4 Giugno 2018

Miguel Oliveira, sognatore di tutti i sogni, soprattutto di quelli improbabili

Il portoghese della KTM sbanca il Mugello e punta al Mondiale Moto2. Nel 2019 salirà in MotoGP. Ecco da dove viene

Il taxi che mi riportava al terminal delle partenze internazionali, partendo dal centro di Lisbona, scivolava silenzioso in una mattina di maggio. L’autista, un portoghese gentile a dispetto di una stazza un filo inquietante, aveva voglia di parlare: «ti piace Lisbona, mister?». «Una delle mie città preferite, a dire il vero.» – risposi – « Vivrei volentieri in riva all’oceano, il Portogallo ha un fascino indescrivibile». Speravo che la conversazione finisse in questo modo, invece l’uomo decise di insistere: «che mestiere fai?». Ero un po’ imbarazzato: «scrivo storie». Come se fosse davvero un mestiere, pensai tra me.

MIGUEL ANGELO FALCAO DE OLIVEIRA – Il tassista evidentemente mi prese sul serio, perché si fece sotto di nuovo: «quindi parlerai di Cristiano Ronaldo che ha vinto la Coppa dei Campioni?». «No,» – ribatto – « non seguo il calcio. Piuttosto a Lisbona ho due grandi interessi: uno letterario, quel Fernando Pessoa autore de “Il libro dell’inquietudine” e l’altro motociclistico, Miguel Ângelo Falcão de Oliveira». Scandisco il nome del pilota, sperando di non sbagliare la pronuncia. Se in Portogallo Pessoa è il poeta della Nazione, non è affatto detto che Oliveira sia il pilota di tutti. Il tassista, sgrana gli occhi: «tu conosci Oliveira?». No, non personalmente. Però certo, il paddock è piccolo, le classifiche sono sotto agli occhi di tutti. L’uomo a questo punto mi fa un elenco delle virtù del campione della Moto2: umile, sano, un tipo pratico tutto impegno e devozione. Anche se il motociclismo nel Paese lusitano non è popolare quanto altri sport, l’orgoglio nazionale è forte. Saremo piccoli, saremo provinciali, ma ci siamo pure noi.

GUASTAFESTE – Così finisce che la vittoria di Miguel Oliveira al Mugello assume anche un altro significato, oltre a quello puramente sportivo. Il portacolori della KTM è secondo in campionato a 13 punti dal capoclassifica Bagnaia. Per essere buono è buono, lo aveva dimostrato anche durante lo scorso finale di stagione, ma diciamolo chiaramente, chi avrebbe puntato un euro su questo ragazzo che viene dalla periferia dell’Europa per la vittoria al GP d’Italia ? Il portoghese ha rovinato la festa a molti. Agli italiani, che considerano il Mugello una sorta di giardino di casa; agli spagnoli, che invece tendono a considerare ogni tappa del mondiale come una specie di “cosa loro”. Oliveira, a ventitré anni, oltre a gareggiare cerca di studiare da odontoiatra in ossequio a quella mentalità pratica, tutta portoghese, del “se va male con le corse non resto a piedi”. Ha pure fondato una Oliveira Cup, un trofeo-scuola di motociclismo rivolto a giovani dai 10 ai 14 anni.

PREDESTINATO – Il prossimo anno lo vedremo in MotoGP sulla KTM Tech3: se consideriamo che in questa Top Class, dove ormai ci sono più piloti che selle (buone) disponibili, la chiamata alle armi non è affatto scontata, dovremmo smetterla di guardare a Oliveira con scetticismo. La prova è nella dichiarazione del pilota dopo l’arrivo: «ho deciso di vincere e ho vinto». Una frase del genere te l’aspetti da altri racers. Invece l’ha pronunciata Miguel, dimostrando in questo come puoi venire dalla periferia di quel che ti pare, ma sempre un pilota di razza sei. Perché hai voglia a dire che potevano vincere altri: ad approfittare della buona sorte c’era lui, che non ha sbagliato niente. Partiva undicesimo, è finito primo. A Jerez, tanto per dire, scattando dalla quattordicesima posizione ha terminato secondo. Va a finire che il problema è solo di pregiudizio, per via di quel passaporto che sa di saudade, e poco di gare in moto: eppure, parafrasando Pessoa «Oliveira diventa il sognatore di tutti i sogni, soprattutto di quelli improbabili».

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