21 Agosto 2016

MotoGP Gomme a pezzi La Michelin corre sul filo del rasoio

Sul bagnato il fornitore unico affonda e finisce nell'occhio del ciclone. Tecnologia e sviluppo sono al top ma la gestione del materiale è troppo ambiziosa

Al termine del GP Austria il fornitore unico della MotoGP aveva riscosso apprezzamenti a scena aperta. Su un tracciato dove la top class non correva dal 1997 il gommista francese aveva portato coperture perfette. Sette giorni dopo a Brno la Michelin è finita nel mirino per le anteriori da bagnato di tipo soft che hanno perso pezzi in mondovisione. Come mai?

RIFERIMENTI – In Repubblica Ceca il disastro gomme ha condizionato il risultato della gara ed estromesso in maniera forse irreparabile Jorge Lorenzo dalla lotta per il titolo Mondiale. Per non parlare di Ducati che a pochi giri dalla fine aveva quattro moto (di varie versioni) davanti a tutti e si è ritrovata con un pugno di mosche in mano. La debacle è stata ancor più incomprensibile considerando che il colosso di Clermont Ferrand nel settore “pioggia” ha sempre avuto una superiorità disarmante sui concorrenti quando nei GP c’era concorrenza e ancora oggi nei campionati dove non vige il regime di monogomma. Il problema non è tecnologico, ma di gestione.

AMBIZIONE – La Michelin è impegnata a fondo per fare in modo che in ogni condizione, su ogni pista, tutte le Marche e tutti i piloti siano nella condizione di andare più forte possibile. Anche se i francesi sono rientrati quest’anno dopo sette stagioni di stop, l’obbiettivo è andare più forte del precedente monofornitore Bridgestone. Cosa che, in diversi GP, è già successa, sia in gara che sul giro secco. Sabato, sempre a Brno, Marc Marquez aveva ritoccato (ampiamente) il record assoluto della pista. Ma avendo posizionato l’asticella dello sviluppo così in alto, c’è il rischio di incappare in clamorosi svarioni. Aver portato una “rain” così soffice come quella adottata da quasi tutto lo schieramento è stato un rischio incomprensibile, considerando anche che la Michelin non ha riferimenti recenti su gran parte dei circuiti MotoGP. Per evitare guai bastava andare sul sicuro, cioè portare una gamma di soluzioni più dure. Magari i piloti si sarebbero lamentati del poco grip ma non si sarebbero visti piloti rientrare ai box senza metà battistrada, né pezzi volare in pieno rettilineo. E fortuna che nessuno è caduto…

DIFFICOLTA’ – Essere fornitore unico non è così facile come si potrebbe ritenere. Non c’è il confronto diretto con altri gommisti ma bisogna gommare veicoli di cinque diversi Costruttori che dispongono di motorizzazioni, “quote” ciclistiche, sospensioni e caratteristiche tecniche completamente diverse. Per non parlare dello stile di guida dei piloti. C’è poi il vincolo del limite massimo di coperture disponibili per pilota a gara. Nei GP che filano lisci Michelin sta svolgendo un grandissimo lavoro, apprezzato da tutti. Ma la “finestra” di rendimento e la sofisticazione dei materiali è così sottile che incappare in rovesci come Brno ci sta. Con una controindicazione non da poco: quando tutto fila al meglio le gomme restano in secondo piano, se invece si vedono pezzi volare via la Michelin sale immediatamente sul banco degli imputati e per l’immagine aziendale le corse diventano un boomerang. Chissà se l’ambizione degli ingegneri verrà frenata dagli uomini del marketing…

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