16 Gennaio 2023

Davide Stirpe “La sveglia alle 5 di mattina mi ha insegnato cos’è la vita”

Davide Stirpe si racconta a Corsedimoto. Il pilota romano ha sfiorato varie volte il Motomondiale ma il sogno è svanito.

Davide Stirpe

Davide Stirpe ha sfiorato il sogno di gareggiare a tempo pieno nel Motomondiale ma non lo ha mai raggiunto. Non si è peró perso d’animo però. Il lavoro in cantiere ha forgiato il suo carattere fin da giovane. Le difficoltà, la fatica e i sacrifici lo hanno reso più forte e negli anni si è ritagliato un ruolo di primo piano a livello italiano. Oggi ha 30 anni, è Tecnico FMI e collaudatore MV Agusta.

Davide Stirpe, come ti sei avvicinato al motociclismo?

“Un giorno, da bambino, sono andato con papà alla pista di Torricola a vedere il figlio di un suo amico che girava. Sono di Roma ed era vicina a casa mia. Si è accesa la scintilla. I primi tempi prendevamo la minimoto a noleggio poi dopo un po’ ne abbiamo comprata una. Ho iniziato a gareggiare 8 anni e mi sono subito rotto un polso alla prima gara”.

Ma non ti sei arreso.

“Assolutamente no. L’anno dopo ero già in sella. Correvo con una ATM che era totalmente artigianale e quindi non riuscivo a fare dei gran risultati ma è stato comunque bello. Poi verso i 12 e 13 anni sono arrivate le Metrakit. Mi hanno proposto di fare una gara con una moto noleggio. Subito terzo, senza nessuna squadra: solo io e mio padre mentre gli altri avevano tutti un team che li aiutava. L’importatore Metrakit ha deciso di aiutami, di farmi andare avanti e mi sono messo in luce. Ho fatto poi le selezioni del Trofeo Aprilia Junior GP ed ero stato preso però nel frattempo mi hanno proposto il Trofeo Honda 125GP ed il CIV 125. Mi attiravano molto di più le GP ed ho scelto quella strada”.

Saresti dovuto approdare poi al Motomondiale ma cosa è successo?

“Nel Trofeo Honda sono partito subito forte. Alla terza gara stagionale, a Magione, ho centrato pole position, vittoria e giro veloce. Ho fatto anche il CIV e pur avendo una moto da trofeo, inferiore quindi a quelle degli altri piloti, sono riuscito a farmi notare. Avevo appena 14 anni e sembravo destinato ad un bel futuro. Martinelli e Bedon mi volevano far fare un anno di CIV con KTM per poi portami nel Motomondiale ma quella moto ha avuto dei problemi e niente CIV. Così anche quell’anno ho gareggiato su una Honda. Martinelli e Bedon mi hanno fatto poi debuttare nel Mondiale come wild card ad Indianapolis con la KTM e mi avrebbero voluto portare avanti ma non c’erano le condizioni. Non si è fatto nulla. Oltre a quella ho avuto anche un’altra possibilità di arrivare al Motomondiale”.

Quale?

“Ho partecipato ad un gara del CEV come wild card e si è fatto avanti Emilio Alzamora per farmi correre con l’ Aprilia. La sua proposta era interessante ed il budget relativamente basso ma servivano comunque centomila euro a stagione. Per la mia famiglia era impossibile trovarli quindi è svanita anche quell’ opportunità. Ai tempi della 125 ho comunque vinto il Trofeo Honda, ho fatto anche una wild card al Mugello e dei bei risultati nel CIV”

Sei poi approdato alle 600?

“Si all’ Europeo Stock 600, un gran campionato che era possibile fare anche con un budget limitato ed ho raccolto delle belle soddisfazioni. Con le 600 ho vinto per 2 volte il Trofeo Honda 600 ed ho anche partecipato al Mondiale Supersport ma correndo con un team super privato era impossibile fare i risultati contro team quali Puccetti, Evan Bros e tutti big. Mi sono comunque classificato terzo nel Challenge Europeo. Nel 2016 sono poi approdato ad MV Agusta per il CIV Supersport”.

Nel CIV Supersport hai raccolto poi grandi successi.

“Ho vinto due Titoli Italiani, mi sono classificato due volte secondo ed una terzo. In più ho fatto diverse wild card nel Mondiale Supersport ma la cosa più importante è che ho trasformato la mia passione in una professione perché fino al 2017 – 2018 ho sempre lavorato”.

Che lavoro facevi?

“Mio babbo aveva una ditta edile. Sveglia alle cinque di mattina e fino a metà pomeriggio lavoravo in cantiere poi andavo subito in palestra ad allenarmi fino alle otto di sera: questa era la mia vita. Quando c’erano le gare si partiva il camper il mercoledì sera. Vincevo una gara del CIV ma il lunedì mattina ero subito in cantiere. Alternavo emozioni profondamente diverse tra loro”.

Era molto pesante?

“Sì però ringrazio mio padre per avermela fatta fare, per avermi insegnato lo spirito di sacrificio, per avermi fatto capire quali sono i valori reali della vita e restare sempre con i piedi per terra. Adesso sono spesso in giro per lavoro, a volte mi alleno a mezzanotte ma non mi pesa, lo faccio con piacere. Sono molto felice di poter lavorare nel motociclismo”.

Ripensando al tuo passato, hai dei ripianti?

“Sicuramente. Il mio sogno era correre nel Motomondiale e non l’ho realizzato. In Supersport qualcosa di buono l’ho fatta ma se avessi corso con squadre migliori avrei potuto dimostrare appieno il mio potenziale ma comunque sono contento di dove sono arrivato con pochissimi mezzi e tanto impegno”.

Cosa farai nella stagione 2023?

“Ho varie possibilità tra CIV Supersport, CIV Superbike ed altri campionati. Sto valutando e spero di definire i programmi entro fine mese”.

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