18 Aprile 2018

MotoGP: Chi arriverà secondo dietro Marc Marquez?

La MotoGP è una guerra di Mondi: in Italia tutti contro Marc Marquez, in Spagna tutti contro Valentino Rossi. La verità la dirà solo la pista

Alla vigilia del GP delle Americhe l’aria che si respira è più da Festival dell’Ipocrisia che da gara mondiale. Ai due protagonisti – in negativo – del gran premio d’Argentina non sarà infatti concesso parlare. La curiosità dei media, che nelle due settimane che hanno diviso gli ultimi appuntamenti non si sono certo risparmiati, dovrà attendere. La stampa, italiana e spagnola, si è polarizzata: pro o contro Marquez.

FENOMENO – Stupisce, nella cagnara montante, che in pochi si concentrino sul fatto sportivo, che alla fine è uno solo: il campione del mondo adAustin ha sempre vinto; è di casa e ben difficilmente potrà fallire l’appuntamento con il “suo” circuito. In sostanza: solo il #93 potrebbe far perdere il #93. In Italia – ma in Spagna avviene la stessa cosa, solo al contrario – sembra essere partita un’operazione di delegittimazione che si fa nemesi. Esaltazione dell’opposto. La verità è che nessuno è il male assoluto, così come nessuno può ergersi a paladino della giustizia. Se tutto ritornasse nell’ambito sportivo probabilmente sarebbe meglio, ma la polemica al calor bianco fa capire che ben difficilmente sarà la pista a rimettere a posto le cose.

CONTROLLORI – Si legge che «Marquez dovrà stare attento a quel che fa», che è «un osservato speciale» e via discorrendo. Sarà pure così, salvo che il diretto interessato dichiara: «non cambierò il mio modo di guidare». Un piccolo capolavoro di comunicazione, perché se il pilota sostiene di non avere intenzione di modificare il proprio stile di guida, allora dovrà essere la Race Direction a farsi giudice (più) severo. Gli stessi arbitri che hanno combinato il pasticcio alla partenza di Termas de Rio Hondo, questa volta saranno chiamati a «stare attenti a quel che faranno». Diventeranno cioè gli «osservati speciali». Il problema quindi si ribalta: dal pilota ai controllori.

RIBALTA – La realtà è che i cordoni sanitari – ovvero la mordacchia alle dichiarazioni – predisposti attorno a una rivalità sportiva che ormai è tracimata in un’insanabile schermaglia personale, risultano solo pannicelli caldi. Non servono a niente. In Argentina il dopo gara ha rubato la scena, anche mediatica, alla corsa. Questo è il rischio vero del fine settimana ad Austin; che i silenzi facciano più rumore del risultato in pista. In assenza delle dichiarazioni degli interessati, per una fatwa di Dorna, parlano tutti. Sui social, sui media, ovunque. Qualcuno ha già cominciato. Carlo Pernat al Quotidiano Nazionale ha dichiarato «Marquez è un bugiardo nato»; Giacomo Agostini a Catalunya Radio ammette che «il problema è che Valentino era il numero 1, mentre ora il numero 1 è Marquez. Marquez non ha intenzione di schiantarsi o lanciarsi contro i suoi avversari, semplicemente ha perso il controllo e, come lui stesso ha riconosciuto, commesso errori, come tutti noi ne abbiamo commessi, incluso Rossi quando, per esempio, ha colpito Gibernau a Jerez». 

CHI ARRIVERA’ SECONDO? – Due opinionisti italiani “contro”, utilizzati per giustificare una o l’altra posizione. In questo meltin pot si sono lanciati in molti tra cui amici famosi, vip, piloti ed ex-piloti, in una specie di tiro al piccione. Che di sportivo alla fine ha poco o niente. Marquez sa di avere gli occhi del mondo puntati addosso, ma preferisce dedicarsi ai suoi impegni di testimonial dell’UNICEF, piuttosto che entrare nella polemica. Come dire: a parlare sarà la pista. David Emmett, dalle colonne di motomatters.com, con un’efficace sintesi tutta anglofona, chiarisce in maniera precisa ciò che vedremo ad Austin: «24 piloti della MotoGP si schiereranno sulla griglia e 23 di loro metteranno in scena una feroce battaglia per chi arriverà secondo dietro a Marc Márquez».

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