26 Ottobre 2017

Regolamentellum, non è più una Superbike per squadre ufficiali

Sei mesi di discussioni per partorire un regolamento che cambia completamente la filosofia del Mondiale.

Giuro, non volevo. Davvero: c’è la MotoGP a Sepang, c’è la possibilità che un italiano vinca il titolo Moto2 (finalmente), c’è un finale di stagione del motomondiale davvero avvincente (qui i dettagli del regolamento 2018)

KARMIAMOCI – Invece tocca tornare a parlare di regolamento del mondiale SBK. Come tutti gli anni, neppure fosse un campionato in cerca di Karma. Karmiamoci un attimo tutti quanti. Pensavamo già di averle viste tutte. Abbiamo pure digerito l’astrusa norma introdotta quest’anno, quella della partenza invertita della seconda manche della domenica, servita solo a Johnny Rea per umiliare gli avversari e penalizzare il povero Melandri a Jerez. Chissà quindi per quale perversa logica DORNA se ne è uscita con un comunicato che contribuisce solo a gettare benzina sul rogo del povero mondiale Superbike. Che di tutto avrebbe bisogno, in questo momento, tranne che di ulteriore confusione. Più volte ci siamo occupati su corsedimoto.com di quali soluzioni si potevano mettere in campo per spettacolarizzare il mondiale delle derivate di serie, in debito evidente di ossigeno.

NEMICI – La nostra proposta è stata di ripensare il format seguendo l’esempio del BSB: regular season con play off a punteggio variabile secondo i meriti in pista. Abbiamo anche provato a ipotizzare un fantamondiale superbike con punteggio stile british: i calcoli, risultati alla mano, avrebbero consentito un finale di stagione più aperto, a beneficio dello spettacolo. Ovviamente non è servito a niente. Non si copia quanto di buono fa il nemico, meglio peggiorare l’esistente, che tanto è già brutto. Il demenziale regolamento tecnico della Superbike per il 2018 rappresenta una sorta di clamoroso pastiche. Per capirci qualcosa occorre consultare un mago, per chi crede a queste cose. E’ venuto fuori un “regolamentellum” che sa talmente tanto di approsimazione che violenta l’intelligenza dei tifosi. Il problema è sempre e solo uno: si cambia un insieme di regole solo quando si sente che il grande ammalato sta per collassare, non per prevenire che questo avvenga. Alimentando la spiacevole sensazione che il promoter non tenga in alcuna considerazione il campionato SBK. Il comunicato congiunto DORNA/FMI sa tanto di bollettino sovietico: il collettivo decide, il popolo si adegui.

NONSENSE – Tutti d’accordo quindi. Però, come in una sorta di ius primae noctis, alla fine delle discussioni tra le parti, il signore e promoter della Superbike decide di limitare chi va forte a suo piacere. Oh grande Manitou, pensaci tu. Non solo limita, ma pure concede: la patente a punti dei motori con proporzionalità inversa: più vinci, meno sviluppi. Se non vinci, sviluppi. Non ti interessa sviluppare? Sviluppati. Un nonsense. I privati, bontà del sire medievale, beneficeranno di prezzi calmierati sui ricambi “evoluzione”. Una cosa incomprensibile: già adesso i budget dei team non supportati dalle Case sono risicati all’osso, senza parti evoluzione. Come faranno a stare in piedi, se dovessero acquistare – pure in saldo – anche le componenti factory? Non scopriamo l’acqua calda: basta guardare alla classifica. Kawasaki vince tutto con lo squadrone ufficiale, ma le altre verdone, quelle dei privati, come sono messe in campionato? San Giusto del Motociclismo da Corsa, pensaci tu. A noi non resta che sperare. Che alla fine prevalga la ragione sul nonsense, prima di tutto. Poi che, – nuntio vobis gaudium magnum – si adotti una centralina unica. Il medioevo è finito da un pezzo, ma i vassalli se ne saranno accorti?

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