6 Marzo 2015

Aprilia e Ducati sempre più nemiche

Ormai è guerra aperta tra le due Case italiane. A scaldare la doppia sfida in pista, in Superbike e MotoGP, un corollario sempre più fitto di battutine, illazioni, veleni. Ogni occasione è buona per pizzicarsi. Festeggiando il titolo iridato di Sylvain Guintoli il presidente Piaggio Roberto Colaninno fece notare che “abbiamo battuto sia i giapponesi […]

Aprilia e Ducati ai ferri corti nel recente GP Australia. Lotta continua…

Ormai è guerra aperta tra le due Case italiane. A scaldare la doppia sfida in pista, in Superbike e MotoGP, un corollario sempre più fitto di battutine, illazioni, veleni. Ogni occasione è buona per pizzicarsi. Festeggiando il titolo iridato di Sylvain Guintoli il presidente Piaggio Roberto Colaninno fece notare che “abbiamo battuto sia i giapponesi che i mezzi italiani”, sprezzante allusione all’acquisizione Audi del marchio rivale. Ma il vero terreno di scontro dialettico è il nuovo regolamento Superbike che Aprilia ritiene troppo favorevole alla bicilindrica Ducati. “E’ preoccupante che poche settimane prima dell’inizio del Mondiale siano scomparsi gli air restrictor per le bicilindriche” ha osservato il direttore tecnico Romano Albesiano durante la presentazione MotoGP. La Ducati, tra una chiacchera da paddock e l’altra, semina  dubbi sulla capacità Aprilia di produrre da qui a fine 2016 i mille esemplari della nuova RSV4-RF appena omologata. Un colpo basso tira l’altro. Vediamo cosa stanno reciprocamente insinuando.

Romano Albesiano, 51 anni, responsabile corse Gruppo Piaggio, e l’iridato Sylvain Guintoli, 32.

RESTRITTORI – In Superbike, da sempre, si sfidano due tipi di motorizzazione: quattro cilindri 1000 cc (come Aprilia, MV, Bmw e giapponesi) e due cilindri 1200 cc (Ducati e l’americana Ebr-Buell). Il consistente vantaggio di cubatura  serve per bilanciare la maggiore potenza specifica dei motori plurifrazionati. In parole povere: le quattro cilindri hanno più cavalli, le due una risposta più pronta in uscita di curva. Nel regolamento c’è una norma studiata per garantire il massimo equilibrio tecnico e la spettacolarità delle gare. Se la Ducati andasse troppo forte, verrebbe rallentata strozzando i condotti di alimentazione tramite montaggio degli “air restrictors” tra il corpo farfallato e la testata. I restrittori sono flange in metallo di diametro stabilito per regolamento. Più la Ducati vince, più il foro che fa passare la miscela aria-benzina rimpicciolisce.

Il bicilindrico 1200cc della Ducati Panigale 1199R

BILANCIAMENTO -La Ducati non vince da ottobre 2012 e  ha gareggiato per tutta la passata stagione e nel GP d’Australia apertura 2015 coi condotti liberi. Il vero nodo non è restrittori si-restrittori no, ma il meccanismo di bilanciamento basato sui piazzamenti delle due tipologie motoristiche calcolati ogni tre GP (sei manche). Stante l’attuale situazione di equilibrio, con tante marche in gioco per le vittorie di tappa, è abbastanza improbabile che la penalizzazione scatti. Bisognerebbe che la Ducati facesse primo-secondo in sei gare di fila, o qualcosa del genere. Improbabile. Tra l’altro lo stesso Albesiano ci ha raccontato di aver compiuto simulazioni fluidodinamiche per indagare l’effetto dei restrittori sulle prestazioni, arrivando alla conclusione che non c’è limitazione finchè la flangia non scende sotto 50 mm, cioè il terzo stadio della penalizzazione. Che avanza di tre GP alla volta  in questo modo: adesso nessuna flangia, poi 52 mm, quindi  50 mm, 48 mm e 46 mm. Stante l’attuale meccanismo, la Ducati verrebbe frenata solo se vincesse a raffica, cioè otto-nove gare di fila. Quindi il sistema di calcolo è sostanzialmente inefficace, cioè da rivedere e semplificare.

“Semplicemente imbattibile”: versione stradale Aprilia RSV4-RF

OMOLOGAZIONE– La Ducati, sottovoce, invece mette in dubbio la capacità Aprilia di commercializzare il numero di esemplari previsti dalle regole d’omologazione, cioè 125  prima del via del campionato (obbligo cui Noale ha già ottemperato), 250 entro il prossimo 31 dicembre 2015 e 1000 a fine anno successivo. In effetti non sono pochi per un modello ultrasportivo destinato ad una clientela stradale particolarmente appassionata e preparata. Ma ai fini regolamentari è sufficiente produrre e rendere disponibile il modello nella rete di vendita. C’è da sottolineare che Aprilia ha dovuto resentare una nuova versione, la RSV4-RF per adeguarsi all’obbligo di montare  pistoni e bielle stradali sul modello da competizione. Limite al quale Noale ha ottemperato semplicemente adottando i particolari da corsa sulle moto vendute al pubblico. La  Ducati usa questo sistema da sempre e tra l’altro pure lei ha appena omologato ex novo la Panigale 1199R. La guerra di parole continuerà. E siamo appena alla prima gara…

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2 commenti

  1. Pito28 ha detto:

    Tralasciando le boutade di Colaninno, uno dei tanti uomini di sventura dell’industria italiana, personalmente sono d’accordo con Aprilia.
    Ora è verissimo che un 4 cil. 1000 avrà sempre più potenza di un 2 cil. 1200, ma nel ragionamento sulle cilindrate non si tiene mai conto della coppia, sfacciatamente favorevole a chi ha i cilindri “più larghi”. Questo solo per dire che Ducati si lagna della potenza ma non proferisce verbo sulla coppia. Che poi la prima sia più influente in gara della seconda significa solo che un’architettura motoristica è più adatta alle competizioni di un’altra.
    Cmq, a mio modestissimo parere, il favore più grande che fa il regolamento a Ducati st’anno è l’impossibilità di modificare i rapporti del cambio che, in soldini, mette un toppa (il grosso lo fa l’elettronica) alla carenza di coppia dei 4 cilindri. Questo pur in presenza del fatto che il modello stradale della RSV4 prevede il cambio estraibile e la possibilità di fare questa modica. Ergo, ad una semplice RSV4 da concessionario si può apportare una modifica vietata al team ufficiale SBK.
    E questo fa infuriare Aprilia. A mio modo di vedere a ragione.

  2. nory ha detto:

    Ducati è stata favorita per decenni quando la cilindrata era 1000 per loro e 750 per i quattro cilindri. La soluzione sarebbe molto semplice: stabilire una cilindrata massima unica e al limite dare qualche kg in meno di peso minimo alle bicilindriche.