4 Gennaio 2011

MotoGP: Valentino Rossi, l’ultimo saluto alla Yamaha

L'ultima sua rubrica sul sito istituzionale della Yamaha

Tra sette giorni per Valentino Rossi si aprirà, ufficialmente, l’avventura in Ducati con la Presentazione ufficiale al “Wrooom” di Madonna di Campiglio. Indosserà il “rosso Ducati” per la prima volta dopo aver lasciato, definitivamente, dallo scorso 31 dicembre la Yamaha. La casa dei Tre Diapason ha voluto pubblicare proprio nelle ultime settimane l’ultimo intervento, dal titolo “Happy Ending”, del diario di Valentino sul sito istituzionale Yamaha e sul magazine “Yamaha Racing Insider”, dove il nove volte iridato ripercorre tutti i momenti più significativi di questi 7 anni vissuti insieme alla casa di Iwata. “Questo è il mio ultimo diario per il sito web Yamaha e questo mi porta ad un mix di emozioni, ma ripensando a questi sette anni mi porta ad un sorriso. In questo intervento ho voluto scrivere delle grandi vittorie, dei grandi successi e di alcuni ricordi che ho con la Yamaha. Questa stagione (2010) non è stata certamente facile, ma insieme abbiamo vissuto dei bellissimi momenti e chiudere questa storia con un podio a Valencia penso sia stato un lieto fine. Per iniziare questo “diario” ho pensato di ricordare i miei tre migliori momenti in questi sette anni con la Yamaha. Al terzo posto ci metterei la gara dello scorso anno (2009) a Barcellona, la grandissima lotta con Lorenzo terminata con il sorpasso all’ultima curva, davvero incredibile. Questa è stata una delle più belle e difficili vittorie della mia carriera, specialmente perchè è maturata proprio all’ultima curva. Per due settimane avevo pensato a quel sorpasso e alla fine ha funzionato: è stato un rischio, ma dovevo prendermelo per battere Jorge anche perchè una vittoria di questo tipo vale molto più di 25 punti. Laguna Seca 2008 con la battaglia con Stoner è stato un successo simile, ma più importante per me, ed è per questo che è al secondo gradino dei podio dei miei momenti con Yamaha. Mi ricordo che ero partito bene e sono stato in grado di passare Casey già al primo giro: sapevo di dover fare di tutto per stare davanti a lui ed era impossibile, anche per un solo secondo, rilassarmi. Non so quante volte ci siamo scambiati la prima posizione, ma è stata una grande gara per me e credo anche per tifosi e appassionati. E’ stata la mia prima vittoria in America, un paese che amo, e ho vissuto una bella emozione: psicologicamente è stata una vittoria fondamentale per il campionato, ho portato pressione a Casey e lui ha commesso diversi errori nelle successive gare che sono risultati decisivi per la conquista del titolo. Quello è stato un anno importante, perchè siamo tornati a vincere il campionato dopo due anni dimostrando di poter ancora farcela. Ad ogni modo il mio ricordo più bello con Yamaha resta la prima gara, e la prima vittoria, a Welkom nel 2004. E’ stato il nostro “momento clou”, vincere battendo Max Biaggi all’esordio era qualcosa che non potevamo immaginare. Sono stato il primo pilota a vincere due gare di seguito con due moto diverse, dopo un lungo inverno di test, annunciando al mondo che la Yamaha era pronta a lottare per il titolo. E’ stata una bella gara, con tanti sorpassi ed un duello con il mio vecchio rivale Biaggi: questo ha reso la gara ancor più speciale. Era un successo che ci voleva, mi son sentito felice per i miei meccanici che mi avevano seguito in Yamaha, ma anche per i tecnici del reparto corse che avevano fatto di tutto per assecondare le mie richieste per sviluppare la moto. Ripensare a quella gara in Sud Africa mi riporta all’inizio del mio rapporto con la Yamaha M1, la mia amata moto. All’inizio era un pò… brutta: la prima cosa che volevo cambiare era il colore, mettere un pò di giallo sul blu dello sponsor e devo dire che alla fine era bellissima. Il telaio andava abbastanza bene, come mi potevo aspettare dalla Yamaha, ma dovevamo lavorare per cercare più stabilità in staccata, più grip al posteriore e più potenza dal propulsore. Mr.Furusawa aveva preparato tre differenti versioni per me, alla fine avevamo scelto il motore con meno potenza, ma più guidabile. Da lì, passo dopo passo, la Yamaha ha lavorato per guadagnare qualche cavallo in più e siamo riusciti a vincere il mondiale. La moto 2005 è stata invece la migliore M1 che ho mai guidato. Ha mantenuto la stessa agilità del 2004, ma il grande