10 Maggio 2012

La lezione di Monza

E' piovuto, governo ladro! Alla fine, leggendo qua e là, pare che la colpa del disastro di Monza non sia di nessuno, al massimo del brutto tempo. O anche del circuito, definito inadeguato. Peccato che le precedenti 18 edizioni fossero filate via lisce, o quasi, tra fiumane di pubblico ed entusiasmo. Peccato che appena sette […]

Interruzioni, ritardi, cancellazioni: Monza è stata un caos totale

E' piovuto, governo ladro!
Alla fine, leggendo qua e là, pare che la colpa del disastro di Monza non sia di nessuno, al massimo del brutto tempo. O anche del circuito, definito inadeguato. Peccato che le precedenti 18 edizioni fossero filate via lisce, o quasi, tra fiumane di pubblico ed entusiasmo. Peccato che appena sette giorni prima, sempre a Monza, il CIV abbia offerto cinque gare bellissime, due delle quali (stock 600 e stock 1000) con le stesse condizioni di pista semi umida.
Si sta cercando pure di minimizzare la portata della domenica più brutta dei 25 anni di storia. “L'importante è che non si è fatto male nessuno”, dicono. Mica vero: la SBK, nel suo complesso, si è fatta malissimo.

Chi tiene in mano il destino di questo campionato amato dagli appassionati, farà bene a tenere conto della lezione di Monza. Per non dover di nuovo fare i conti con un caos simile.
Ecco, secondo me, quello che non ha funzionato.

MOTO UNICA – Tra Assen e Monza la SBK avrebbe potuto correre tre gare con il flag to flag, ma senza muletto vietato da quest'anno è ovviamente impossibile. Ironia della sorte, in quattro stagioni c'è stata solo una gara con il FF (Misano 2009, successo di Ben Spies). La moto unica ha avuto successo in Supersport ed ha rinfoltito la griglia SBK 2012 permettendo ad un team come Liberty di schierare quattro piloti con il materiale che prima sarebbe bastato per due. Il risvolto grottesco è che la squadra che più ha tratto vantaggio dalla nuova norma abbia paventato la possibilità di uscire dal Mondiale in polemica per il casino di Monza.
Lo scorso anno anch'io mi sono schierato a favore della moto unica. Però, dopo quattro round, bisogna ammettere che bilancio è negativo: i top team hanno speso ingenti somme per dotarsi di sistemi di montaggio veloce di svariati componenti che, in caso di necessità, vengono trasferiti sul rolling chassis, cioè il telaio di scorta con sospensioni già montate che ogni squadra può tenere a disposizione nel retrobox.
Con una moto sola non è più possibile fare assetti diversi – per esempio uno per l'asciutto e l'altro per il bagnato – e ciò sta creando problemi ai piloti e alla Pirelli. Dopo la Superpole di Monza Honda, BMW e Aprilia avevano informato la Race Direction e la Pirelli che non avrebbero potuto correre in caso di bagnato perchè sulle loro moto la full wet si sarebbe distrutta dopo pochi giri. Magari era solo questione di assetti da perfezionare, per adeguare la moto alla gomma così tenera. Non lo sapremo mai. La MotoGP vuole seguire la stessa strada e vietare il muletto dal 2013? Una pazzia: la moto unica nella serie top creerà ancora più problemi che in SBK.

Ad Assen, due settimane prima, sul bagnato la Superbike è partita senza problemi

GOMME – La Pirelli è finita sulla graticola per non aver portato una full rain sufficientemente dura per resistere alle sollecitazioni della pista più veloce del campionato. E' strano che sia successo perchè Pirelli fornisce parecchie squadre impegnate nel CIV che a Monza aveva corso il week end precedente. I riferimenti quindi c'erano. La sensazione è che la Pirelli abbia voluto portare una gomma da bagnato molto competitiva, cioè morbida. Con una soluzione più dura i piloti si sarebbero lamentati del grip ma la gara sarebbe partita regolarmente pure con la pioggia. Il diktat di tre Case ha indotto la Race Direction a tergiversare sui tempi, sapendo che con il full wet parecchi piloti non sarebbero partiti. In SBK nessuna squadra per contratto può evidenziare problemi di gomme,tantomeno la Infront, visto che Pirelli è uno degli sponsor della serie. Quindi il diktat c'era ma nessuno ne ha parlato, per cui molte decisioni dei commissari sono sembrate incomprensibili.
La Race Direction ha rispettato la volontà di tre Case senza considerare che, per esempio, con il full wet altri (la Ducati) sarebbero andati a nozze. Checa non voleva partire per due chiazze d'umido in prima variante e in parabolica, ma dopo il diluvio di gara uno avrebbe corso tranquillo: lo ha detto in diretta TV. Per non parlare di Guintoli, mago del bagnato. Ecco un altro motivo che spiega i toni del comunicato al veleno emesso domenica sera dal team Liberty. La Race Direction si è trovata in mezzo tra Case che con il bagnato dicevano che non sarebbero partite, Case che con il bagnato sarebbero andate meglio che sull'asciutto (la Ducati) e la Pirelli che ha sostenuto, anche tramite comunicato stampa, che la full rain sarebbe arrivata in fondo alla gara senza problemi. Senno di poi: la Race Direction avrebbe dovuto scegliere una linea di condotta il sabato sera e non aspettare la benevolenza del meteo.

