seconda analisi, in un mercato editoriale “racing” dove troppo spesso le (auto)biografie vengono scritte da giornalisti di mestiere e riviste da editor che addomesticano il linguaggio per renderlo appetibile, la genuinità della scrittura diventa valore aggiunto.

 

UNA VISIONE PARTICOLARE

In La mia Aprilia – sottotitolo: “Autobiografia postuma dell’ultimo grande pioniere della moto” – ritroviamo davvero le parole del capitano d’impresa. Ivano Beggio, forse troppo velocemente dimenticato, si è identificato totalmente con Aprilia. Il libro quindi ci rende il sapore di una grande avventura umana, imprenditoriale e sportiva, in modo assai diretto. Leggere le parole di un patron che crede nel destino ci offre una visione particolare di un personaggio che il popolo dei lettori forse non conosce con queste tinte. La prosa asciutta, essenziale, supportata da numerose tavole con fotografie a colori, ci offre uno spaccato di un’epoca che diventa pura epica. La differenza tra il Beggio tratteggiato, per esempio, da Carlo Pernat e questo autoritratto di un uomo che sceglie per se stesso la solitudine del racconto, salta agli occhi. Le parole che il capo utilizza per parlare dei suoi piloti non sono mai sprezzanti, mai diventano un meme. Piuttosto valorizzano le qualità umane e professionali dei corridori. Siano essi pupilli celebrati oppure racers ormai finiti nel dimenticatoio della storia.

MAI INDULGENTE CON SE STESSO

Questo rende la lettura oltremodo gradevole: nessun editor ha rimaneggiato il pensiero autentico del fondatore di Aprilia, per arruffianarsi i lettori. Beggio ci appare così un imprenditore a tratti visionario, figlio in tutto del proprio territorio. Senza diventare mai eccessivamente autoindulgente con se stesso. Ho vinto tanto, ho costruito tanto, ho sbagliato di conseguenza. Il lettore viene coinvolto in un’avvincente saga aziendale in cui l’anomalia del metodo Aprilia diventa una precisa scelta vincente. Nessun compromesso con la qualità, progettazione integrata ed esternalizzazione della produzione come filosofia ben precisa. Con una punta di misticismo insolita per il contesto italiano, che di solito premia il cinismo a scapito dei sentimenti.

IL RICORDO DEI “SUOI” PILOTI

I nomi dei campioni che via via sfilano attraverso i ricordi del “Presidentone” (cit. Max Biaggi), sono da far tremare i polsi. Max Biaggi, Loris Capirossi, Alessandro Gramigni, Tetsuya Harada, Marco Melandri, Manuel Poggiali, Loris Reggiani, Valentino Rossi. Sono solo alcuni degli amici che nel libro hanno dedicato un ricordo al fondatore della Casa veneta. Testimonianze dirette dei “suoi” piloti tese a supportare il racconto di una vita avventurosa, terminata troppo in fretta. Un aneddoto recuperato da uno dei primissimo capitoli, Ivan il terribile, rende appieno lo spirito del libro. Torao Suzuki, un crossista giapponese innamorato delle moto di Noale, verga su un muro della fabbrica a vernice spray in ideogrammi del Sol Levante, una frase che Beggio riporta: Aprilia. Dove tutto è possibile.

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