step è stato nel propulsore: più potenza, alta velocità di punta, ma sempre dolce e gestibile. La 2004 era una moto ancora “Work in progress”, la 2005 era il prodotto finale: molto precisa, un nuovo cupolino, a mio parere è stata la moto più bella. Aveva un grande equilibrio, molto facile da guidare tanto che trovavamo presto il giusto set-up e sono riuscito a vincere 11 gare. Nel 2006 abbiamo cercato di migliorare la moto, ma di fatto abbiamo creato un grande problema. Si è cercato di migliorare l’agilità, ma questo ci ha portato ad avere del chattering. In frenata e nelle curve veloci l’anteriore aveva un sacco di vibrazioni, era quasi impossibile da guidare. Questo ci ha condizionato la prima parte della stagione ed è stato un peccato, perchè la moto aveva un grande potenziale, il propulsore soprattutto. Quando abbiamo compreso il problema siamo tornati in lotta per il titolo, ma i problemi con gli pneumatici verso fine stagione e qualche evento sfortunato mi ha portato a perdere il campionato con la scivolata di Valencia. Ho comunque dei buoni ricordi di quella stagione, in particolare la vittoria al Sachsenring partendo dall’undicesima posizione. Il primo anno della 800cc, il 2007, non è stato positivo. Il problema principale era il motore, mancava potenza e gli avversari già dal Qatar erano in grande vantaggio. Anche se siamo riusciti a migliorare nel corso della stagione, Stoner aveva un bel margine in campionato e non siamo riusciti a reagire in tempo per ritornare in corsa. Fortunatamente la versione 2008 è stato un grande passo in avanti, abbiamo vinto 9 gare ed il titolo. Il motore era più potente e gestibile: la Yamaha aveva lavorato molto sul software dell’elettronica ed i miglioramenti sono stati dappertutto, nell’anti-wheelie, anti-spins, traction control, ma anche in uscita dalle curve. Il passaggio da Michelin a Bridgestone ci ha obbligati a lavorare sulla distribuzione pesi, ma dalla moto e dalle gomme abbiamo tirato fuori il meglio riuscendo così a vincere di nuovo il campionato che per me significava molto in quel periodo. Nel 2009 la moto non era cambiata molto: la 2008 era già competitiva, vincente. Per noi il vantaggio era disporre di un anno di dati con le Bridgestone, ma ancora una volta i principali miglioramenti sono stati nell’elettronica che ci ha consentito di sfruttare al meglio il pacchetto a seconda dei cambiamenti di grip e delle temperature. Anche la moto 2010 era molto simile, anche se il regolamento aveva imposto alla Yamaha di fare un motore con la stessa potenza, ma con un kilometraggio superiore, visto che dovevamo fare 18 gare con 6 motori. Nella prima parte della stagione il lavoro è stato durissimo, ma la Yamaha è uscita ancora una volta con una moto vincente… anche se non con me! Ho rimediato il mio più grande infortunio della carriera: l’incidente al Mugello è stato un errore stupido, avevo capito subito di essermi rotto qualcosa: quando ho visto la posizione del piede me n’ero reso conto. Per fortuna non ho mai visto l’osso uscito fuori… Purtroppo da quel momento tutto è cambiato per me, dovevo stare calmo e concentrato in vista del mio rientro e ritornare competitivo. Adesso la mia carriera ha preso un percorso diverso, ma correre per l’ultima volta con la M1 a Valencia è stato emozionante, come quando una storia d’amore finisce. Dal 2004 al 2010 abbiamo reso la moto più veloce, più bella, ed è per questo che è stato difficile dire “Bye Bye Baby”. Insieme abbiamo vissuto dei bei momenti, ma anche qualche esperienza difficile: dopo un lungo periodo insieme sarà difficile ricominciare da zero, ma allo stesso tempo sarà eccitante, un pò come uscire con una nuova ragazza! Il mio rapporto di questi anni è stato buono non solo con la moto, ma anche con la Yamaha, ho trovato degli amici in ragazzi che lavorano al reparto corse e mi mancheranno molto. Grazie a loro ho avuto la possibilità di provar subito la nuova moto (Ducati, ndr) e di questo sono grato a Furusawa, Nakajima e tutti gli altri che me lo hanno consentito. Devo ancora una volta ringraziare tutti i ragazzi della fabbrica di Hamamatsu per il duro lavoro di questi sette anni, senza di loro non sarebbe stato possibile vincere, tutti sono stati importanti per questa lunga storia d’amore che ricorderò per sempre“. L’ultimo “Diario” di Valentino Rossi sul sito Yamaha

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