12 Maggio 2018

Esclusiva Sic58, Marco Grana: “Vogliamo vincere per Simoncelli”

L'ingegnere Marco Grana del Team Sic58 di Moto3 illustra il suo ruolo di capotecnico al fianco di Tatsuki Suzuki e Niccolò Antonelli. E ricorda l'anima del progetto: Marco Simoncelli

Quando ci si avvicina al team Squadra Corse Sic58 sembra di avvertire un cuore che pulsa a gran ritmo, il fremito di un sogno che spinge con forza sui confini della realtà per raggiungere l’obiettivo della vittoria. Fare parte di questo team significa avere una grandissima dose di passione, impegno, grinta, dolcezza, allegria, proprio come era nel DNA di Marco Simoncelli. La mente di questo progetto è papà Paolo, le braccia Niccolò Antonelli e Tatsuki Suzuki, il motore pulsante la Honda, ma dietro di loro si cela un encomiabile lavoro di persone che remano incessantemente per un unico traguardo: vincere. Tra queste un ruolo primario riveste l’ingegnere Marco Grana, capotecnico del team Sic58, lo stratega del box, che ha il difficile compito di coordinare uomini, mezzi, dati, sensazioni (perché il motociclismo è anche questo!). Con lui abbiamo cercato di scoprire l’importanza del suo lavoro e fatto un primo bilancio stagionale dopo quattro gare.

Come si svolge il ruolo di un capotecnico e quanto è difficile trovare il set-up ideale?

Normalmente si arriva sul circuito il mercoledì pomeriggio, i meccanici montano la struttura e il capotecnico dirige un po’ i lavori. Le moto si iniziano a visionare il giovedì mattina, si controlla la gara precedente, la gara dell’anno precedente e qui inizia il vero lavoro del capotecnico. Durante i test invernali si segue una tipologia di lavoro, riguardo una direzione di set-up dove lavorare, e gara dopo gara si cerca sempre di migliorare. Quando si arriva al circuito sarà un lavoro di considerazione riguardo la moto utilizzata nella gara precedente, pregi e difetti della moto e le caratteristiche del circuito che si andranno ad affrontare. A Jerez, ad esempio, si lavora con un circuito dove ci sono frenate forti e ripartenze, Le Mans è una tipologia simile. Quindi si studiano pregi e difetti della moto in base allo stile di guida del pilota e in base al circuito dove si farà la gara.

Qual è la parte più difficile del lavoro di capotecnico?

La parte più difficile è sfruttare al 100% il pilota, nel senso riuscirgli a dare un mezzo performante ma adatto al pilota, riuscendo a far emergere dal pilota le proprie caratteristiche. Ma soprattutto creare un legame con lui, un’unione che si forma soltanto con il tempo, cercando di essere un amico.

Suzuki a Jerez ha ottenuto uno dei migliori risultati in carriera. Cosa resta da migliorare?

E’ un pilota veloce, lo dimostra a sprazzi, quello che gli manca è un pizzico in più di consapevolezza in se stesso, ma soprattutto l’aggressività nella bagarre, perché i piloti europei sono più agguerriti dei piloti giapponesi.

Antonelli è alla sua prima stagione con il team Sic58. Come si è ambientato e quali sono gli obiettivi per questa stagione?

Antonelli veniva da una stagione sicuramente non positiva, l’obiettivo è sicuramente come il mio, vincere un mondiale. Per raggiungere questo obiettivo serve costanza di risultati in gara, cosa che lui nella sua carriera ha sempre fatto fatica ad avere, nel senso che ci sono tante gare positive per lui, ma anche negative. Quest’anno intanto l’obiettivo è farlo rimanere nelle posizioni di vertice in tutte le gare del Mondiale. Il nostro obiettivo è vincere.

Nel vostro box campeggia una gigantografia di Marco Simoncelli. Cosa ti passa per la mente quando ti soffermi su quell’immagine?

Marco è la punta di diamante del nostro team, tutto è per lui, quella gigantografia mostra il tutto, l’obiettivo che il team vuole per lui. Io lo conoscevo prima della sua morte, è il nostro punto di riferimento, in tutto quello che noi facciamo è al centro del nostro progetto.

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