7 Dicembre 2017

Paton, cosa resta di quel giorno: un pilota, una moto, una corsa

Chi c'è dietro la Paton che ha sbancato la Lightweight al TT. E nel 2019 la marca milanese sbarcherà nel Mondiale Moto2.

«Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni» (William Shakespeare, La Tempesta, atto IV). Se il vecchio bardo, William Shakespeare, fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe amato il motociclismo sportivo. Poche discipline regalano il sapore sfrontato del ribaltare il destino, della passione irrazionale, della vittoria schiacciante così come della sconfitta più luminosa.

PATON – A volte indugiamo troppo sui tempi andati, ma se guardiamo bene, anche il presente ci regala storie davvero shakesperiane. Perché non ci sono solo i sogni degli uomini, ma anche la visione di imprese al limite dell’irrazionale, di sfide esaltanti che uniscono le Case costruttrici agli appassionati. Un popolo che si raccoglie intorno ai sogni. Vogliamo raccontarvi la favola bella della Paton al TT Lightweight di quest’anno. Una moto italianissima, nata sull’onda dell’entusiasmo, un marchio resuscitato per non lasciarlo appassire nell’oblio. Ma cosa sarebbe un progetto senza gli uomini che lo realizzano? Metteteci quindi un’azienda al vertice della tecnologia, un paio di piloti esperti che decidono di gareggiare in sella a quella che sembra più che una moto un vero e proprio elogio della follia, aggiungete pure la corsa su strada più famosa del mondo e avrete come risultato una vittoria di forza, cercata, voluta e ottenuta partendo dal più immaginifico dei desideri; quello impossibile.

cover paton dentro 1SOGNATORI – Abbiamo voluto raccontarvi questo sogno realizzato, attraverso le parole dei proprietari della SC-Project, Marco de Rossi e Stefano Lavazza. L’azienda milanese, che si sviluppa su una superficie di 8’000mq coperti e conta più di 60 dipendenti, ha saputo imporsi sul mercato e in ambito racing con i propri prodotti, a suon di vittorie. In MotoGP e non solo. Ma le parole sono anche quelle della rinata e orgogliosa Paton e del pilota Michael Rutter, il trionfatore del Mountain. Potrete scoprire, in questa lunga carrellata che coinvolge persone così appassionate di motorsport – tanto da decidere di impegnarsi direttamente con qualcosa di più ambizioso che far gareggiare i propri scarichi – che l’emozione esiste ancora, ti risuona dentro. Sono uomini che hanno saputo creare una motocicletta con un nome che sa di storia, di farla correre e vincere. « La factory Paton è nata a Milano nel 1958 (il prossimo anno festeggeremo il sessantesimo anno di attività) e noi, da milanesi, abbiamo deciso di rilevarne il marchio, i progetti, le attrezzature e lo storico team. Ci siamo posti l’obiettivo di riportare Paton sul palcoscenico che merita – la vittoria al TT ha dato un assaggio di quelli che sono i nostri piani – e di proseguire con lo sviluppo tecnico di nuovi modelli di primordine, sfruttando le potenzialità industriali e tecnologiche di SC-Project.»

RITORNO AL FUTURO – Chiaro il senso: le nostre origini sono qui, questo è quello che ci piace fare, il futuro è tutto da inventare. Tutto ok, ma perché proprio il TT, col suo fascino e le sue contraddizioni? «Il connubio fra Paton ed il Tourist Trophy è indissolubile, la storia di Paton nasce proprio al TT con un giovanissimo Mike Hailwood, “Mike the Bike”, al debutto sul Mountain Course proprio in sella alla Paton 125. Lo confermano anche le vittorie a raffica del nostro bicilindrico al Manx GP (ex Classic TT), in cui anche quest’anno una Paton ha centrato il successo con Joshua Brooks. Abbiamo deciso di continuare a puntare forte sull’Isola di Man per dare un senso di continuità alla storia del marchio e anche per evidenziare l’innovazione che abbiamo introdotto con le capacità tecnologiche di SC-Project. Abbiamo vinto al primo anno da ufficiali, con una moto esteticamente simile a quella che ha corso nei due anni precedenti ma profondamente migliorata nei contenuti.» Sono nomi pesanti, la storia conta, dopotutto.

