15 Ottobre 2018

Alex Polita, pilota: “Ridateci il Mondiale Superbike di una volta”

L'ex campione Superstock dice la sua sulla crisi del campionato più amato dagli appassionati. E anche dai piloti

Alex Polita, 34 anni, ha vinto la Superstock nel 2006 e per alcuni stagioni ha gareggiato nel Mondiale Superbike, prima di passare ad altri campionati. Viene da una terra che vive di moto e da una famiglia di motociclisti. Alex, pilota di razza e ragazzo arguto, ci ha mandato questo intervento sulla crisi del Mondiale Superbike, il campionato più amato dagli appassionati, e anche dai piloti Lo pubblichiamo integralmente. Sono pensieri che fanno riflettere. Buona lettura.

Ogni giorno  mi trovo a leggere una follia dopo l’altra.  Un po’ come veder un flagello e aspettare la fine,  l’ultimo respiro di una tortura che dura ormai da anni. Da piccolo sognavo di poter correre in Superbike, non in GP, perché io vengo dalla terra del Leone di Jesi, cioè Giancarlo Falappa. L’intero mio piccolo paese lo seguiva  e lo supportava, quindi per me che sognavo di correre,  era impossibile non cercare di prendere quella direzione.
 
Corro da una vita, mio babbo era pilota, mia sorella anche, io tutt’ora. Ho gareggiato in una miriade di campionati:  CIV,  WSTK, BSB, SS, WSBK infine anche nell’IDM. Ho vinto tanto, ma troppo poco per me. Sono stato mal gestito, mal curato, ma non dalla gente che mi girava intorno (a volte anche da quelli ) ma da un sistema indifferente alle qualità di un pilota o alle possibilità economiche per raggiungere gli obbiettivi. Le opportunità si pagano,  inutile nascondersi dietro ad un dito.  E’ cosi e così sarà sempre. Ho scavato la mia nicchia di successi, di relazioni e di fan e continuo a guardare con distacco alla  categoria che ritengo più bella in assoluto:  il mondiale SBK. Ma purtroppo lo vedo martoriato, sezionato, in piena agonia.
 
Chi come me sognava di correrci,  aspettava ogni volta  il sabato la superpole. Quel “Tre, due, uno!”  con cui il direttore di gara Alberto Fantini dava il via ai piloti sotto quel gonfiabile, ti teneva con il fiato sospeso. Da pilota quale volevo diventare,  rubavi con gli occhi, da tifoso sognavi e speravi per 2 minuti scarsi. Ricordo tribune gonfie in tutti i circuiti! Sempre! E ora? Ora gli anni sono passati e la SBK  attuale fa cagare!
 
Continuo a non capire perchè non prendere spunto da altri campionati nazionali dove le cose funzionano e molto bene. Scontato dire il BSB, ma fatevi un giretto all’IDM o al CEV. Tribune piene, team seri. Poche hospitality, camion belli il necessario e tanta passione. Ah dimenticavo! Ti pagano per fare il tuo! Non viceversa.
 
Lo scorso anno ho corso al Bol d’Or, una delle gare più importanti  del Mondiale Endurance.  Dopo 24 ore di lotta, per la cronaca ho finito secondo, ma nessuno o pochi si sono accorti.  Mai vista tanta gente sulle tribune, per i paddock e lungo il tracciato. Andavo in giro come un bimbo per la prima volta al luna park, anzi no, come la prima volta a Brands Hatch! Dove sono dovuto salire su una tribuna per capire dov’era l’area camper, disorientato dal fiume di gente che c’era.
 
Non capisco come quegli incamiciati degli organizzatori della SBK di oggi possano non capire che questa non è la strada giusta. Così l’appassionato non guarda, non lo incentivi a fare niente. Nessuno più guarda niente. Mio babbo ha una piccola officina, siamo tutti li, da sempre. Quella gente che prima tifava Giancarlo Falappa, poi me,  parlo di quella gente venuta su a pane e motore. Ora non si parla più nemmeno di Rea che fa il mattatore in una SBK svuotata. Ho letto un bell’articolo su Corsedimoto: Rea è  arrivato lungo, nella SBK di 15 anni  sarebbe stato Dio. Adesso sarebbe bello fare tre-quattro passi indietro e prendere slancio per un campionato migliore. Quello che la SBK si merita!
 
Alex Polita, pilota

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