16 Giugno 2019

Alex Brossa, otto anni: “Jonathan Rea, un modello e un idolo”

Una bella storia: Jonathan Rea è l'idolo di Alex Brossa, 8 anni, pilotino di minimoto. A cui i genitori gli hanno regalato l'autobiografia per la promozione

Jonathan Rea, Alex Brossa

Una bella storia che arriva, nel week-end delle grandi corse della MotoGP, in maniera del tutto fortuita. Ci scrive una mamma di Milano residente ad Alba, Cristina, per informazioni sulla biografia di Jonathan Rea “In Testa”, pubblicata da CdM Edizioni. Va a finire che la storia di mamma Cristina, di papà Gian Luca e di Alex Brossa, il figlio di otto anni che corre con le minimoto col numero #76, diventa il paradigma positivo che il motociclismo sa raccontare senza retorica. Pura passione, tanti sacrifici, nessuna scorciatoia, zero certezze ma tanta correttezza. Alex, classe 2011, ha due grandi miti: Valentino Rossi e Jonathan Rea.

PICCOLO CAMPIONE PROMOSSO

Cristina e il marito hanno deciso di regalare ad Alex, per la promozione in terza elementare, l’autobiografia del campione nordirlandese. Hanno pensato che le parole di Rea potessero servire ad Alex come un insegnamento: non solo di umiltà, ma pure di grinta e di ricerca del limite personale. Insomma, un modello. Incuriositi, abbiamo intervistato Alex Brossa e i suoi “genitori da corsa” sulle motivazioni che sono alla base di una passione che ha un preciso valore sportivo. Scopriamo così che Alex ha umiltà e grinta da vendere e che i due genitori sono quanto di più lontano possibile dal cliché degli assatanati si possa immaginare. Al contrario, per mamma Cristina e papà Gian Luca, il motociclismo è soprattutto una scuola di vita. Campioni?Prima di tutto nella vita, poi in pista.

Alex sappiamo che sei un tifoso sfegatato di Jonathan Rea. Cosa ti colpisce del campione nordirlandese ?

“La prima volta che ho visto Johnny in televisione avevo 4 anni. Ero abituato a seguire il Motomondiale e così papà ha pensato bene di farmi vedere anche le gare di SBK. Appena ho visto questo missile verde, mi sono incollato alla tv, seguendo ogni piega, ogni sorpasso, ogni allungo, ogni staccata….ho detto: “questo è proprio un Campione!”. Di Johnny mi piace la  grinta, il fatto di mettercela sempre tutta, il fatto che nonostante i 4 titoli mondiali sia una persona umile e….Che porta i suoi bambini sempre con sé.”

Anche tu, come Rea, hai cominciato presto a salire in sella. Sono stati papà e mamma a trasmetterti la passione oppure, come racconta il Campione del mondo Superbike nel suo libro? 

“Mamma e papà amano le moto, ne hanno una bellissima, racing, nel box, guardano tutte le gare e ovviamente mi hanno contagiato. Però sono stato io a 4 anni a chiedere in regalo una vera moto, non di quelle a batteria, una vera con il motore! Al mio quinto compleanno è arrivata!! Non era una gran moto, ma a me sembrava la cosa più bella del mondo! Era una di quelle economiche, perché i miei genitori volevano capire se veramente fossi interessato oppure se non si trattasse solo di un desiderio passeggero. Giusto il tempo di fare miscela e sono salito in sella.

Cos’hai provato la prima volta?

Papà mi ha spiegato l’uso dell’acceleratore ( la bicicletta non ce l’ha!). Mamma si è messa in fondo al cortile di casa e papà all’altra estremità: pronti ad ogni evenienza. E’ stata una sensazione bellissima. Girare quella manopola e sentire che andava sempre più forte, imparare ad andare dritto… Mi sono venuti i brividi e non volevo più scendere, un po’come racconta Jonathan Rea nella sua autobiografia. Dopo qualche settimana, mi hanno portato alla pista “Fuorigiri” di Alessandria dove mi alleno ancora adesso: non ci potevo credere…una pista VERA con i cordoli, le curve, le gomme…è stato bellissimo!”

Sappiamo che in pista sei sempre molto corretto. L’importanza del rispetto per l’avversario ti avvicina a Rea: un pilota educato. Quando abbassi la visiera del casco c’è più grinta o più disciplina nel tuo approccio alle corse?

