22 Febbraio 2022

Pasini family: Da Luca a Mattia, dalle minimoto alle Superbike

Mattia Pasini ha firmato per Broncos e quest'anno parteciperà al CIV Superbike. Tutti conoscono la sua storia ma pochi quella di suo padre Luca, ex pilota e costruttore di minimoto

Luca Pasini, Mattia Pasini, Superbike

Di padre in figlio. Mattia Pasini approda al CIV Superbike. Ieri ha firmato per il Broncos Racing e gareggerà in sella ad una Ducati Panigale V4-R, come avevamo già anticipato. Il pilota riccionese ha già provato la Ducati in occasione di una sessione di test a Valencia, con ottimi riscontri.

Mattia Pasini è a tutti gli effetti un figlio d’arte. Suo padre Luca ha gareggiato per vent’anni ed è diventato poi un costruttore di minimoto. Tanti campioni hanno iniziato la carriera in sella alle Pasini: da Marco Simoncelli ad Enea Bastianini, da Manuel Poggiali a Lorenzo Savadori, oltre ovviamente a Mattia.  In 30 anni di attività, Luca Pasini ha assemblato circa 3000 minimoto nel suo laboratorio artigianale a Riccione.

“Mi sono avvicinato al mondo dei motori da bambino – racconta Luca Pasini – il merito è stato di mio fratello maggiore Maurizio. I miei genitori non erano molto contenti ma lui mi ha fatto salire sul suo motorino e mi piaceva. A 14 anni ho preso anche io un cinquantino ed ho iniziato ad elaborarlo. Era un po’ un simbolo di libertà, d’indipendenza… Ho iniziato a gareggiare ufficialmente a 19 anni, nel 1984. Ho partecipato al Campionato Italiano Moto di Serie, su una Yamaha 350,  e mi sono classificato secondo. Sono rimasto poi fermo alcuni anni per un incidente.  Sono tornato in pista nel 1988 ed ho partecipato poi al Campionato Europeo, al CIV ed  ho vinto diversi titoli nazionali nei vari trofei. Mi sono divertito. Nel corso della mia carriera ho gareggiato spesso su moto artigianali, quali la Geminiani Special, e questo è stato ancora più bello”.

Intanto stava crescendo tuo figlio Mattia

“Lui è salito in sella a 4 anni. Quando Mattia ha iniziato a correre ad alti livelli io ho smesso di fare il pilota per seguirlo nelle varie gare”.

Quando hai iniziato a costruire le minimoto?

“Le minimoto sono nate negli anni ’80 in Giappone. Il primo importatore italiano è stato Vittoriano Orazi che realizzava le Vittorazi. Io avevo una ditta di carpenteria e lui mi portava a saldare i telai. Nel 1990 è nata la pista di minimoto di Miramare, a Rimini. Mio padre, da bravo nonno, ha regalato una Vittorazi a Mattia ed al figlio di mio fratello. In pratica eravamo sempre in pista a Miramare ed eravamo degli smanettoni. A fine 1990 ho costruito la mia prima minimoto. È stata omologata nel 1992 ed ho iniziato quindi la produzione”.

Le Pasini sono state scelte da tanti piloti

“Più che un costruttore, mi sono sempre sentito un assemblatore di parte speciali. Ovviamente davo la mia importa alle minimoto che realizzavo. Hanno corso sulle Pasini centinaia di piloti. I più noti sono Poggiali, Simoncelli, Savadori, Bastianini, Antonelli, Migno… Oltre ovviamente a mio figlio e a tantissimi  campioni italiani”.

Le costruisci ancora?

“Certo, se capita sì ma se ne vendono poche. Con internet, i social, tutti puntano sull’usato. Ora mi occupo soprattutto di manutenzione, assistenza tecnica, noleggio in pista e per le gare”.

Quanto può costare una tua minimoto?

“Si va dai 4000 euro per quelle da bambino ai 7000 per le minimoto da adulto”.

Com’è cambiato il mondo delle minimoto dagli anni ’90 ad oggi?

“Un tempo ogni babbo appassionato di motori comprava la minimoto al figlio, gli faceva da meccanico e lo seguiva in pista. Poi i più forti venivano chiamati dalle squadre ufficiali. Oggi i genitori si rivolgono direttamente ai team. Per alcuni aspetti è quasi meglio che ci sia subito una figura esterna perché si cresce prima e si evitano i voli pindarici. Il problema sono i genitori che pensano sempre di avere i campioni in casa. Appena i figli fanno dei risultati, loro credono siano dei fenomeni”.

Le minimoto sono ancor oggi una scuola importante?

“Sono fondamentali, oggi più di ieri. Ultimamente abbiamo assistito ad una serie di incidenti mortali tra ragazzini che probabilmente erano saliti sulle “moto grandi” troppo presto. Questo ha portato ad un’attenta riflessione. Non è giusto bruciare le tappe, bisogna andare per gradi. Si sale in minimoto a 6 – 7 anni,  a 8 si fanno le prime gare e per almeno 2 o 3 stagioni è bene correre solo in minimoto perché si impara a stare nel gruppo, ci si abitua alle bagarre, ecc. Poi si prosegue con la trafila dei campionati giovanili. Se un bambino va forte in minimoto non ha la certezza di essere veloce anche in moto perché  influiscono tanti fattori ma le minimoto sono indispensabili per crescere”.

Mattia ha firmato per Broncos. Come vedi tuo figlio in Superbike?

“Molto bene. Non sarà facile perché c’è sempre Pirro sulla Ducati, ci sono tanti piloti forti e il livello sarà più alto del solito. Mattia conosce già le Dunlop e questo inizialmente potrebbe essere a suo favore”.

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