16 Giugno 2013

Il dramma di Alessia e il crudele senso delle corse

Alessia Polita non camminerà più. E' dura da accettare, ancora più difficile  da capire. L'incidente che ha fermato la ragazza più veloce d'Italia è solo l'ultimo di un lungo elenco. Tanto per dire: Misano, il circuito modello dove si è verificato l'incidente, è intitolato a Marco Simoncelli. Correre in moto è pericoloso. Molto. Negli ultimi […]

Alessia Polita non camminerà più. E' dura da accettare, ancora più difficile  da capire. L'incidente che ha fermato la ragazza più veloce d'Italia è solo l'ultimo di un lungo elenco. Tanto per dire: Misano, il circuito modello dove si è verificato l'incidente, è intitolato a Marco Simoncelli.

Correre in moto è pericoloso. Molto. Negli ultimi due decenni la sicurezza ha fatto passi da gigante: sono migliorati i circuiti, la tecnologia delle moto, le dotazioni di sicurezza dei piloti e i servizi medici. Al campionato italiano c'è una struttura di soccorso quasi identica a quella dei Mondiali: rianimatori lungo la pista, ospedale interno perfettamente attrezzato e l'elicottero disponibile in ogni istante. Ma quando fili a 300 km/h in precario equilibrio, giocando contro gli avversari e il destino, sai che tutto può succedere. Anche l'irreparabile.

Alessia sapeva quello che stava facendo. Le corse erano la sua vita, da sempre. Era veloce, determinata ed esperta. Non era la solita ragazza pilota che fa colore. Ne metteva dietro cosi tanti, di piloti uomini, che neanche ci si faceva più caso. La rispettavano tutti. Eccome.

“Coraggio è avere paura di entrare in un curvone a tutto gas e farlo lo stesso” diceva Renzo Pasolini, grandissimo campione morto a Monza nel '73. Sfidare il destino e se stessi, a volte fino alle estreme conseguenze, è  il crudele senso delle corse. Un'affascinante follia che dà gusto alla vita ma che può stritolarti nelle sue spire.

Alessia sapeva benissimo che correre è pericoloso e può costare caro. Tutti i piloti lo sanno. “Smettere di correre o smettere di piangere” ha ripetuto troppe volte Enzo Ferrari. Se amate davvero il motociclismo non dimenticatelo mai. Perchè le corse non sono un videogioco e i piloti, anche i più grandi,  sono più fragili degli eroi da fumetto.

Lascia un commento