31 Ottobre 2016

Rea che regala il secondo posto a Sykes ha sporcato la Superbike?

Il plateale gioco di squadra Kawasaki non è piaciuto agli appassionati. E ai vecchi tempi era pure vietato. Ecco un interessante precedente...

L’ultima immagine della Superbike 2016 è Jonathan Rea, già campione, che nel giro finale dell’epilogo in Qatar molla il gas e fa passare il compagno Tom Sykes per salvare l’uno-due Kawasaki nella classifica piloti.Il due volte iridato si è comportato da uomo-azienda. Ma alla stragrande maggioranza dei lettori di corsedimoto il gesto non è piaciuto per niente. “Jonathan ha sporcato la Superbike”.

La  Superbike è stata percepita per decenni come un campionato di puri, con logiche e comportamenti ben diversi dalle altre serie motoristiche. Una sfida giocata senza risparmio e senza guardare in faccia a nessuno. Tantomento agli interessi di bottega di team e costruttori. Rea che regala il secondo posto è la fine di un’epoca: la Superbike, oggi, non è più “something different”. E’ una F1 dei poveri.

Abbraccio a fine gara tra i due piloti Kawasaki

Abbraccio a fine gara tra i due piloti Kawasaki

VECCHI TEMPI – Quando la Superbike era la Superbike i giochi di squadra erano  espressamente vietati. Ce lo ricorda lo storico Maurizio Mazzoni. “A Estoril nel 1988 Stephane Mertens largamente in testa rallentò per far vincere l’altra Bimota di Davide Tardozzi che era in lotta per il Mondiale. A quei tempi i fatti di corsa erano giudicati dalla Giuria Internazionale, che era composta da una serie di commissari sportivi designati  dalle Federazioni Nazionali più importanti. Cambiavano ad ogni gara, quindi non erano “interni” al sistema come l’attuale Race Direction (dove due membri su tre sono espressione del promoter, ndr). Alcuni proposero di squalificare i due piloti Bimota e solo la mediazione del membro italiano riuscì ad avitarlo. In gara 2 però Mertens fu “costretto” a vincere, privando Tardozzi di cinque punti risultati fondamentali. L’attuale direttore sportivo Ducati perse il titolo per 6,5 punti su Fred Merkel, cadendo nell’ultima manche. Se fosse arrivato in vantaggio, la storia poteva finire diversamente. Come cambiano i tempi…”

Jonathan Rea, 29 anni, 2 Mondiali

Jonathan Rea, 29 anni, 2 Mondiali

RAGIONE DI STATO – 28 anni dopo in Qatar nessuno ha avuto niente da eccepire. La Kawasaki ha fatto festa, e amen. Chiaro che Jonathan Rea abbia seguito una strategia definita nei minimi dettagli. Se avesse vinto, a Sykes sarebbe bastato il terzo posto per tenersi dietro Davies in classifica. Ha provato ad inseguire la Ducati fino all’ultimo giro e vedendo che sarebbe stata imprendibile, è scattato il piano B, cioè ha fatto passare Tom.  “E che sarà mai arrivare secondo o terzo?” commentano gli appassionati sui social. Beh, mica è detto: i piloti ufficiali, di norma, hanno dei bei premi finali in base alla classifica d’arrivo.  Per Kawasaki invece contava l’onore, dimostrare di avere i piloti in pugno: il plateale regalo di JR ha cancellato l’onta della disubbienza di Loris Baz, che due anni fa sulla stessa pista non cedette la posizione a Sykes facendogli perdere il Mondiale a vantaggio dell’Aprilia di Sylvain Guintoli.

Baz era in partenza, Rea ha rinnovato per due anni. Doveva ubbidire e basta. Se lo abbia fatto volentieri  o a malincuore non lo sapremo mai.

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