26 Gennaio 2023

Diego Tocca lanciatissimo “Smettere? Ho solo 43 anni!”

Diego Tocca è stato Campione Europeo 125GP. Nel 2022 ha vinto la Dunlop Cup e quest'anno farà il National Trophy 600

Diego Tocca

Quarantatré anni e l’entusiasmo di un ragazzino. Diego Tocca nel 2022 ha vinto la Dunlop Cup 600 in Coppa Italia e quest’anno parteciperà al National Trophy 600. Nato a Roma nel 1980, Diego Tocca è stato Campione Europeo 125 GP negli anni d’oro però non è riuscito a raggiungere il Motomondiale. La sua carriera è stata comunque ricca di soddisfazioni.

“Ho iniziato dalle minimoto – racconta Diego Tocca a Corsedimoto – nel 1997 ho debuttato in 125 ed ho subito vinto il Titolo Europeo. Da giovane ho corso con il Team Italia Aprilia, poi con Polini Honda, ho gareggiato assieme a tanti piloti che sono poi approdati al Motomondiale e stavo per arrivarci anche io”.

Cosa è successo?

“Non 1998 ero pilota ufficiale Aprilia nell’Europeo, si fece male Gino Borsoi nel Mondiale e mi chiamarono per sostituirlo nella gara di Barcellona. Era tutto a posto ma due giorni prima della partenza mi telefonarono per dirmi che sarei rimasto a casa. Quell’occasione sfumò, così come tante altre”.

Sei poi passato alle 4 Tempi?

“Sì, nelle 600 Sport Production assieme a Nannelli, Corradi, Cruciani… Ho poi lottato con Luca Scassa per il titolo italiano e nel 2004 sono passato al CIV Stock 1000. In quegli anni ho gareggiato per Kawasaki Italia, nel 2010 ho vinto il Trofeo del Centauro… Insomma ho raccolto le mie belle soddisfazioni. Mi ero anche dovuto fermare per tre stagioni poi comunque sono ritornato. L‘anno scorso ho vinto la Dunlop Cup in Coppa Italia con tre vittorie ed un secondo posto su 6 gare. Tra l’altro questi anni ho sempre corso con il team Tocca Racing”.

La squadra di famiglia?

“Sì, il Capo Tecnico è mio padre, Benedetto Tocca, e il meccanico mio fratello Leandro. Facciamo tutto in famiglia”.

Cosa farai nella stagione 2023?

“Il National Trophy 600 con l’obbiettivo di stare davanti, essere protagonista e lottare per le posizioni che contano. Intanto continuo a lavorare come istruttore: sono tecnico FIM e lavoro anche alla Riding School di Luca Pedersoli“.

Diamo uno sguardo al tuo passato. Perché non sei riuscito a fare il salto di qualità?

“Onestamente non l’ho mai capito. Forse per una questione di conoscenze o casualità. Quanto ho iniziato non c’era il problema del budget, anzi. Venivo addirittura stipendiato e c’erano dei premi importanti. Tanti piloti con cui ho corso sono arrivati al Motomondiale, io non ce l’ho fatta e vabbè, è andata così. La passione comunque non mi è mai passata, anzi. Amo le moto e vado avanti, ho ancora tanta voglia di gareggiare”.

Com’è cambiato il motociclismo dal 1996 ad oggi?

“All’inizio c’era molta più umiltà. Spero che qualcuno non si offenda ma ho avuto la fortuna di vivere un motociclismo più vero. I ragazzi erano molto più tranquilli e lo sono ancor oggi: gli over 35 sono diversi dai giovani perché sono cresciuti con una mentalità diversa e sono più genuini”.

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