21 Marzo 2015

Adesso viene il difficile per Troy Bayliss

E' già notte a Buriram, Thailandia profonda. Se state pensando che il paddock della Superbike stia celebrando l'impresa di un fuoriclasse che a quasi 46 anni si è rimesso in gioco scalando la terza fila dopo un lustro e mezzo di stop, guidando da far drizzare i capelli come ai bei tempi, vi sbagliate. Sentite […]

Troy Bayliss, 45 anni, 7° tempo nella qualifica del GP Thailandia (AlexPhoto)

E' già notte a Buriram, Thailandia profonda. Se state pensando che il paddock della Superbike stia celebrando l'impresa di un fuoriclasse che a quasi 46 anni si è rimesso in gioco scalando la terza fila dopo un lustro e mezzo di stop, guidando da far drizzare i capelli come ai bei tempi, vi sbagliate. Sentite cosa trasmette radiobox:  Troy guida con troppa irruenza e mette in crisi la Ducati. Troy friggerà le gomme dopo pochi giri. Troy rallenterà a neanche metà gara, sfinito dallo sforzo. Altro che il personaggio carismatico che mancava, Bayliss, il fenomeno senza età,  sta diventando il nemico. Il ritorno del Mito  ruba la scena, scombinando equilibri e strategie. Se ritornasse a casa a bere birra in spiaggia con gli amici sarebbe un respiro di sollievo. Per molti. Magari succede. O invece no, chissà.

(AlexPhoto)

SCORBUTICO – Si, Troy sta mettendo alla frusta la Panigale. Entra di traverso, spinge su manubrio e pedane come volesse piegarla, la rialza in un attimo e spalanca il gas fin quanto ce n'è. Dicono che le Superbike di oggi siano diverse da quelle che guidava lui, ora sono più precise, lineari, con assetti che vanno gestiti in un certo modo per non mandare in tilt l'elettronica. Sarà. Nel giro Superpole Troy ha pagato appena sei millesimi nel terzo settore, quello più guidato. Nel T2, il primo tornantone e la curva più veloce, ha limitato il distacco ad appena 117 millesimi. I 952 millesimi incassati dalla pole dello strepitoso Jonathan Rea sono maturati tutti nel T1 e nel T4, dove in effetti Bayliss è stato tra i meno incisivi. Nessuno considera che possano pesare fattori tecnici, cioè problemi Ducati.

(AlexPhoto)

RIFERIMENTO – Giova ricordare che SuperTroy sta correndo con una moto che non ha ancora mai vinto. Nel disastroso 2013 la Ducati ha fatto un solo podio sul bagnato, lo scorso anno con Davide Giugliano e Chaz Davies ne ha raccolti sei. Finora la Panigale non è mai andata oltre il secondo posto, giocandosi realmente il successo una volta sola, il mese scorso in Australia. Nei due anni precedenti l'hanno guidata piloti giovani, allenati e preparati da settimane di test. Buriram poi si sta rivelando penalizzante per la 2V italiana. “L'anteriore non dà fiducia, è difficile essere costanti perchè basta un piccolo errore per lasciare decimi preziosi.” Parola di Chaz Davies, 28 anni, iridato Supersport 2011, insomma uno che va. Bayliss è arrivato a soli 250 millesimi dal compagno, senza precampionato, senza niente. Più che “irruenza eccessiva” questa mi sembra un'impresa destinata a restare nella storia della moto.

Haslam, Rea, Lowes, podio Superpole Thai (AlexPhoto)

COMUNQUE VADA – Cosa può combinare Troy nelle due sfide nell'inferno thailandese? Sicuro che Kawasaki e Aprilia là davanti sono imprendibili. Jonathan Rea ha un passo strepitoso, lo aveva già venerdi  e alla vigilia ha ribadito il concetto. Leon Haslam è incollato, quindi in grado di ribaltare il pronostico. Torres guida la stessa RSV4, non ha esperienza ma con il razzo di Noale pure l'ex promessa mancata della Moto2 diventa un brutto cliente. Sulla coppia Lowes-Suzuki non  metterei la mano sul fuoco, il ragazzino è velocissimo sul giro secco ma in Australia quando contava è affogato in un mare di problemi tecnici. Sykes, iridato 2013 e mai peggio di secondo da tre stagioni di fila, era un fenomeno, adesso che le sta prendendo da Rea viene già considerato un bollito.  Ma con la Ducati, qui dentro, sarà difficile piegarlo. Quindi il settimo posto della qualifica è, più o meno, il massimo che Troy potrà fare. Sempre che non si stanchi, che non bruci le gomme e non pieghi la moto…

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