24 Gennaio 2023

Storie di Superbike, Luca Pedersoli “La verità è che non ero un campione”

Luca Pedersoli si racconta a Corsedimoto: dall'infanzia tra i piloti di Formula 1 alla Superbike. Oggi ha una tra le scuole più importanti.

Luca Pedersoli, Superbike

Luca Pedersoli è cresciuto tra i piloti di Formula 1 ma ha gareggiato poi in Superbike. La sua storia è un concentrato di passione per le corse, entusiasmo, un pizzico di sana follia ma anche tanto realismo. Nato nel 1974 in Val Camonica (nel bresciano) ha iniziato a correre in moto a 16 anni e non ha più smesso. Nel 2005 ha fondato la Riding School, una realtà di riferimento a livello italiano, però continua ancora a correre.

“Mio padre era un pilota di auto – racconta Luca Pedersoli a Corsedimoto – ha gareggiato ad alti livelli in Formula 2 e Formula 3. Io ho iniziato a frequentare i paddock quando avevo quattro o cinque anni, in mezzo a gente come Michele Alboreto, Nelson Piquet, Stefan Johansson, Andrea De Cesaris… Mio babbo arrivò secondo a Montecarlo dietro a Prost. Io sono cresciuto in mezzo a questi campioni ed ai loro figli. Tutti avevano il go-kart ma mio padre aveva deciso di non prendermelo, non so bene il perché. Ero comunque appassionato di motori. Ho messo da parte i soldi dei regali dei nonni, delle paghette e i miei primi guadagni. A 16 anni mi sono comprato una moto e una tuta”

Quale moto era?

“Una Cagiva Mito. Poi ho preso il treno e sono andato a comprare una tuta della Dainese. Lavoravo con i miei nel settore degli articoli sportivi, tornavo a casa e mettevo la tuta. Un giorno ho saputo che c’erano delle prove libere moto a Monza e ci sono andato, partendo direttamente da casa in moto. E’ scoccata la scintilla, diventata un fuoco che non si è più spento. Ho iniziato a gareggiare in 125, ho fatto subito terzo a Varano. Una volta ho vinto tra gli under 21 superando all’ultimo giro Battaini e Tessari e dire che ero già alto un metro ed ottantuno, un po’ troppo per le 125”.

Sei andato avanti?

“Io facevo tutto da solo. Già a 18 anni mi cercavo gli sponsor e andavo a correre. Ad un certo a punto ero a corto di budget e sono andato a fare le gare in salita. Caricavo la moto su un Fiorino ma non ci stava tutta, una parte restava fuori e non si chiudeva lo sportellone. Ho vinto l’Italiano che all’epoca era importante, poi ho vinto un trofeo 600 e nel 2001 sono andato a gareggiare nel CIV Superbike” .

Sono arrivate subito le soddisfazioni?

“Correvo con Bertocchi e sono salito sul podio a Monza sotto la pioggia. E’ stato bellissimo! Ho corso poi con il Team Pedercini con cui ho debuttato nel Mondiale Superbike come wild card. Ho fatto tre gare iridate e non sono andate bene ma ci sta. Poi ho corso ancora nel CIV, ho fatto la R1 Cup, i vari trofei. Tutto sommato sono andato abbastanza bene a livello di piazzamenti”.

Perché non sei sei riuscito a sfondare in Superbike?

“Semplicemente perché ero un buon pilota ma non ero abbastanza forte per il Mondiale. E’ vero che ero sempre a corto di budget, non ho mai avuto tutto al top e se avessi avuto delle moto super competitive avrei potuto fare meglio. Però devo essere onesto: io mi reputo un bravo pilota ma come me ce ne sono tanti altri. I campioni sono un’altra cosa. Io mi sento comunque una persona fortunata e privilegiata perché ho fatto ciò che amo ed l’ho trasformato un lavoro”.

La tua scuola è una tra le più importanti in Italia.

“Non sta me a dirlo. Posso solo dire che la Riding School c’è da 18 anni, ha formato oltre 15mila allievi ed oggi ha 66 istruttori tra cui Migliorati, Canepa, Delbianco, Saltarelli, Farinelli, Ferroni e tanti altri. Sono molto soddisfatto. Se penso da dove sono partito, credo di essere arrivato lontano. Io che ero andato in treno a comprare la tuta a Brescia ora ho tra i partner della mia scuola proprio Dainese, assieme a Yamaha, Dunlop ed altre grandi aziende”.

Gareggerai anche quest’anno?

“Farò alcune gare della Dunlop Cup, la salita di Spoleto sia nella 600 che nella 1000 e una gara di enduro in bici”.

Per quanti anni gareggerai ancora?”

“Mi alleno ancora tutti i giorni e non penso assolutamente al ritiro. Non faccio molte gare ma penso di andare avanti almeno per altri dieci anni”.

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