12 Maggio 2014

Un mago italiano fa volare Rea e la Honda

Un ingegnere elettronico italiano, Massimo Neri, ha catapultato Jonathan Rea per la prima volta in vetta al Mondiale. Il 27enne nordirlandese è imbattuto da tre gare (una ad Assen, doppietta a Imola) con la Honda che non guidava la classifica dal 2007, la stagione dell’ultimo iride conquistato con James Toseland. Miracolo: Joanthan Rea non cade […]

Massimo Neri, 43 anni

Un ingegnere elettronico italiano, Massimo Neri, ha catapultato Jonathan Rea per la prima volta in vetta al Mondiale. Il 27enne nordirlandese è imbattuto da tre gare (una ad Assen, doppietta a Imola) con la Honda che non guidava la classifica dal 2007, la stagione dell’ultimo iride conquistato con James Toseland. Miracolo: Joanthan Rea non cade più, neanche in prova. Dicevano che  fosse un cavallo pazzo, ora è una macchina da guerra. Merito dei programmi di gestione veicolo messi a punto da Massimo Neri. Chi è questo mago dei bit?

CERVELLO IN FUGA – Neri ha 43 anni, tre figli e vive in una bella villetta con giardino alla periferia di Arezzo. E’ laureato in ingegneria elettronica ma le moto sono entrate nella sua vita per caso. Massimo voleva guarire le persone, non i motori. Per la laurea in ingegneria elettronica aveva ideato un sistema di acquisizione dati da montare sulle protesi all’anca sviluppato durante uno stage presso l’istituto ortopedico Rizzoli. Lì venne pescato dall‘Aprilia, cui serviva un tecnico esperto per portare avanti lo sviluppo, allora embrionale, dell’elettronica sulla plurititolata 250GP. Neri ha lavorato nei Gran Premi fino a fine 2004, poi è arrivato in Superbike diventando interprete delle più importanti svolte tecnologiche.

Neri guida uno staff di cinque tecnici elettronici

PROGRESSO – Con il decisivo apporto di Neri nel 2005 la Suzuki Alstare è stata la prima derivata dalla serie ad adottare il sistema di controllo veicolo gestito via satellite GPS, cioè con la possibilità di regolare in maniera automatica i parametri veicolo in ogni metro del circuito. Adesso è normale, perfino sulle stradali si può cambiare in un istante il “carattere” premendo un tastino sul cruscotto. Allora, nel 2005, era quasi fantascienza. Troy Corser vinse il Mondiale a mani basse, l’unico conquistato dalla Suzuki in 27 anni. Nel 2009 l’ingegnere toscano andò in Bmw, dov’è rimasto fino alla passata stagione. Il ritiro ufficiale della marca tedesca ha dato una bella mano alla Honda.

CBR-RR – La marca più grande del Mondo non corre in Superbike in forma diretta ma affidandosi alla struttura olandese Ten Kate che opera sotto la supervisione (e coi soldi) della Honda Europa. Da anni avevano il pilota giusto, Rea appunto, ma la  moto non era  all’altezza. Ten Kate è un ottimo motorista ma la parte elettronica era il Tallone d’Achille. Nel 2013 la HRC, il potentissimo reparto interno Honda, aveva fornito lo stesso sistema di controllo della imbattibile MotoGP di Marc Marquez ma sulla Superbike non ha mai funzionato. Non bastava il software, serviva anche chi fosse in grado di scrivere i programmi giusti.

CERTOSINO – In Honda Neri non ha fatto rivoluzioni tecniche. La centralina (cioè l’hardware del sistema) è sempre quella fornita dalla britannica Cosworth. Perfino parte del software è uguale, la rivoluzione è stata concettuale. L’ingegnere italiano è partito da zero impostando l’attività di test invernali area per area: in un test si sono occupati esclusivamente del freno motore (che a Imola è stato decisivo), in un altro della regolazione del ride by wire (acceleratore elettronico, invece che comandato col filo) e così via. Neri guida uno staff di cinque persone, più ridotto rispetto ai settori elettronici delle altre Case presenti in Superbike. Nel GP d’apertura in Australia non era ancora completato, infatti Rea corse sulla difensiva arrivando sesto e quinto. Ma dal secondo GP, in Spagna, il rendimento si è impennato: nelle ultime sei gare Jonathan è salito cinque volte sul podio e nell’uscita “peggiore” ha fatto quinto. Un rendimento da titolo Mondiale. E chissà che Massimo Neri non abbia qualche altro asso nella manica.

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