16 Aprile 2015

E se Marc Marquez avesse perso un motore?

Ricorderete il salto da felino oltre il muretto, la corsa da centometrista per recuperare la Honda di riserva e poi la pole strappata con il giro più pazzo mai visto in MotoGP. Marc Marquez è un fenomeno, nessun dubbio. Ma facciamo un passo indietro. Che fine ha fatto il motore dell'altra RC213V ammutolita in pieno […]

Marc Marquez, 22 anni, ha vinto il GP delle Americhe. Ma un motore potrebbe essere andato (AP)

Ricorderete il salto da felino oltre il muretto, la corsa da centometrista per recuperare la Honda di riserva e poi la pole strappata con il giro più pazzo mai visto in MotoGP. Marc Marquez è un fenomeno, nessun dubbio. Ma facciamo un passo indietro. Che fine ha fatto il motore dell'altra RC213V ammutolita in pieno rettilineo? Sarà rotto irrimediabilmente o la HRC riuscirà a recuperarlo miracolosamente? L'episodio può cambiare le sorti del Mondiale più della prima vittoria stagionale del Piccolo Diavolo. Un eventuale cedimento sarebbe un grave problema per Marquez, e di riflesso un vantaggio per Valentino Rossi-Yamaha e Andre Dovizioso-Ducati. Vediamo perchè.

MM93 corre in pit lane dopo aver appoggiato la Honda RC213V al muretto (IPP)

CINQUE MENO UNO?– La Honda e la Yamaha per regolamento hanno dovuto punzonare alla vigilia dell'apertura in Qatar i cinque motori concessi per i 18 GP. Da qui alla fine i propulsori restano sigillati e nessuna evoluzione può essere introdotta. Le Marche che non hanno vinto neanche un GP la passata stagione (Ducati) o le esordienti (Aprilia e Suzuki) ne hanno a disposizione ben dodici e li punzonano quando vogliono, potendo cioè aggiornarli a piacimento. Cinque propulsori sono già pochissimi, significa che ciascuno deve resistere (approssimativamente) per 4 GP, considerando che  si percorrano circa 500 chilometri tra prove, qualifica e GP. Si tratta di motori da 260-270 cavalli, spinti a règimi di rotazione prossimi ai 17 mila giri, quindi estremamente sollecitati. Se il motore di Marquez è andato, la HRC dovrà farsene bastare quattro, cioè allungare la percorrenza di almeno 200 km ad unità. Per salvaguardare l'affidabilità la maniera più scontata è ridurre la prestazione, abbassando il règime di qualche centinaio di giri/minuto. Potrebbe essere già successo domenica: Marquez ha compiuto i 21 giri in 43'47”150 mentre lo scorso anno aveva impiegato 43'33”430, cioè quasi 14 secondi in meno. Fanno circa 7 decimi/giro, una differenza difficilmente attribuibile solo alle condizioni meteo, temperatura e asfalto. Un anno fa la prima “non Honda” al traguardo, la Ducati GP14 del Dovi, aveva beccato 20”, stavolta lo stesso binomio ha subìto appena 2”354 di distacco.

Tutti i motori MotoGP e SBK vengono sigillati: qui il Bmw S1000RR ufficiale (AlexPhoto)

CHE SUCCEDE ADESSO?– Se il motore è irrecuperabile e i quattro superstiti non bastassero, alla sesta punzonatura Marc Marquez dovrà partire dalla corsia box, cinque secondi dopo il resto della griglia. Col suo ritmo potrebbe recuperare la zona punti, ma poi chissà. In Qatar MM93 è finito dritto alla curva e la rimonta si è fermata al quinto posto. Quelll'errore però non era costato cinque secondi, forse neanche la metà. Capite benissimo che razza di vantaggio per Rossi e Dovizioso potrebbe derivare dalla situazione.  Marquez, seguendo il protocollo,  ha immediatamente spento appena ha visto balenare sul cruscotto la luce rossa d'allarme. E' un dispositivo adottato da tutte le Case proprio per non pregiudicare la meccanica. Sulla Ducati, addirittura, il sistema va in protezione da solo, cioè spegne immediatamente il motore. Adesso la chiave è: sarà possibile riparare il quattro cilindri Honda senza rimuovere i sigilli? In ogni caso è un'operazione difficilissima.

Impossibile riparare un motore MotoGP e SBK senza rimuovere i sigilli. O quasi…(AlexPhoto)

COME FUNZIONA? – I sigilli sono apposti collegando con fili di ferro sottilissimi le parti principali del motore. All'estremità del filo viene apposta una targhetta con un codice inserito nel data base dei commissari tecnici. Un sistema a prova di qualunque possibile manomissione. La posizione dei sigilli è stabilita per regolamento: sono inaccessibili la distribuzione e le testate, i cilindri sono collegati tra di loro e al basamento, anche il carter (la scatola che contiene albero motore e cambio) è intoccabile. Intervenire su organi interni senza rimuove i sigilli si può, ma è quasi impossibile. “Quasi” perchè c'è un precedente recentissimo in Superbike. Sulla Ducati di Troy Bayliss si è acceso l'allarme dopo appena due giri della prima sessione in Australia, la gara d'apertura del Mondiale. Un bel guaio, ma un pò meno  rispetto alla MotoGP perchè in SBK sono permessi 7 propulsori per 13 GP. L'unità è volata immediatamente a Bologna dove è stato appurato che si trattava di un fermo uscito parzialmente dalla sede. Il motorista Maurizio Perlini è riuscito a intervenire accedendo dalla coppa dell'olio, non soggetta a sigilli. Un'operazione chirurgica, tanto che adesso in officina vengono utilizzate attrezzature molto simili alle sale operatorie. Come il boroscopio, microscopica telecamera simile a quelle usate per le endoscopie. Chissà se anche in Honda saranno così fortunati. Intanto Marc Marquez incrocia le dita.

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