20 Aprile 2016

Claudio Corti l’emigrante negli Usa fa sognare Aprilia

Il 28enne comasco sbanca Road Atlanta e punta al titolo Superstock MotoAmerica. Il Texas, il lago, il barbecue: Claudio ci racconta come si vive da emigrante da corsa

Prima c’erano riusciti solo Giacomo Agostini, Marco Lucchinelli e l’altro ex iridato Alex Gramigni. Vent’anni dopo un pilota comasco ha riconquistato l’America strapazzando all’ultima curva di Road Atlanta (Georgia) i cow boy locali. Claudio Corti, 28 anni, punta al titolo della Superstock e intanto ha fatto gonfiare il petto all’Aprilia con un successo che vale moltissimo anche in termini commerciali: gli Usa sono il principale mercato di maxi moto del mondo.

Com’è che un bravissimo pilota con validissimi trascorsi in Moto2 e anche MotoGP si è ritrovato a fare l’emigrante delle corse?

Claudio Corti con l'Aprilia HSBK a Road Atlanta (MotoAmerica)

Claudio Corti con l’Aprilia HSBK a Road Atlanta (MotoAmerica)

Quest’inverno sono stato ad un passo dal ritiro, cercavo una moto e mi chiedevano cifre spaventose per correre nell’Italiano” racconta Corti. “Il motociclismo di alto livello è malato, si è persa la passione, va avanti solo chi paga.”

L’America è stata la salvezza.

“Mi ha cercato l’Aprilia cui mancava un pilota da offrire alla squadra di riferimento negli States. Non ci ho pensato neanche un momento”.

Claudio ha preso casa nei sobborghi di Houston, Texas, vicino alla sede della HSBK, formazione satelite Aprilia.

“Vivo in una bella casetta a Spring Valley, non è male. La mattina faccio palestra, al pomeriggio c’è l’imbarazzo della scelta. Spesso vado a casa di Colin Edwards, ex Mondiale Superbike e compagno di Valentino Rossi in Yamaha. Il suo ranch dista solo 45 minuti, è un tipo simpaticissimo. E poi volendo c’è il lago.”

Non proprio come quello di Como, però.

“No, questo è una pozzanghera. Però per fare jet sky e passare due ore va bene…”

Qual è la cosa più bella che hai trovato?

corti autografi“La passione per le corse. Qui non guardano quanto sei figo, quanto è lungo il tuo motorhome. C’è gente fortissima che arriva in pista con la moto sul carrello come da noi trent’anni fa. La mia squadra, per dire, la prima attrezzatura che scende dal camion è il barbecue. Sono texani, quello non manca mai…”

C’è qualcosa che non ti piace?

“Amo allenarmi in bici e qui è impossibile. A Houston non c’è rispetto per i ciclisti. Ho provato e per poco non mi mettono sotto. Meno rischioso correre in moto.”

Non ti manca proprio niente di casa?

“La mia fidanzata e la famiglia.”

Ci sono italiani nel team?

“No, però la prima prova del MotoAmerica era in concomitanza con la MotoGP, per cui ci ha dato una mano Paolo Bonara, uno degli ingegneri elettronici (nel 2015 era capo del team Mondiale Superbike, ndr). Nelle prossime ci seguiranno dal reparto corse, ogni secondo, via computer”.

Com’è correre in America?

“Qui non sono signorine come nel Motomondiale, ti saltano addosso ad ogni curva. Ho imparato presto la lezione. A Road Atlanta, la mia terza gara, all’ultima curva ne avevo due davanti, sono entrato deciso e via. Così si fa”.

Quanto è stato bello tornare a vincere, dopo tante amerezze?

“I miei meccanici texani sono impazziti perchè ho battuto Josh Herring, che a Road Atlanta giocava in casa. Loro pensavano che lì fosse imbattibile. E invece ci ho pensato io”.

Adesso?

“Al debutto sono caduto, è stato un colpo pesante per la classifica. Ho 20 punti da recuperare, ma restano 14 gare (7 round, ndr), la prossima è il 1 maggio  al New Jersey Motorpark,  non c’è problema.”

Basta continuare a vincere. Forza Claudio!

Qui la cronaca della gara

Qui il volo di Josh Day nelle qualifiche: illeso

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1 commento

  1. TARANTOLA ha detto:

    Uno che vuole fare il pilota !!! Bravo Short !!