19 Dicembre 2017

Moto-e, cosa si prova alla guida di una GP elettrica?

Nel 2019 partirà, tra lo scetticismo generale, il campionato delle GP elettriche. Ma vanno già più forte di quanto di creda...

Nel 2019 partirà il campionato delle moto elettriche. Gli appassionati, cresciuti a rumore e odore di benzina, sono assai scettici. Eppure le GP elettriche vanno più forte di quanto di creda. La Gazzetta dello Sport ha pubblicato le impressioni di Stefano Cordara, che ha provato in pista la CRP, antesignana della Energica che vedremo in azione nella serie Dorna. Ecco le sue impressioni.

RIVOLUZIONE – Le moto elettriche sembrano appartenere a un futuro lontano. Ma quando improvvisamente ti ci ritrovi seduto sopra, pronto per entrare in pista, capisci che il futuro è qui e la «rivoluzione silenziosa» è ormai lanciata. Ho avuto modo di provare la CRP da competizione qualche tempo fa. Una moto «nativa» elettrica, sviluppata apposta per correre. Salire su una moto che fa il rumore delle macchinine radiocomandate con cui si divertono i miei figli, può lasciare un po’ spiazzati. Quando guidiamo le moto «termiche» siamo abituati a utilizzare molto il senso dell’udito per sfamare la nostra brama di potenza. Il gran numero di scarichi aperti venduti «aftermarket» lo certifica. Più si fa rumore, più si va forte. E l’elettrica? Silenzio. L’udito non serve e questo può anche falsare la percezione della potenza.

COMANDI –  Differenze? A parte il rumore, sono i comandi a essere diversi. Non c’è leva della frizione e nemmeno quella del cambio, in compenso c’è un pulsante (sempre sul semimanubrio sinistro) che si aziona con il pollice. È quello del freno motore, che va generato” ad hoc, perché il motore elettrico ha lo stesso freno motore di una bicicletta: zero. Premendo quel tasto, in staccata o in percorrenza di curva, si ottiene quindi una coppia frenante (che ricarica anche le batterie) che può essere tarata a piacimento su valori che vanno dal 15 al 50% di quella motrice. Serve qualche giro per capire a fondo il mondo delle competizioni in elettrico, perché l’erogazione è «tutto subito», non c’è un picco di coppia, le masse in gioco sono consistenti, la distribuzione dei pesi differente, c’è molto carico sull’avantreno e la moto tende a essere un po’ pesante nei cambi di direzione.

SENSAZIONI –  Serve un po’ di tempo anche perché i primi giri servono per riprendersi dal disorientamento dato dal silenzio totale in cui si viaggia. Ma silenzio non è il termine corretto: non c’è il rumore del motore, vero, in compenso gli altri rumori ci sono e si sentono eccome. Anzi, senti tutto quello che normalmente non sentiresti: il sibilo dei dischi in frenata, lo sbatacchiare della catena sul forcellone nei passaggi da accelerazione a decelerazione. Il vento che corre lungo il casco. Quando sei in pista, importa poco se quello che guidi faccia «brum» o «zzzzz». Alla fine, elettrico o a scoppio che sia il motore, si devono fare le stesse cose: staccare, accelerare, curvare e andare più forte degli altri. Ci si diverte? La risposta è sì.

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