“E’ la prima cosa che mi dicono i miei genitori appena salgo in moto: “sii corretto” e subito aggiungono “divertiti”. Quando sono in pista, cerco di mettercela sempre tutta, come dico io faccio del mio meglio, non mollo mai, ma non sono né aggressivo né sconsiderato. Penso che su quella pista siamo in tanti e che ognuno ha il suo modo di guidare, ma che sia importante stare alle regole: se ho lo spazio per passare passo, ma se può essere pericoloso per me o per gli altri, aspetto. Quindi cerco di divertirmi impegnandomi al massimo, ma rifletto anche molto dentro al casco…alle volte parlo anche!”

Cosa ti aspetti dal tuo campionato?

“Quest’anno sono iscritto al Campionato MLK selettiva Nord, ma molte gare sono state annullate per le condizioni meteo o perché non c’era un numero sufficiente di pilotini. Quindi mi limito a fare qualche tappa delle gare quando capita o altre competizioni amatoriali. Mi aspetto prima di tutto di divertirmi e di migliorare. Ho molto da imparare dai più esperti e osservandoli cerco di correggere i miei errori e di fare sempre un piccolo passo in più. Ci sarà sempre qualche bambino più bravo di me ed io devo essere intelligente nel riconoscerlo e apprendere da lui.”

I GENITORI DI ALEX

Avete insistito sul concetto di umiltà: Alex si deve prima di tutto divertire, nel rispetto di valori sportivi ben precisi. Perché questa scelta? 

“Alex è un bambino caratterialmente educato, dolce, semplice, onesto e corretto. Lo è dentro e fuori la pista e noi siamo orgogliosi di questo aspetto, è il nostro motivo di vanto. Quando Alex riceve un complimento per come ha guidato in pista, è solito ringraziare e dire “ce l’ho messa tutta”. Si deve principalmente divertire, è un bambino ed è giusto che il suo concetto di competizione sia pulito. Con Alex viene comunque facile perché lui è proprio così, corretto e genuino: non lo abbiamo mai visto fare una scenata per un risultato non positivo, mai un gesto di stizza….qualche volta abbiamo viste le lacrime per una performance non ottimale, ma senza nessuna arrabbiatura, solo un po’ di tristezza.

“NOI GENTORI SIAMO IMPORTANTI”

Sta a noi genitori insegnare a questi piccoli pilotini, i valori imprescindibili della vita e dello sport, poche regole fondamentali: condividere, divertirsi, dare il massimo, rispettate l’avversario, essere corretti, essere modesti , mettere  impegno e lealtà e tanta gioia nel fare quello che vi piace. Siamo il primo esempio per i nostri figli, siamo il loro riferimento, siamo le braccia che stringono e consolano in caso di sconfitta e le mani che battono il cinque nel caso di un buon risultato. Da noi tornano sempre, sia che abbiano perso o vinto, che siano tristi o felici, delusi o soddisfatti. E quando vengono da noi, il primo segnale è il nostro atteggiamento. Sono le LORO delusioni e i LORO successi, non le NOSTRE, loro non devono soddisfare le nostre ambizioni e le nostre aspettative. Educateli ad accettare la sconfitta, non è un dramma, né sinonimo di inettitudine , è solo una NON vittoria.”

Avete deciso di regalare ad Alex, per la promozione in terza elementare, “In Testa” la biografia di Jonathan Rea. 

“Johnny è senza dubbio un campione positivo, un eroe buono. È un pilota perfetto, equilibrato,  che privilegia due elementi fondamentali: grinta e rispetto. Alex è un suo super tifoso: nonostante questa stagione per Johnny stia risultando più difficile del previsto, Alex lo applaude ancora di più. Questo sta a significare che il nostro pilotino ha compreso perfettamente che non si può vincere sempre e che il rispetto e la stima non si conquista solo arrivando sul primo gradino del podio, ma si mantiene e si consolida con l’impegno e l’umiltà.  Rea racconta dei suoi esordi, delle casualità, più o meno fortuite, che nella vita ti spingono a fare altre scelte,dell’importanza dell’impegno e della disciplina in qualsiasi cosa si faccia. Un grande pilota ed una bella persona, sicuramente degna di essere presa come esempio virtuoso per i nostri figli.”

L’autobiografia di Jonathan Rea è disponibile in vendita qui

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