7 Giugno 2016

Cara Superbike, perchè non copi le regole tecniche del TT?

All'Isola di Man sono ammesse, a discrezione, anche le special: fascino, novità, sfida tecnica. Invece nel Mondiale vediamo sempre le stesse moto. E il numero chiuso è un cappio.

Non c’è la diretta TV, non ci corre Valentino Rossi e la tragedia è sempre dietro l’angolo. Eppure il Tourist Trophy guadagna popolarità, fascino, seguito. Sta diventando anche un evento glamour: a dare il via della gara Superstock c’era Toto Wolff, capo del team Mercedes F1. E gli stessi sponsor che stanno lasciando MotoGP e Superbike, fanno a gara per conquistarsi visibilità sulle strade dell’Isola di Man. La ragione del successo è semplice. Il TT è l’ultima enclave del motociclismo puro. Audacia, follia, destrezza. Ma non è solo romanticismo, c’è anche la sfida tecnica. Perchè gli organizzatori di Man (l’ACU, la federmoto britannica) sono assai più scaltri della Dorna plenipotenziaria del motociclismo moderno. E vi spiego perchè.

Toto Wolff, capo della Merced F1, ha dato  il via al TT Superstock

Toto Wolff, capo della Merced F1, ha dato il via al TT Superstock

APERTURA – Al TT corrono le stesse Superbike del Mondiale. Ma c’è una postilla geniale. “Le moto devono essere rispondenti al regolamento internazionale (deciso da Dorna, ndr) ma gli organizzatori hanno la facoltà di ammettere moto di particolare interesse tecnico.” Significa che quest’anno al TT nella Superbike corrono progetti fantastici che hanno scaldato per mesi l’attesa e l’interesse di milioni di appassionati. La più affascinante è la Honda RC213V-S, la replica stradale della MotoGP di Marquez e Pedrosa. Costa 188 mila € e verrà prodotta, sembra, in 250 esemplari. La più veloce è la Norton SG5, (nella foto in apertura) mitico marchio britannico che utilizza il motore Aprila V4 con specifiche CRT, quindi un’ibrido tra SBK e MotoGP. Non è un caso che questo razzo abbia spuntato la migliore velocità di punta sul rettilineo di Sulby, 317 km/h in un tunnel di case e alberi. La presenza più esotica è la Suter MMX 500, replica a due tempi delle GP anni ’90. Verrà prodotta in 99 pezzi.

BLOCCO – Queste tre meraviglie nel Mondiale non possiamo vederle perchè il regolamento impone  limitazioni insormontabili: 500 esemplari di produzione (in due anni),  costo massimo di 40 mila € e solo motori a 4 tempi. La domanda è: perchè? Sarebbe proprio sbagliato aprire le porte alle “special”, come l’attesissima Tamburini (con motore BMW) presentata il mese scorso? Ridarebbe interesse ad una categoria che (a volte) regala  belle gare ma sta perdendo appeal. Schiacciato dal dominio di Kawasaki e Ducati, con distacchi tra ufficiali e privati da tappa alpina del giro d’Italia, il glorioso Mondiale SBK sta perdendo la platea di riferimento, cioè gli appassionati core che adesso considerano il TT come la massima espressione della passione. Ci sarebbero mille modi per equilibrare le prestazioni, o al limite si potrebbero far correre le special fuori classifica. La RC213V-S sta andando più piano delle BMW “Superbike vere” ma l’urlo MotoGP style che riecheggia sugli strappi del Mountain o tra le case di Kirkmichael fa venire la pelle d’oca. Emozione, sorpresa, incanto. Tutti sentimenti che a bordo pista del Mondiale, aimè, si sono un po’ persi.

NUMERO CHIUSO – L’altro aspetto che piace del TT è che può correre  chiunque ha i titoli, cioè è in grado di girare in un determinato tempo sul giro. Nel Mondiale è il contrario: metà piloti pagano per correre, senza avere alcun diritto sportivo di partecipare ad un evento di livello Mondiale.  Il numero chiuso è un cappio legato al collo del motociclismo moderno. Incomprensibile a maggior ragione in SBK, visto che i dodici team sotto contratto Dorna non prendono lo stesso milione a pilota prerogativa della MotoGP. Allora perchè non aprire la partecipazione, magari per gradi? Ci potrebbero essere dodici team “preferiti”, ma perchè a Donington non possono isciversi altri dodici che fanno il BSB? Non ditemi che è un problema di regole, o elettronica libera che c’è nel Mondiale e nei campionati nazionali no. Le wild card correrebbero volentieri nel Mondiale anche in inferiorità tecnica. La Superbike è sempre stata anticipatrice di trend e novità, adesso non più. E’ questo il problema.

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3 commenti

  1. Sbulbor ha detto:

    non è che avete pensato che forse intorno al mondiale sbk girano molti più soldi e sponsor a cui magari non va bene invitare la M1 o rcv213v di turno affinchè domini in tutte le gare?

  2. Paolo Gozzi ha detto:

    Salve, anche intorno al TT girano molti soldi, molti di più di quello che si pensi. E anche al TT la presenza della RC213V-S ha destato parecchie polemiche, specie nei primi giorni di qualifica quando non era chiaro quale fosse il potenziale e i team concorrenti temevano che potesse sbaragliare. Cosa che poi non è successa. Il capo dell’organizzazione del TT, all’apparire delle prime polemiche, ha sbandierato il regolamento dove è scritto che loro in Superbike (e conseguentemente Senior) hanno facoltà di far correre a discrezione…chi vogliono. Se la WSBK non si dà una rinfrescata, molto presto, il mio sospetto è che tutti questi “molti più soldi” finiranno per evaporare.

  3. marcogurrier_911 ha detto:

    Buongiorno,

    giusto l’articolo e testimonio nel mio piccolo vedendo appassionati di tutte le età di un motoclub, le gare SBK hanno perso molto di attrattiva, e il merchandising come adesivi, tazze e tante t shirt nere con il logo del TT compaiono sempre di più alle riunioni.
    Non solo, i possessori di una Casa non seguono più di tanto il pilota nel Mondiale quanto lo schieramento di forze – della Casa stessa – e il risultato di un esercizio stressante quale una corsa su strada.