7 Agosto 2017

Crisi Superbike: Denis Sacchetti, team Go Eleven “No media no party”

Il team manager della formazione privata che fa correre Roman Ramon dice la sua. Concetti semplici, chiari. Altro che regolamenti, alla SBK serve ben altro...

Denis Sacchetti,  team manager del team Go Eleven che fa correre lo spagnolo Roman Ramos, dice la sua sulla crisi Superbike. L’ex pilota romagnolo è nel Mondiale dal 2003, quindi conosce bene i meccanismi. E per risollevare l’interesse propone concetti semplici, per niente costosi. L’intervento, che proponiamo in forma integrale, è lungo, ma vale la pena di leggerlo. Con molta attenzione… Nella foto d’apertura Denis è al centro con il pilota Ramos e il proprietario della squadra, Gianni Ramello. 

SBK NON E’ FALLITA – “Personalmente trovo che il problema attuale della superbike sia mediatico, ultimamente si parla sempre di più di un campionato ”fallito” quando la Dorna ha fatto tanto per ridare smalto a questo campionato e i dati rispondono in modo positivo. In molte gare stiamo facendo più pubblico nei circuiti e più telespettatori rispetto al 2016, quindi il trend è in crescita, e allora perché parlarne negativamente? La gente ascolta e si convince di quello che sente, È proprio questo che allontana sponsor ed investitori, oltre a ridurre interesse del pubblico. Purtroppo oggi il mercato lo fanno i media, il marketing, è questa la chiave di un rilancio del campionato non i regolamenti. Una serie di regole nuove potrebbero aiutare i team privati , compattare il gruppo e dare vita a gare più belle. Ma ci sono tanti  campionati minori bellissimi e combattutissimi di cui molte persone non conoscono nemmeno l’ esistenza. I duelli, se non c’è tutto il contorno, non fanno audience.

Roman Ramos, spagnolo della Go Eleven Kawasaki

Roman Ramos, spagnolo della Go Eleven Kawasaki

SERVE IL GOSSIP – “Ultimamente abbiamo avuto l’esempio delle gomme, lode a Pirelli per il grande lavoro che sta facendo, trovo onestamente sia una gomme molto performante, comunicativa e facile da portare al limite, ma se quello che è successo nelle gare di Donington e Misano fosse successo in Motogp avrebbe avuto una risonanza inarrestabile, sarebbe nato un caso di discussione su tutti i fronti. In Motogp, si parla di problemi o miracoli Michelin anche se non succede nulla….non è per parlare male o bene ma…bisogna parlare altrimenti se non si informa la gente, se non si crea il caso, il gossip, come si fa ad interessarsi? E a mio avviso non stiamo cogliendo le occasioni. Il personaggio non cade al cielo, spesso lo si crea.”

MONDIALE DEI PRIVATI? SCIOCCHEZZE – “Sento che la Superbike dovrebbe essere il campionato dei privati, ma onestamente credo che se lo diventerà sarà la sua vera morte. I privati non hanno nè forza nè potere per tenere in piedi un campionato del mondo di questa entità, così importante. Guardate il Civ , un campionato di privati bellissimo combattuto e di alto livello. Ma molte persone neanche sanno cosa voglia dire  CIV. Abbiamo appena visto la 8 ore di Suzuka, perché è così interessante ed ha una risonanza cosi importante? Perché interessa alle Case! Senza di loro non ci sarebbero certi team e certi piloti e sicuramente non ci sarebbe l’interesse mediatico che suscita. Senza la partecipazione delle Case con i loro piloti in Europa probabilmente tanta gente non avrebbe nemmeno saputo che si è disputato questo evento.”

