14 Dicembre 2017

Supersport: Ayrton Badovini con MV Agusta “Saremo competitivi”

Dopo una difficile stagione in Superbike Ayrton Badovini torna in Supersport con la MV Agusta e dice: "Possiamo lottare per le prime posizioni."

Una delle novità emerse per il Mondiale Supersport 2018 dopo la pubblicazione delle entry list è il ritorno nel campionato di Ayrton Badovini.

Il pilota di Biella, classe 1986 e Campione FIM Superstock 1000 2010 , correrà in Supersport dopo una difficile stagione 2017 in Superbike col team Grillini Racing e lo farà col team Factory Vamag, che avrà il supporto diretto del reparto corse della casa varesina. Per “Speedy” il 2018 sarà l’anno del ritorno nel Mondiale Supersport, campionato dove nel 2016 ha vinto a Sepang e ottenuto il sesto posto finale con la Honda del team Gemar Balloons Lorini.

Abbiamo intervistato Badovini per sapere cosa si aspetta da questa nuova avventura e anche per parlare del 2017 e della situazione del Mondiale Superbike. Ecco cosa ci ha detto.

Cosa ti aspetti da questo ritorno in Supersport?

Sicuramente ci aspettiamo di essere molto competitivi. Sia il pacchetto tecnico, sia la squadra sono di primissimo livello e credo ci siano le condizioni giuste per lottare per le prime posizioni.

Avevi già guidato la MV Agusta in passato?

Sì, ma non la F3. In passato ho corso con la MV Agusta in Superstock 1000 nel 2017 ottenendo anche una vittoria a Magny Cours, ma la loro tre cilindri per me è una cosa nuova.

E i membri del team li conosci già?

I membri li conosco tutti di fama, dato l’ottimo lavoro che hanno svolto in questi anni, e il mio ingegnere elettronico sarà lo stesso del 2017. Inoltre, uno dei due meccanici è lo stesso con cui ho lavorato in Superstock negli anni 2005 e 2006 ed è curioso averlo ritrovato dopo tutto questo tempo.

Quando farete i primi test?

Abbiamo già girato a Cartagena e questi test sono stati molto importanti per me, dato che sono tornato in pista dopo l’infortunio alla spalla di Jerez. Chiaramente mi manca ancora un po’ di forza, essendo stato fermo per un po’, ma non sento dolore e sono molto contento per questo. Sfrutterò la pausa invernale per tornare pienamente in forma e poi faremo ulteriori test a Jerez e Portimao, dopo di che ci sarà Phillip Island.

Che bilancio fai della tua stagione 2017 con Grillini?

Sicuramente è stata una stagione al di sotto delle aspettative. Sapevamo di non avere i mezzi per lottare per le prime posizioni, ma non ci aspettavamo neanche di essere così indietro. Il livello si è alzato tantissimo e nonostante il duro lavoro da parte mia e di tutto il team non siamo riusciti a scalare la classifica. Purtroppo sono mancate tante piccole cose e in un campionato dove anche due o tre decimi sul passo gara possono fare la differenza deve essere tutto al 100%.

Salvi qualcosa di questa stagione?

Sicuramente salvo l’esperienza fatta. A livello psicologico è stato molto difficile andare a correre e sapere che non sarei stato competitivo come volevo, ma faccio tesoro di tutto questo al fine di reagire e tornare competitivo nel 2018.

In passato hai dimostrato di essere un pilota di vertice in Superstock 1000 e anche in Superbike e Supersport. Cosa ha spinto un pilota competitivo come te ad accettare la proposta del team Grillini, abituato a lottare per le ultime posizioni?

È stato un insieme di cose. Quando è nato questo progetto, il team puntava a fare il salto di qualità e a togliersi la nomea di squadra “che fa numero” e per me si trattava di una nuova sfida. Inizialmente è stato difficile, ma ero comunque convinto di quello che facevo e volevo aiutare il team a crescere e a guadagnare posizioni. I tempi sul giro sono migliorati, ma rispetto a due o tre anni fa il livello si è alzato notevolmente e ciò ha reso i nostri passi avanti insufficienti.

Per il 2018 Dorna proverà a riportare equilibrio e spettacolo in Superbike limitando i giri motore delle moto e utilizzando un software che “castra” chi va più forte. Secondo te funzionerà?

Non credo siano le soluzioni giuste. Comprendo la scelta di Dorna, ma penso sia più opportuno adottare misure diverse. Secondo me non si dovrebbe penalizzare chi va più forte, bensì cercare di mettere tutti nelle stesse condizioni a livello di elettronica, componente che oggigiorno gioca un ruolo fondamentale. Mi viene spontaneo guardare al British Superbike, dove grazie alla centralina unica vediamo gare spettacolari e molte moto diverse nelle prime posizioni. Inoltre, il fatto che nei test di Jerez Jonathan Rea abbia girato più forte che in gara nonostante il limite giri motore abbassato dice tutto…

Hai mai pensato al British Superbike come possibile tappa della tua carriera?

Assolutamente sì, ci ho pensato più volte. L’unica cosa che mi spaventa del BSB è il fatto che serva un processo di apprendistato. Le piste su cui corrono sono molto tecniche e particolari e per andare forte non basta impararle stando tra i piloti, ma bisogna anche conoscerne tutti i segreti. Il tempo non è così tanto e quando si passa dal Mondiale al BSB senza conoscere le piste si rischia di raccogliere poco o nulla. Un esempio: Davide Giugliano ha fatto fatica, dato che per lui era tutto nuovo, mentre Leon Haslam conosceva già le piste ed è andato subito forte. WorldSBK e BSB sono due mondi completamente diversi…

Una delle differenze che ci sono tra questi due campionati riguarda il pubblico: nel BSB i circuiti sono sempre affollati, mentre nel Mondiale questo accade solo occasionalmente.

Rispetto a dodici anni fa il Mondiale Superbike è molto meno seguito e questo è un peccato. Chi viene alle gare per la prima volta rimane affascinato, questo è certo, ma sicuramente i biglietti costano e a livello di marketing manca qualcosa. Non credo sia colpa del fatto che vincono sempre gli stessi piloti: anche in MotoGP abbiamo avuto più volte un dominio assoluto, ma la gente alle gare ci andava comunque. Lo spettacolo in pista è fondamentale, ma allo stesso tempo bisogna cercare di creare personaggi e interesse. Un esempio ce lo dà la Formula 1, dove le gare sono noiose, ma gli spalti sono pieni già dalle prove libere del venerdì. Quello che manca principalmente al Mondiale Superbike è una giusta strategia di marketing che porti la gente a seguirla. Vediamo se faranno qualcosa in futuro…

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