13 Luglio 2016

Sulla crisi Superbike, lo zoccolo duro e le ricette di tanti medici ignari

Il campionato una volta più amato ha perso il suo pubblico di riferimento. E adesso come si torna indietro?

“Ma cos’è questa crisi? / Si lamenta l’impresario che il teatro più non va / Ma non sa rendere vario lo spettacolo che dà / ma cos’è questa crisi? / Metta in scena un grande autore / faccia agire un bravo attore / e vedrà che la crisi passerà”

AGGRATIS – Nella canzoncina degli anni ’30 Rodolfo De Angelis aveva già la soluzione in tasca. Ma alla vecchia, carissima Superbike  non manca solo il grande attore: sarebbe troppo facile. Negli ultimi tempi illustri commentatori hanno proposto la loro cura. Secondo Paolo Scalera “bisognerebbe che le Case portassero in circuito i giornalisti, come fanno nelle auto.” Ma non funzionerebbe, lo dice la storia del campionato. In quella che  gli appassionati di oggi ricordano come la “golden era”,  diciamo dal 1988 al 2000, alle gare Superbike andava un solo giornalista italiano. Io. E per tre anni (1995-97) la diretta è finita  su Tele+, quando la pay tv era ancora agli albori e il decoder lo avevano quattro gatti. E per altro: di quali corse auto leggete, che non siano la Formula1? Di nessuna. Quindi i viaggi mediatici aggratis non servirebbero. Nessuna casa di moto sarà mai così  folle da metterci un soldo bucato. Figuriamoci la Dorna: mi sono fatto l’idea che se potessero il media center lo farebbero a Guantanamo.

MERCATO? – Stefano Saragoni, ex direttore di Motosprint e altro decano del motogiornalismo, ha detto che la SBK non ha più senso perchè le maximoto non si vendono. Allora come si spiegano le tribune stracolme nel British Superbike, pur sempre un campionato di livello nazionale ma che sta conoscendo un vorticoso sviluppo? Il successo non si misura solo con gli incassi o l’audience tv, ma anche con il gradimento degli appassionati. Passione e appartenenza sono un valore, anche economico.  Anche in Italia, il BSB è ormai invocato come lo spirito della “vera” Superbike. Come mai?

DURI E PURI  – Eccoci al centro del problema: la Superbike, oggi, sta perdendo lo “zoccolo duro”, cioè quella fascia di appassionati che ha sempre considerato (a torto o ragione) le derivate di serie il “vero” motorsport. Non è proprio una nicchia, perchè stiamo parlando di circa un milione di persone, una parte possessori di moto, altri no, ma che potrebbero o vorrebbero diventarlo. Un tesoro, per il marketing. Non dimenticate che la Ducati è diventata quello che è oggi  grazie alle vittorie in Superbike negli anni ’90. Quando la Ducati era un furgone, quattro meccanici e un’azienda sempre sull’orlo del disastro.

MISSION IMPOSSIBLE – La prima cosa da fare è recuperare la moltitudine che sui social si rammarica della situazione. Sono incazzati neri ma se intervengono  significa che hanno ancora a cuore il destino del “loro” campionato. Il distacco con il pubblico di riferimento al momento è cosi’ grande che lunedi sui social faceva trend la “crisi” e quasi niente  gara 2 di Laguna Seca che, complice anche la defezione del vincitutto Rea, è stata bellissima e incerta fino all’ultimo metro. Se la gente si fa un’idea, è difficile fargliela cambiare.  Quindi, come si fa? L’operazione sarebbe di per sé difficile, ma oggi è quasi impossibile.

TRATTORI – La ragione è evidente: Dorna non ha mai capito perchè la SBK  fosse diventata un concorrente temibile. In 500GP la chiamavano il “Mondiale dei trattori” o “il cimitero degli elefanti”. Ma a Monza c’erano 90 mila persone e a Brands Hatch 125 mila. Oggi Monza è sparita, Brands fa ancora il pieno, ma per il BSB. Dorna non capiva prima e non capisce oggi. Vogliono proporre un Mondiale “per tutti”, ma non funzionerà. Perchè il mood della SBK è sempre stato antitetico: la gente andava a vedere Fogarty, Haga e  Bayliss sentendosi parte di una comunità esclusiva, i “veri motociclisti”, in antitesi alla “massa di quelli del calcio” che preferivano  Valentino Rossi. Per cavalcare i trend non basta mettere quattro stagisti che non sanno di cosa parlano a sparare tweet da mattina a sera.

STERILI – “La Superbike non è mai andata bene come adesso” ha detto Carmelo Ezpeleta poche settimane fa. E, dal suo punto di vista, è  verissimo: le ultime gestioni Flammini erano state un bagno di sangue,  la  Dorna il primo anno (2013) è andata in pari e poi ha cominciato a guadagnare: nel 2015 tre milioni abbondanti di profitto. Il problema è che la situazione attuale va bene solo al promoter e tutto il paddock è sul piede di guerra. Sottolineare che cosi’ non va non è  “sterile polemica”, caro Giulio Rangheri. E’ piuttosto amare la SBK e sperare che ne esca. Negli ultimi tre giorni ne ho discusso per ore al telefono con alcuni dei massimi finanziatori del campionato. Nessuno è contento, tutti lamentano che la Dorna “fa solo il suo interesse e la SBK non è  più un sistema dove tutti collaborano”.  E’ bastato che corsedimoto alzasse una (timida) voce di dissenso per scaldare i telefoni. Ma non basta lamentarsi con le voci libere, sperando che qualcosa succeda.  E’ ora che qualcuno che conta (e che paga…) cominci ad alzare la voce. Prima che sia troppo tardi.