BINOMIO VINCENTE – L’inzio è stata una scommessa iniziata dalla collaborazione tra Paton e SC-Project, per poi trasformarsi in qualcos’altro: «l’avventura con Paton è nata da una collaborazione tecnica. SC-Project ha infatti progettato e sviluppato gli impianti di scarico per la S1 schierata al TT. La collaborazione positiva ha portato le aziende a parlarsi e a confrontarsi in modo sempre più stretto fino all’acquisizione avvenuta ad ottobre 2016. La decisione di riportare Paton al mondo delle corse è stata naturale, le corse sono il DNA di Paton. Sapevamo di partire con un grande potenziale, il lavoro effettuato dai tecnici Paton sul motore, in particolare da Andrea Realini (Technical Project Manager della S1-R Lightweight) è straordinario, ha permesso alla moto di guadagnare oltre il 30% di potenza in più rispetto all’originale con un profondo lavoro di sviluppo sul motore (rientrando nelle limitazioni imposte dal regolamento del Tourist Trophy) ma anche su air box, cambio e sulla capacità di trasmettere la potenza alla ruota e scaricarla correttamente a terra. La scelta di partner tecnici di primordine, la base della moto stradale profondamente migliorata e il supporto dei tecnici SC-Project – che è bene ricordare hanno permesso all’azienda di vincere gli ultimi 3 Campionati del Mondo di Moto2 e l’ultimo di MotoGP – hanno portato quel valore aggiunto che ha portato la nuova S1-R Lightweight di fare il salto di qualità e vincere subito una gara leggendaria.»

cover paton dentro 2QUALITA’ MONDIALE – Questa la grinta che emerge dalle dichiarazioni ufficiali. Ma esiste ancora uno spazio per la passione, quando si parla di tecnologia da corsa? «Assolutamente sì, SC-Project è nata dal sogno di noi titolari. Un’idea ambiziosa, la profonda volontà di emergere e un pizzico di follia ci ha visti dare vita ad un progetto che, col senno di poi, possiamo definire vincente. SC-Project è, ad oggi, uno dei riferimenti a livello mondiale nel campo degli impianti di scarico per motociclette stradali e da corsa e le vittorie mondiali ottenute in così pochi anni ne sono la conferma. Il livello tecnologico è elevatissimo e l’acquisizione di Paton ci permette di prototipare, creare, sviluppare e testare gli scarichi SC direttamente sulle nostre moto in una delle competizioni più dure al mondo che espongono i componenti e le moto a stress elevatissimi. Il miglior test possibile! Se a questo uniamo il fatto di essere riusciti a centrare la vittoria al primo tentativo da “ufficiali”, allora possiamo dire che è stato veramente un risultato grandioso.» L’elogio della pazzia sembra in contraddizione con la mentalità di chi ingegnerizza prodotti. La bella pagina di sport a cui abbiamo assistito durante il TT è frutto di tanto lavoro e di una competenza assoluta.

ELOGIO DELLA FOLLIA – A maggior ragione quando si parla di una competizione difficile come il Tourist Trophy: «SC-Project è da sempre strettamente collegata ai campi di gara del Motomondiale Moto3 Moto2 e MotoGP, in Superbike e Supersport. Competizioni in cui la tecnologia impiegata punta tutto sulla performance assoluta, a differenza di quanto richiesto per il TT in cui bisogna raggiungere un compromesso fra la performance assoluta e la robustezza dell’impianto di scarico. Ogni componente per le moto del TT deve essere progettato in maniera accurata e con le caratteristiche specifiche per una gara su strada in cui le velocità medie sono incredibili e di conseguenza l’impianto di scarico rimane a temperature elevatissime per molto tempo. Ciò unito alle sollecitazioni meccaniche (date da salti o avvallamenti) mettono a dura prova il titanio dello scarico e le saldature. I particolari processi tecnologici, come la saldatura in atmosfera protetta, permettono una fusione ottimale del titanio eliminando al 95% le possibilità di rotture dello scarico. SC-Project è presente al TT con i propri impianti di scarico non solo per Paton ma anche per altre moto in diverse categorie, dalla Supersport alla Superbike; ad esempio In Supersport Michael Dunlop ha corse e vinto con la sua Yamaha YZF R6 equipaggiata con scarico SC-Project, ritenuto da Dunlop il miglior scarico per le sue moto.» Abbiamo chiesto a SC-Project come hanno vissuto il week end di gara sull’isola inglese. Scopriamo quindi che l’intera azienda e non solo i tecnici e i piloti impegnati nel paddock di Douglas partecipavano all’emozione della gara. Tutta la Factory era collegata al live timing della corsa, aggiornata costantemente dal team.

