10 Febbraio 2018

Correre costa: Fundraising, un’alternativa possibile?

Convincere i fans ad appoggiare una carriera: Dominique Aegerter ce l'ha fatta. Ma non è cosi facile, anzi...

Il fundraising, cioè la sottoscrizione fra tifosi via web, può aiutare i piloti a raccogliere i soldi necessari per correre? Intervengono sul tema due esperti: lo scrittore Massimiliano Garavini, che ha seguito per Corsedimoto  il “caso” Dominique Aegerter approfondendo la tematica con lo stesso pilota svizzero, e il nostro lettore Simone Cupitò, che due anni fa ha discusso la tesi di laurea proprio su questo specifico argomento. Ecco la loro inchiesta.

CASO SVIZZERO – Le reazioni alla notizia che Dominique Aegerter sia riuscito nella sua impresa di raccogliere i fondi che gli mancavano per garantirsi la stagione 2018, sui social, sono disparate. “Bravo, ma…”; “elemosina online”; “sfigato che non vince niente”. Non è vero, ma serve chiarezza.

Il reperimento dei fondi necessari a correre, per un pilota, è importante tanto quanto l’allenamento. A meno di essere un fuoriclasse nella propria categoria, e sono pochi, gli altri pagano. Tanto, poco, dipende. Neppure si trattasse di una tautologia. Ci siamo preoccupati di analizzare le operazioni di crowdfunding, ovvero di finanziamento diffuso, relativamente alla carriera di un pilota motociclistico. Partiamo dalle conclusioni: riuscire a centrare l’obiettivo del budget per correre è impresa maledettamente difficile anche ricorrendo al fundraising. Che si tratti di motomondiale, Superbike o CIV. Anzi, potremmo quasi dire che più è accessibile il campionato, più è difficile ottenere un risultato positivo.

CONOSCENZA – Quando trattiamo di marketing sportivo, prima di tutto bisogna sapere di cosa stiamo parlando. Reperire risorse, ricorrendo a piattaforme specifiche, richiede prima di tutto conoscenze ben precise. Si dirà: i racer devono correre e basta. Non è così: oggi l’immagine per un pilota è tutto. Che non significa solo saper stare in società, ma soprattutto essere riconoscibile. Per i fan, per i team, per gli sponsor. Più sei visibile, più le operazioni di fundraising riescono. Convincere qualcuno a donare qualcosa significa prima di tutto avere un solido bagaglio di credibilità, oppure essere in grado di costruirselo. Le scommesse non pagano, la concretezza sì.

CERCARE SOLDI..COSTA – Sfatiamo anche il mito che il crowdfunding sia gratis o quasi, perché non è un’operazione a fondo perduto, ma un progetto che ha bisogno di essere sviluppato e analizzato da esperti, che come tali vanno pagati. L’improvvisazione, in questo settore, non paga. Si tratta, in sostanza, di convincere i fan a credere nel tuo progetto, quindi un’operazione lontanissima dall’”elemosina”. Occorre ringraziare, essere presenti, offrire contenuti che vanno in proporzione alla donazione individuale. Un do ut des, in sostanza che si basa sulla fiducia reciproca. Potrebbe avere successo anche a casa nostra, dove la mentalità rispetto a questo genere di iniziative è ancora di sostanziale diffidenza – quando non apertamente ostile – , solo a condizione che cambi anche la percezione della comunicazione del racing. Affinché il fundrising possa diventare credibile deve essere concepito come un trampolino di lancio e non come una via da percorrere ogni anno per autofinanziarsi.

Perché questo? Essere in grado di raccogliere una somma di denaro, che ti permetta di poter correre senza essere aiutato da munifici sponsor, può solamente significare che dietro ci sia un progetto solido e di lunga durata, con almeno un buon pilota. Fondamentale è che il progetto sia ben veicolato, sia durante il fundraising che dopo. Come abbiamo sottolineato precedentemente le pratiche di finanziamento ad ampia diffusione devono essere un trampolino di lancio che permetta di attrarre sponsor, sia tramite risultati sportivi sia con azioni mirate al di fuori del contesto racing.

NEW MEDIA – Oggi i mezzi di comunicazione primari per questo genere di raccolta non sono più la televisione o i giornali, ma internet. Questo mezzo va utilizzato anche per favorire i sostenitori. Bisogna “solo” riuscire a trovare l’idea giusta per poi svilupparla. La visibilità va costruita e mantenuta nel tempo sapendosi adattare ai cambiamenti. Il successo di tale iniziativa porterebbe sicuramente un aumento di visibilità ma anche un onere, il quale deve essere evaso totalmente nel miglior modo possibile. Il fallimento di una delle due potrebbe sicuramente minare la carriera. Quindi il crowdfunding può essere un’alternativa possibile? Solo il tempo lo potrà dire.

(di Simone Cupitò e Massimiliano Garavini)

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