Il calendario 2017

Video Ecco il circuito di Villicum in Argentina

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6 commenti

  1. manes ha detto:

    Beh, il pensiero di Saragoni vale come il pensiero dell’ultimo dei tifosi, ha rovinato completamente un settimanale che era bellissimo. Quando un direttore apre il giornale con la sua rubrica (anno 2007) dicendo di essersene andato da Misano perchè Stoner era in testa e Rossi aveva rotto, la si dice tutta sulla passione del personaggio. Per non parlare di altri episodi, tipo la famosa multa di suo figlio per divieto si sosta, pazzesco! Hai accennato al gradimento degli appassionati, azzeccando in pieno, purtroppo questo personaggio non è ancora riuscito a capire certe cose che son la base del motociclismo da sempre. Era, è e rimarrà il solito tifoso della domenica. Peccato per MS, era una bella abitudine andata avanti per moltissimi anni.

  2. Sbulbor ha detto:

    Il problema cari miei sono le persone. I duri e puri di cui parla sono il vero problema. Quelli che vedono le moto come antitesi al calcio, quelli che a 20 anni andavano in moto in maglietta, ma ora che hanno il GS ti fanno la morale sulla sicurezza. Il trend delle moto sta cambiando, giovani si avvicinano a questo sport con rinnovato entusiasmo, ma cosa trovano? GIORNALISTI – vecchi, sempre quelli, i “decani”, quelli che conoscono il paddock, ma non sanno fare un video, non sanno usare i nuovi media e mi spiace, non si può restare indietro. TIFOSI che tifosi vogliamo recuperare? Quelli che seguivano la SBK negli anni 90′?? Brutte notizie…moriranno. Dobbiamo cambiare il target dell’informazione motociclistica, puntiamo sui contenuti, sulla tecnica, parliamo ai tifosi/lettori/appassionati di domani perchè il mondo si trasforma e i motociclisti di oggi purtroppo/perfortuna sono diversi da quelli di ieri. Prima ci sarà un rinnovo generazionale in tutto il mondo delle moto (Ezpeleta, Uncini, ok tutti competenti, poi mai toccare miti come Uncini etc. ma c’è bisogno di svecchiare anche li) e prima potremo aprire una pagina nuova mettendo al centro la passione. Mi duole dire che gli unici che l’han capito son quelli di Sky che il 30% del loro share lo fanno per il “come” trasmettono contenuti più che per i contenuti stessi che propongono. Scusate il papiro, ma vedo sempre cercare colpevoli e soluzioni, mai capire cosa possiamo fare noi per il motociclismo.

  3. Mat21 ha detto:

    Immaginate una Superbike dove tutgi i team dello stesso costruttore abbiano lo stesso materiale, quanta più competizione ci sarebbe! Da quanto ormai alle prime curve non si vedono piú le ammucchiate di una volta?
    Tutto questo crea poco spettacolo e risultati giá scritti, SENZA LO SPETTACOLO NON CE PUBBLICO E QUINDI NIENTE SPONSOR.
    Guardate la SSP senza controllo di trazione sono tutti molto piú vicini, quindi dovrebbero farlo pure in superbike!
    Riportate la superpole al sabato verso sera, le 2 manche alla domenica. Tornate a correre a brands hatch e Monza e ritornerá la Superbike di una volta. E NON PARLATEMI DI SICUREZZA CHE SERVE PER SALVARE LE PERSONE NON A ROVINARE GLI SPORT. CORRONO SU 2 RUOTE IL RISCHIO CE SEMPRE. MA TANTO NESSUNO CI ASCOLTA.

  4. nik-on ha detto:

    Che dire, mi sono appassionato alle moto grazie alle superbike nei primi anni 90. Cosa mi colpì? La “somiglianza” rispetto alle moto di serie, tutte diverse tra loro in pista come diverse lo erano per strada. E nonostante ciò ogni anno vinceva qualcuno di diverso. Proviamo a fare un passo indietro e chissà che non ci troviamo 10 anni avanti.

  5. carlettoca_705 ha detto:

    Ma se negli ultimi anni avrebbe dominato Ducati, invece che la Verdona, saremmo stati qui a riflettere lo stesso sul destino della sbk? Manca anche a me una moto italiana lì davanti ma non è poi trascorso tanto tempo dal dominio Aprilia-Max e altri( finito poi più per le scelte scellerate di Aprilia che per mancanza di competitività della moto, la quale potrebbe tornare a vincere anche domani). Secondo me basta solo aspettare, Kawa non ha vinto per secoli ed oggi si prende la sua rivincita, domani magari Aprilia torna in forze e Ducati realizza una nuova sbk all’altezza del suo nome…chissà