31 Marzo 2009

MotoGP: rookies privati, rookies fortunati?

Fa discutere la nuova norma del Regolamento 2010

Quasi a voler creare il “botto”. Prendi il comunicato stampa della FIM, titolo “Changes to the 2009 Regulations”, lo leggi per bene e prendi coscienza di cosa cambierà a breve termine (quindi nel 2009) e quali proposte sono state lanciate per la prossima stagione. Dove, che lo si voglia o meno, si parlerà di rivoluzione. Scorgi tutti e 19 i punti elencati: sì, no, va bene, giusto così, ok. Arrivi al punto 19 e lì le indiscrezioni degli incontri tra squadre e organizzazione trovano un seguito. Dalla prossima stagione i “Rookies”, ovvero i debuttanti, della MotoGP non potranno esordire con una squadra ufficiale. Non è espresso chiaramente se in questa normativa rientra la “moto factory” o meno: già è abbastanza così, verrebbe da dire.

In una visione di mercato libero con ben in alto, almeno nel pensiero, i valori della meritocratiza, suona un pò stonata questa decisione, attuata sì per favorire un pò tutti (squadre “clienti”, sponsor…) , ma che lascia interdetti ai più. In primis, significa cambiare la storia ed il suo corso: dei “big” della MotoGP solo Stoner o Dovizioso hanno esordito con un team non ufficiale. D’altronde è (quasi) sempre stato così: chi cammina, chi va forte specie in 250, una sella competitiva in MotoGP la trova. E’ stato così per Rossi e Pedrosa (in HRC, anche se il primo “staccato” in un team a lui dedicato, ma pur sempre con Jeremy Burgess responsabile tecnico), per Lorenzo o per Hayden, solo per citare i casi più recenti dove si può evincere la distinzione tra squadre “della casa” o meno.

Questa normativa cambia i connotati della MotoGP da un punto di vista sportivo, se vogliamo anche etico. Pensiamo ai piloti: perchè un Marco Simoncelli o un Alvaro Bautista devono partire con meno chance di ben figurare al debutto nella top class? “Sarà un aiuto per i team satellite in un momento di crisi economica“, afferma Vito Ippolito, Presidente della FIM. Con ragione. Immaginate Simoncelli e/o Bautista in una squadra satellite: il team “fortunato” di poter contare sui loro servigi potrà cercare uno sponsor importante, partire se non altro con grandi speranze, considerando che si parla di piloti che tutti, anche e soprattutto le case ufficiali, vorrebbero.

Questo, inutile dirlo, potrebbe creare una sorta di effetto a catena. Un costruttore, a sua volta, perchè eventualmente dovrebbe prendere una “seconda scelta” per il proprio team interno, visto che il pilota che vorrebbe non può ingaggiarlo per questa discutibile norma? Da ogni punto lo si guardi, questa decisione fa discutere, con più i contro dei pro, con più le problematiche che i vantaggi. In tutto questo, sarebbe anche giusto e doveroso che i piloti stessi facciano sentire la loro voce. E i team “privati”? Naturalmente avrebbero i loro (enormi) vantaggi in proiezione 2010. Pur sapendo che non è questa la panacea di tutti i mali. Un pò come non lo era la “coppa del nonno“, un pò come sarebbe che i costruttori trattassero i propri clienti sportivi come un’opportunità, invece che soltanto come una voce in entrata nel bilancio.

Alessio Piana

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