22 Febbraio 2014

Alex Lowes, il nuovo talento Superbike sbocciato in Italia

Alex Lowes, 23 anni, è il nuovo fenomeno della Superbike. La passata stagione ha dominato la serie nazionale con la Honda, appena sbarcato in top class ha messo le ali alla Suzuki, una moto che da tre anni navigava nei bassifondi. Non ha mai gareggiato fuori Europa, non conosceva Phillip Island ma i pesci grossi […]

Alex Lowes, 23 anni, è il nuovo fenomeno della Superbike. La passata stagione ha dominato la serie nazionale con la Honda, appena sbarcato in top class ha messo le ali alla Suzuki, una moto che da tre anni navigava nei bassifondi. Non ha mai gareggiato fuori Europa, non conosceva Phillip Island ma i pesci grossi hanno già cominciato a temerlo. Il gemello Sam è campione del Mondo Supersport e debutterà in Moto2. Pochi ricordano che la carriera di Alex Lowes è sbocciata in Italia, nel 2008. Luca Letteratis, proprietario del Team06, ci racconta la storia.

Settembre 2008, Donington: Lowes 2° nella Stock 600, suo unico podio internazionale. Al centro Luca Letteratis.

Che c’entra Alex Lowes con l’Italia?

“Ha un animo decisamente mediterraneo, nonostante un aspetto molto più “british”. E ha una capacità molto “italiana” di adattamento alle persone e alle situazioni. A parte questo, c’entra con l’Italia perché la sua carriera nelle derivate di serie è iniziata nel 2008 con un team italiano, il mio Team06, all’epoca team ufficiale Kawasaki nel Campionato Europeo Superstock 600. C’entra perché nella stessa stagione ha esordito su una 1000 Stock  nel Campionato Italiano, sempre con il Team06 e perché ha gareggiato per una casa italiana, la Mv Agusta, nel 2009”.

Cosa colpì di lui esordiente?

“Rimasi folgorato. In realtà me lo segnalò Silvano Di Giovanni, all’epoca dirigente di Fg Sport. Uno che ha visto nascere la Sbk e che di giovani talenti ne capisce. Andai in Inghilterra a vederlo. Correva nel campionato inglese in 125 cc. Quella gara non la vinse, ma fu un colpo di fulmine. Alex ha sempre avuto una guida irriverente ma pulita, aggressiva ma stilosa al tempo stesso. Diciamo che non è un funambolo, ma mette sempre le ruote dove vuole lui, e quando bisogna essere un po’ più duri del solito, con la moto o con qualche avversario, non se lo fa dire due volte”.

Alex Lowes, 23 anni, con la Suzuki a Phillip Island

Nel periodo italiano dove ha corso?

“Nel 2008 decisi di farlo esordire nel Campionato Europeo Superstock 600. Eravamo il Team ufficiale Kawasaki e la casa ci assicurò un sostegno serio e concreto, anche la Marzocchi ci assicurò un supporto straordinario, ma in quel periodo la Kawasaki non era competitiva come oggi. Tutt’altro. Faticavano tutti con la verdona, eppure Alex stava sempre davanti, la portava oltre il limite, spesso commettendo errori che compromettevano il risultato finale, ma le prestazioni erano di rilievo. Riuscì comunque nell’impresa di portarla un paio di volte in prima fila e una volta a podio, secondo a Donington. Non aveva ancora 18 anni e avevo capito che quella 600 gli stava stretta. Così insieme ad Enrico Folegnani, uno che ha lavorato con grandi Campioni, e che era il suo responsabile tecnico, decidemmo di farlo esordire su una 1000, a Vallelunga in una gara del Civ.  Nel 2009, invece, il Team passò in Yamaha e partecipò solo al Civ, e così piazzai Alex in Mv Agusta. Anche in quella stagione la moto aveva dei problemi, forse di “vecchiaia”, ma al netto delle complicazioni tecniche, le prestazioni erano di assoluto rilievo. Nel 2010 il mio Team tornò nella Coppa del Mondo Stk 1000, in collaborazione con Alstare. Il Main Sponsor era il Comune di Roma, il pilota era Davide Giugliano, un altro mio pupillo. Anche lui un ragazzo straordinario. Alex aveva trovato un accordo per correre nel campionato inglese. Nell’accordo era previsto che lui potesse partecipare come wild card anche con il mio Team nella Coppa del Mondo Stk 1000, ma poi gli inglesi non gli dettero mai di fatto il permesso”.

Lowes poteva debuttare nel Mondiale tre anni fa. Ce lo racconta?

Provai a convincere Francesco Batta (attuale manager Bimota, ndr) a mettere in piedi una sorta di “rookie team” in Sbk con una moto allestita un po’ come le attuali “evo”. L’idea era quella di farci salire sopra Alex. Eravamo a un passo, poi Batta non se la sentì e non se ne fece niente. Peccato, avremmo anticipato i tempi. Meglio per Alex però, magari non avrebbe mai vinto il campionato inglese 2013!”

Alex Lowes al debutto con la Suzuki nel Mondiale SBK

Predestinato o è cresciuto nel tempo?

“A Vallelunga, quando esordì a 17 anni su una 1000 nel Civ, salì per la prima volta sulla moto il Venerdi. Il Sabato era già tra i primi 3. Predestinato, non ci piove.”

Che ragazzo è, nel privato?

“Ha un animo latino. Nel 2008 lui ha vissuto un intero anno a Roma. Potrei raccontare di quando stupito mi telefonò dicendomi che gli avevano rubato la bicicletta, che ovviamente aveva lasciato incustodita per qualche ora presso una stazione ferroviaria, oppure di quando scoprii che non era andato ad una sola lezione di italiano che gli avevo pagato. Insomma, aveva 17 anni, era vispo, me ne combinava una al giorno. Ma si faceva volere un gran bene”. 

Qual è la dote principale di Alex?

“La professionalità, la capacità di messa a punto e la sensibilità di guida. Lui scende dalla moto e non ti dice più di due cose da fare. E’ sempre molto sicuro delle sensazioni. Non è uno dalle riunioni tecniche infinite. Poi se il problema rimane, domani è un altro giorno, sale in moto e va, poche chiacchiere.  Lui è progressivo, non va a singhiozzo, e quando parte, allora non lo ferma più niente e nessuno.”

 Ha punti deboli?

“E’ maturato molto dal ragazzino che ho cresciuto io. Credo che la vittoria del campionato inglese gli abbia dato quella tranquillità di cui aveva bisogno. Sicuro di sè lo è sempre stato, aveva bisogno di tranquillità. Si raggiunge con la maturità. E’ arrivato il suo momento ormai”.

Il gemello Sam nel 2013 ha dominato il Mondiale Supersport. Che rapporto hanno?

“Splendido, non competitivo. Ognuno dei due dice che il vero talento è l’altro. La famiglia è splendida. Mai avuto un solo problema con loro. In Italia loro sarebbero la tipica famiglia del Mulino Bianco”.
Vincerà subito?

“Se la moto è competitiva come nei test, può fare tanto bene, fino a stupire tutti. Vincere una manche contro gente che ha l’esperienza di Sykes e Melandri non è facile. Sarà dura. Però quest’anno qualche carta è stata rimescolata. Non so se all’esordio o più in là nella stagione, ma vincerà. Alex è il futuro della Sbk. Un futuro molto, ma molto prossimo. E non solo per la Sbk. Parola di chi lo ha preso dalla 125 e nel giro di 3 mesi lo ha messo su una 1000 e che da allora ne è rimasto folgorato”

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