12 Maggio 2017

Superbike “Il Mondiale? Lo vedi la prima volta e te ne innamori”

Superbike Il Mondiale raccontato da chi non l'aveva mai visto. "Rumore assordante, odore di plastica bruciata e facce sorridenti".

La scrittrice Elisa Zoe Lubrani* non aveva mai visto una gara di moto, tantomeno sapeva cosa fosse il Mondiale Superbike. Ha scoperto questo mondo per caso, come migliaia di altre persone – non propriamente super appassionati di motociclismo – che si stanno avvicinando. Ecco cosa si prova, se deciderete di vivere questa stessa esperienza a Imola questo week end o a Misano il 17-18 giugno. Buona lettura.

Ho vissuto il vero Mondiale di Superbike. Non è lo stesso Mondiale che si vede in televisione. Quello che porterò dentro con me dopo questa esperienza è rumore assordante, odore di plastica bruciata. E facce sorridenti, professionalità.

Sono arrivata in circuito giovedi infreddolita  e carica di mille domande. Io, totalmente inconsapevole di quello che avrei visto. La pista era deserta  anche se c’erano già centinaia di persone a lavoro. C’era nell’aria la preparazione, la suggestione che qualcosa sarebbe successo. La tribuna era completamente vuota e cercavo di immaginarla carica di persone i giorni di gara.

Già venerdì si respirava qualcosa di diverso. Giornalisti e fotografi hanno cominciato a occupare la sala stampa: professionisti che preparavano le loro attrezzature, scrivevano i loro pezzi, ridevano tra di loro ,si salutavano. C’erano  italiani, olandesi, tedeschi, inglesi spagnoli…Lavoravano tutti spalla a spalla concentrati ma sorridenti .Amano quello che fanno e si vede.

Venerdi sono riuscita fare un giro nei box dei team. Il team è una piccola grande famiglia. E’ sicuramente pacifico che è il pilota che rischia in prima persona e che è maggiormente esposto a rischi, critiche ed elogi ma,dietro di lui, c’è un team di professionisti che lavora per l’efficienza e la piena sicurezza del mezzo.

Ho visto team delusi dalle prove e intenti a mettere in pratica indicazioni fornite dal pilota, e team gioire ed abbracciarsi quando moto e pilota hanno risposto positivamente agli aggiustamenti fatti.

Il pilota non è solo nella sua impresa: può contare su un team che è la sua famiglia. Poi c’è la sua famiglia vera, fatta di compagne mogli e figli. Dai box escono guerrieri pronti a sfidare la velocità consapevoli del rischio che corrono. Guerrieri che diventano immediatamente teneri e docili di fronte ad un abbraccio della moglie o un bacio della figlia. Li osservi in pista e ti sembrano incredibilmente irraggiungibili. Poi tolto il casco e scesi dalla moto tornano nella loro dimensione di mariti, compagni, e padri e ti ricordano che si può essere famiglia in tantissimi modi. Anche correndo in giro per il mondo, anche rischiando tutto come loro.

Sabato e domenica sono giornate di gara. Tutti sono in fibrillazione, le tribune si riempiono e c’è un’ atmosfera di strana eccitazione e tensione. L’ingresso in circuito non è così agevole come nelle precedenti giornate: si avverte il frastuono delle moto in coda all’entrata dei parcheggi. Si, le moto sono le grandi protagoniste di questa competizione, bambini che le scrutano con occhi sognanti e padri che le studiano con un pizzico di invidia e rammarico per il tempo passato.

La griglia di partenza è una specie di rituale scandito da fasi ben precise: alle 12.30 provvisti di un apposito pass si può fare ingresso in griglia alle 12.45 arrivano i piloti con moto e meccanici. Tutta una serie di ferventi attività avvengono in questo momento e piloti, meccanici, ombrelline e giornalisti tutti là in un’atmosfera mista di attesa, curiosità e tensione. Chissà come fanno i piloti a mantenere la concentrazione in un simile momento…. Alle 12.55 usciamo dalla griglia; un giro di lancio e alle 13.00 puntualissimi la partenza. Il rumore che risuona nella mia pancia è incredibile, sono così vicina che riesco a vedere quanto si piegano. Temo una caduta ad ogni curva non ho ben capito ancora che è tutto sotto controllo.

Ho scoperto uno sport nobile che unisce uomini, donne e bambini. Mio papà era un appassionato di moto ed ogni volta che guardava la Superbike in televisione, mi chiudevo in camera. Il rumore ripetitivo e assordante delle moto mi innervosiva. Chi lo avrebbe mai detto che, a distanza di qualche anno quello stesso rumore sarebbe entrato dentro di me senza farmelo dimenticare più? I genitori hanno sempre ragione….

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*Elisa Zoe Lubrani, scrittrice e blogger, è studiosa di buddhismo, insegnante di yoga e meditazione. Pubblica un sito boho style che si chiama www.eminannamoraidime.it)

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