2 Maggio 2011

MotoGP: Dani Pedrosa, una vittoria vista come una liberazione

La fine di un incubo per la vittoria più bella in MotoGP

Al termine della gara di Losail Dani Pedrosa era caduto, nuovamente, nello sconforto. Rispettati gli obblighi cerimoniali del podio e della conferenza stampa post-gara, si era presentato al box Repsol Honda chiudendosi in un angolino: non voleva esser disturbato, implorava soltanto un momento di solitudine per sbollire la rabbia e, soprattutto, trovare valide spiegazioni per capire come sia possibile vivere con questa soffrenza fisica e, di conseguenza, mentale. Presentatosi in ottima forma fisica, felice per i responsi dei test invernali dove ha spiccato ottimi tempi con una RC212V (finalmente) competitiva, Dani era tra i piloti più motivati, fiducioso di poter persino battere il nuovo (scomodo) compagno di squadra Casey Stoner a Losail: proposito ambizioso, a dir poco. Tutto stava andando per il meglio, tanto che Pedrosa era riuscito a tenere il ritmo dell’australiano e portarsi in testa. Preso coscienza del proprio potenziale, giunto a metà gara ha dovuto alzare la bandiera bianca: ancora una volta, come a Estoril e Valencia 2010, il braccio ha iniziato a dare quei problemi mai incontrati nei test pre-campionato, dove ha pur sempre effettuato qualche “long run” per verificare la resistenza fisica. Impossibile in quel momento immedesimarsi in Pedrosa, ricaduto in un incubo dal quale non si vedeva una via d’uscita persino in una stagione dove, come non mai, si sentiva fiducioso, carico e motivato per conquistare quel titolo mondiale della top class che insegue dal 2006. Lui continuava a dare il massimo, pronto a scacciare i fantasmi del recente passato, ma ogni volta c’era sempre qualcosa che lo tormentava. Al ritorno in madrepatria decide che così non si può andare avanti: è necessario operarsi subito al primo momento utile, ovvero dopo la gara di Jerez per continuare a credere nel sogno-mondiale. Al primo Gran Premio della stagione riscontra gli stessi problemi fisici, ma con un pizzico di fortuna (finalmente..) limita i danni e conclude secondo alle spalle dell’imprendibile Jorge Lorenzo. Giusto 48 ore più tardi va in sala operatoria al Teknon Medical Center di Barcellona, intervento alla spalla per ridurre la compressione dell’arteria succlavia perfettamente riuscito con la possibilità, dopo una settimana di totale relax, di iniziare la riabilitazione. Favorito dalla lunga sosta, sfrutta qualche giorno in più per presentarsi a Estoril, mettendo a segno domenica un’impresa davvero d’altri tempi. La 36° vittoria nel Motomondiale, probabilmente la più bella delle 13 conseguite nella classe regina. Sicuramente la più importante, un sollievo per poter guardare con fiducia al prosieguo della stagione dove ha tutto per dar vita alla propria rincorsa al titolo. La moto c’è, l’esperienza ad alti livelli non manca, non si discute il talento che l’ha portato a battere tutti i record in un triennio di dominio tra 125cc e 250cc (vincendo nella stagione più combattuta dei tempi recenti della categoria con Lorenzo, Stoner, Dovizioso della partita). Adesso c’è anche la salute, la sua vera nemesi in questi anni. Dar più valore, nelle dichiarazioni post-gara, al recupero fisico che ad una vittoria conseguita in “casa” di Jorge Lorenzo è l’emblema di questo momento: un sollievo, una liberazione perchè quell’incubo non lo tormenta più. Può cominciar a sognare, o semplicemente vivere al meglio la propria realtà di credibile contendente al titolo mondiale. Alessio Piana

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