Roman Ramos, 26 anni, in primo piano senza casco

Roman Ramos, 26 anni

MOTO DELL’ANNO PRIMA – “I regolamenti che Dorna sta proponendo aiuteranno a compattare il gruppo, aiuteranno i budget dei team privati.Ma la svolta sarebbe creare un sistema come  la Motogp, dove un team privato può fare dei giri in testa e allevare i piloti promettenti che poi andranno nei team ufficiali. Questo lo ottieni solo dando moto competitive anche ai privati. I  team privati Motogp hanno la possibilità di avere le moto ufficiali dell’anno prima con tutti i dati per farle funzionare al meglio. Con questo pacchetto i test servono solo a far adattare il pilota alla moto, perché i test tecnici sono già stati fatti dalla Casa e non vanno sulle spalle dei team privati. Le differenze sul risultato finale derivano dal pilota e dal lavoro del team non dal mezzo. Da noi si parla che il vantaggio dei team ufficiali è che possono fare i test, io credo che un team privato con una moto cosi diversa da quella ufficiale come ci sono oggi in Superbike, se facesse il doppio dei test arriverebbe sempre e comunque dietro. E’ semplice, un team non potrà mai avere una engineering e i budget per sviluppare una moto da zero, altrimenti sarebbero tutti Costruttori. Inoltre questa differenza di moto non permette ai team factory di attingere ai piloti dei team privati, il rischio è troppo grande, meglio cercare un pilota ex Motogp”.

LA STOCK NON E’ LA SOLUZIONE – “Ovvio quello che succede in Motogp è merito di Dorna che ha le possibilità e finanze di poterlo fare. In Superbike  la situazione ancora non lo permette. Ma questo non lo risolvi con i regolamenti, lo puoi attenuare, ma una factory saprà sempre come far funzionare o come poter modificare una parte della moto. Esempio Kawasaki: nel 2016 a fare la differenza sulle verdone era il doppio corpo farfallato, quest’ anno è stato uniformato alla Stock. Risultato? Va più forte di prima! Le corse devono anche essere sviluppo per le Case, se la Motogp è immagine, anche la Superbike qualcosa deve permettere. Sennò non ha più senso.”

Roman Ramos in pista

Roman Ramos

NO LIMITS – “Le limitazioni servono solo a delineare in maniera più marcata la differenza tra privato ed ufficiale, continuare a cambiare regolamento provoca investimenti continui e ritardi per i piccoli team che non hanno le capacità per starci dietro. Esempio: è vero che il monogomma mette tutti nelle stesse condizioni ma…mette anche un team sempre davanti ad un altro. Un team ufficiale ha una moto, una struttura ed un pilota più forte di un team privato, bene, quindi a parita di gomme l’ufficiale andrà sempre più forte giusto? Se invece il team privato avesse una gomma diversa, nell’arco della stagione ci potrebbero essere due piste o due condizioni atmosferiche dove il privato potrebbe cogliere l’occasione. E questo vale per tutto, centralina unica e il resto”.

QUALI ORIGINI? – “Leggo anche che la Superbike deve tornare come una volta con moto di serie, ma chi segue la Superbike da sempre sa benissimo che il regolamento non è mai stato così limitativo come lo è oggi, una volta era tutto libero e le gare erano stupende e sono nati i personaggi”.

SUPERPOLE COME UNA VOLTA – “Una cosa che mi piacerebbe sarebbe riportare subito la Superpole come una volta, cioè il giro secco. Spettacolare per il pubblico, capace di attirare la curiosità, il giro alla morte darebbe in media circa 1:40 secondi di riprese e inquadrature a tutti, così anche il team privato avrebbe delle immagini da vendere ai suoi sponsor, a fine anno avrebbe mezz’ora di filmato interamente dedicato a lui da vendere agli sponsor, oggi le riprese video sono prevalentemente per Ducari e Kawasaki, è normale vincono solo loro, e gli altri cosa vendono? Un foglio a fine gara dove dice “guarda c’ero anche io che correvo con loro”?! La Superpole di oggi copiata dalla Motogp non ha interesse ed inoltre è troppo vicina a gara 1. Questo minuto e mezzo darebbe anche la possibilità alla TV di parlare e far conoscere  quel team, quel pilota, di aumentare le interviste ai box. La Superpole ai vecchi tempi era stata una genialata e sarebbe bello e giusto farci partecipare tutta la griglia, almeno i primi 20 piloti, in modo da fornire la stessa opportunità mediatica a tutti.”

PASSIONE SMISURATA – “Go Eleven esiste solo grazie alla smisurata ed irrazionale passione di Gianni Ramello, lui crede ed investe in questo progetto per puro piacere personale e senza di lui certo non esisterebbe. Gli sponsor e le multinazionali voglio sentire parlare di loro, per investire su di te, altrimenti per cosa investono o sponsorizzano? Se i media non parlano di te i loro soldi sono sprecati, non producono pubblicità e così noi team privati ci ritroviamo senza budget e a correre grazie alla passione personale.  Ma  i Gianni Ramello sono più unici che rari e quindi….No media no party, i regolamenti tecnici non risolvono i problemi.”

Denis Sacchetti

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