TRIONFO  – Qual’è stato il momento più coinvolgente? «Quando abbiamo saputo che Rutter ha tagliato il traguardo per primo è stata un’esplosione di gioia in tutto lo stabilimento produttivo. Vincere all’esordio al Tourist Trophy, la road race più prestigiosa al mondo è qualcosa di unico.» Paton e SC-Project hanno in comune il fatto di avere le corse nel loro DNA, non poteva andare diversamente. Tornare a calcare la scena dei paddock di gara con la divisa verde è stato, in fondo, come ritrovare i vecchi amici di una vita. La S1-R nasce come moto stradale, per offrire al motociclista la possibilità di guidare una vera race replica dotata dei migliori accessori reperibili sul mercato; una moto esclusiva che rappresenta quel concetto di legame con le corse ben impresso nello spirito Paton. Proprio da questa moto deriva il mezzo che ha corso e vinto al Tourist Trophy. Ma quali sono state le sfide tecniche più grandi che i tecnici della Paton hanno dovuto affrontare? «Sicuramente la sfida più grande è data dalle ore di lavoro che servono per produrre una S1-R. La moto che ha vinto il TT è identica alla moto acquistabile dal cliente finale, di conseguenza preparare la moto di Rutter o quella del signor Rossi implica lo stesso impegno in termini di manodopera. Ad oggi i tempi di produzione di una singola moto sono di circa due mesi. L’obiettivo per la gara era quello di fare bene, sapevamo che avevamo il potenziale per vincere e così è stato. » Gestire due piloti come Bonetti e Rutter, con un tale livello di preparazione ed esperienza si è dimostrato un vero piacere. Entrambi si sono messi al servizio della squadra e dell’azienda. Il rapporto tra una Casa e i propri riders è fondamentale: «assecondare le richieste di Rutter e Bonetti (poche a dir la verità) e ascoltare le loro impressioni è servito anche a noi, ci ha permesso di apportare alcune modifiche anche alla moto stradale per renderla più piacevole da guidare sulle strade di tutti i giorni.»

PATON MOTO2 – Il romanticismo, nelle corse, non esiste. Ma cosa si prova a vincere al Mountain ? Era solo un sogno, o ci credevano davvero quelli di Paton? «Ci credevamo, non volevamo dirlo apertamente ma in cuor nostro ci abbiamo creduto dal primo istante. La S1 era già veloce, ma con l’aiuto di SC-Project siamo riusciti a renderla una moto vincente. Ora siamo la moto da battere e questo ci rende pieni di orgoglio. Dopo 14 anni una casa italiana è tornata a vincere sull’Isola di Man, che impresa! » Il team Paton sta già pensando all’edizione 2018, introducendo alcune novità. La moto italiana rappresenta il riferimento della categoria LightWeight e la concorrenza inglese, normalmente molto agguerrita in quella che considerano la road race di casa, non starà alla finestra. Potete anticiparci qualcosa ? «Abbiamo gli occhi puntati addosso e stiamo mettendo a punto delle collaborazioni che ci permettano di mantenere la posizione di leadership. Già nel 2018 ci saranno grosse novità ma le sveleremo più avanti. Sicuramente l’obiettivo finale è quello di arrivare a schierare una moto nella griglia di partenza del Mondiale Moto2 nel 2019. »

IDOLO – Ma Michael Rutter perché ha accettato di correre con la Paton S1-R al TT? C’è un motivo particolare, oppure era affascinato dal sapore di una sfida? Il pilota risponde in modo diretto, alla maniera dei piloti inglesi vecchio stile, gas e cuore grosso: « Certo che mi affascinava la sfida, cercavo qualcosa di diverso dopo la vittoria alla North West in sella alla Kawasaki. Sapevo che avevamo delle buone possibilità, la moto è molto migliorata rispetto a due anni fa. La guidabilità della S1-R è incredibile, in uscita di curva è imprendibile. Quando sono arrivato a vedere Jessopp ho capito che dovevo fare gara su di lui, l’ho raggiunto e sono andato a vincere.Guidare e vincere con una moto europea è sempre speciale.» Abbiamo chiesto a Michael se la vittoria al TT LightWeight non gli ricordasse un po’ quella del padre, Tony Rutter. Entrambi su moto italiane, simili per peso, prestazioni e cilindrata. Un po’ come se il tempo tra padre e figlio si fosse fuso assieme. Rutter ci racconta queste emozioni con un miscuglio di passione e razionalità: «sono emozioni senza tempo. La sensazione che mi ha regalato guidare la Paton S1-R è unica, il suo sound splendido soprattutto attraverso Kirkmichael ha reso tutto davvero speciale. In realtà avevo già guidato una Paton S1 nel 2015, una magnifica esperienza e sapere che SC-Project e Paton hanno migliorato la S1 presentando la S1-R mi ha stuzzicato molto. La moto, in effetti, è molto migliorata, mi ha sorpreso la risposta del motore, il team ha fatto un lavoro magnifico. Sapere di avere a disposizione un mezzo potenzialmente vincente mi ha reso abbastanza nervoso, ma non mi lamento, è stato divertente! Se dovessi descrivere in tre parole la Paton S1-R la definirei leggera, veloce e migliorata (rispetto alla precedente). Talmente ben preparata dal team che mi ha messo nelle condizioni di non vedere l’ora di gareggiare.» Ma cosa direbbe il sciur Giuseppe Pattoni, il mitico fondatore, vedendo vincere una Paton ? Sc-Project e Paton non hanno dubbi: direbbe “l’era ura!”. Così, in milanese, semplicemente. Era ora.

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