PILOTI – Okay, non si sono fatti male e di questo siamo tutti ovviamente felici. La sicurezza e l'integrità dei piloti è un valore per il campionato e la Race Direction fa bene a tenerne conto. Ma in MotoGP, per esempio, la Safety Commission si riunisce il giovedi per indicare alla Dorna e alla FIM se c'è qualcosa da modificare in pista. Va benissimo che i protagonisti dello show, quelli che rischiano la pelle, dicano come si può migliorare la sicurezza. Affidare agli stessi piloti la decisione se partire o meno però è sbagliato. La Race Direction avrebbe dovuto sentirli e poi decidere in autonomia. Qualche chiazza d'umido qua e là non sono motivi sufficienti per annullare una gara, perchè ci sono piloti, vedi Guintoli in Superpole, che magari in queste condizioni possono sfruttare loro particolari abilità. Così come ci sono talenti che volano sull'acqua, altri sono allergici al bagnato e fanno la differenza solo sull'asciutto. La Race Direction dispone delle immagini del broadcast tv, quelle che vediamo a casa, oltre a quelle (diverse) delle telecamere del sistema video di sicurezza. Ci sono inoltre i report in tempo reale dei capi posto nelle postazioni dei commissari di percorso. In ogni istante la Race Direction conosce le condizioni della pista in ogni angolo del tracciato. Quindi i piloti possono svolgere un ruolo consultivo, ma non devono esser loro a decidere. Domenica c'era chi non voleva partire, chi era indeciso e chi avrebbe voluto correre, sia in gara uno che in gara due. Affidando la decisione ai pochi piloti, non designati dai piloti stessi ma scelti da Infront direttamente, è stato un altro grave errore.
E' stucchevole anche vedere alzare in braccio in gara. Si potrebbero fare mille esempi di piloti che la gara precedente (Assen) hanno tenuto aperto il gas senza problemi anche mentre cominciava a piovere, magari quando erano in testa, e poi hanno alzato il braccio alla prima goccia di Monza, quando erano dietro.
Quindi: io credo che anche in caso di cambiamento del meteo, debbano essere le autorità sportive a dire quando la corsa si ferma, e quando no. Ovviamente tenendo ben di conto la sicurezza dei protagonisti.

INCIDENTI – Molti hanno sostenuto che il caos di Monza è diretta conseguenza dei gravi incidenti che hanno funestato l'inizio di stagione. È un parere che dal punto di vista umano è comprensibile e rispettabilissimo. Però concettualmente lo ritengo fuorviante. Oscar McIntyre è morto a Phillip Island per una tragica fatalità o se volete per eccesso di zelo: due anni prima era stata rimossa la barriera che gli avrebbe impedito di attraversare la pista dopo il suo drammatico fuoripista. Credevano che questa barriera fosse pericolosa. Joan Lascorz è caduto in una semicurva che è quasi un rettilineo, pare senza neanche urtare le protezioni di Imola ma facendosi male solo con lo schianto tremendo sull'asfalto. Brett McCormick ad Assen è volato in una curva veloce ma sicurissima, senza urtare nessun ostacolo fisso.
Sono stati tre incidenti come tantissimi altri, tre dinamiche diverse che potrebbero ripetersi. Come Tomizawa e Simoncelli rimasti in mezzo alla pista e tragicamente travolti.
Il motociclismo è un sport pericolosissimo, perchè quando corri a 340 km/h e cadi, è un miracolo non farsi nulla. A Monza l'unico incidente mortale nelle 19 edizioni si è verificato in pieno rettilineo, per una sfortunata collisione e successivo investimento del povero Michael Paquay in prova (1998). Giardate nel video il pazzesco incidente che si è verificato in Supersport nel BSB lunedi 7 maggio ad Oulton Park: quanti incidenti simili abbiamo visto? Centinaia. Spesso va bene, come in questo caso. Qualche volta, no.

http://www.youtube.com/watch?v=vx_fz9o7T4M&feature=youtu.be

La vera e unica sicurezza sarebbe smettere di correre. Decidete voi.
E se avete voglia scrivete qui sotto il vostro commento.

Lascia un commento