2 Novembre 2017

A fil di penna: Su Motosprint Rossi-Marquez diventa epica. Ma il Dovi?

L'editoriale di Davide Camicioli: "E caro Vale se qualcuno ti deve battere chi meglio del talentuoso Marquez?" Il vero rivale? Dimenticato...

Leggo un articolo apparso sulle colonne del settimanale Motosprint a firma di Davide Camicioli e rimango basito. L’autore, celebre volto del giornalismo sportivo televisivo, fa una lunga disamina epica. Sottolineo: non è narrazione, è epica.

IMMORTALITA’ – L’articolo inizia avvicinando la gara di Valencia 2017 con quella, funesta, del 2015. Il giornalista trasforma il dubbio in certezza: anche se Valentino non riuscirà a centrare il decimo alloro iridato, ha già vinto l’immortalità sportiva. Il corpo centrale si lancia in un elogio del pesarese che, aldilà della fredda statistica, resta un monumento dello sport. Testuale: «la gloria eterna non sta nel decimo [titolo].» Il corsivo prosegue con una locuzione, non sappiamo se voluta oppure involontaria, di sapore biblico: non farti idolo per uccidere altri idoli. A Rossi sono destinati aggettivi iperbolici: nobile, epico, leggendario. Per entrare nel tempio del Walhalla però, devi avere un avversario altrettanto magnifico. Ettore e Achille ? Orlando e Rodomonte ?

SPENCER – In questo caso l’antagonista ha un nome e un cognome: Marc Marquez, definito “super eroe”. Il catalano viene poi paragonato a Freddie Spencer: per il talento, si dirà? Siete fuori strada: per un dettaglio estetico. Entrambi i piloti, al termine delle gare, non appaiono sudati. Capirete, anche l’occhio (televisivo) vuole la sua parte. L’articolo si dilunga sul dualismo Marquez- Rossi, condito da una buona dose di autologia, – nel senso più letterale del termine: vengono scomodati Lauda e Hunt e Senna e Prost – che diventa dietrologia nel momento in cui ritorna a galla la polemica legata al finale di stagione 2015. Par condicio, una cattiveria a ciascuno, non si rifiuta a nessuno. Valentino diventa, nella ricostruzione giornalistica di Camicioli, un rosicone che viene sobillato da «finti o veri amici» a esternare a Sepang, durante la tristemente famosa conferenza stampa, tutta la propria rabbia. A Marquez viene attribuita una frase che avrebbe pronunciato in presenza dei suoi meccanici: «ora gli faccio vedere io cosa significa rallentare un pilota.» Tutti malvagi, quindi nessuna malvagità. Anzi, la cattiveria viene sublimata in «una fame di combattimento che squarcia le nostre pulsazioni.» Cosa vuol dire? Boh, ma suona bene.

E IL DOVI? – Sappiamo solo che nonostante la fame e la sete di Rossi l’unico che può battere in pista MM è Andrea Dovizioso. Bella scoperta. Così, in due parole, viene liquidato il povero #04 della Ducati che si sta giocando il mondiale, sudando sette camicie. Cosa che evidentemente deve infastidire non poco l’esteta giornalista. Gli eroi non sudano. La mistica dell’invincibile però ritorna sul finale. Per chi non lo avesse ancora capito, viene rinforzato il paragone automobilistico con Nicky Lauda che guardava sconsolato dal letto d’ospedale, James Hunt che in pista macinava risultati. Rossi neo Lauda a due ruote, fratturato nel corpo e nel morale alla vigilia di Misano, ha assistito alla cavalcata di Marquez-Hunt verso il sesto titolo mondiale. Citiamo testualmente: «carissimi nemici, “amatevi” così”. Così come? Senza rancore? Non è dato saperlo. La rivalità è descritta come il sale della lotta, come «il drappo rosso tra toro e matador» nell’arena. Camicioli non ci spiega chi tra i due fenomeni faccia il cornuto animale, e chi il torero.

AMORE – Sappiamo però che Rossi, definito “Peter Pan di Tavullia”, dovrebbe ringraziare Marquez perché gli ha allungato la carriera. Da parte sua, il campione del mondo della MotoGP non intenderebbe cedere il bene più grande, quello più prezioso: l’Amore (con la maiuscola) dei suoi milioni di tifosi. Il giornalista, novello demiurgo che dispensa giustizia sotto l’albero del fico, ammonisce: «…Si divideranno oggi e per sempre. Rispettatevi e odiatevi sportivamente: questo sport ha ancora bisogno dei vostri duelli. E caro Vale se qualcuno ti deve battere chi meglio del talentuoso Marquez?» Andrea Dovizioso, ci viene da dire, ma tacciamo per amor di carità. Verso il fondo dell’epico corsivo assistiamo a un salto temporale: nel futuro. Il nove volte campione del mondo, ormai nonno, – chissà se felice – racconta ai nipotini che a sconfiggerlo è stato un vero avversario. Non un Dovi qualsiasi, tanto per capirci.

ARIOSTO – La chiusura è da poema cavalleresco: «Il tuo [Caro Vale] è davvero un trono scomodissimo ma Marquez porterà avanti questo sport nella sua bellezza, combattendo oggi con Dovizioso domani con altri, ma con in testa sempre Valentino Rossi. Non sarà come una vittoria, ma tu sarai sempre il suo punto di riferimento.» Augh! Grande Capo saggio parlare con spiriti di antenati, lui tutto sapere.Viene da chiedersi come faccia un settimanale con il blasone di Motosprint a pubblicare una cosa del genere. Soprattutto, più leggo l’articolo di Camicioli, più rimpiango Ludovico Ariosto:«le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare.» Nel frattempo, noi facciamo nostre le parole di Vince Lombardi, celebre allenatore del football americano: «Ah sì, i punti non contano? Allora le classifiche cosa le hanno inventate a fare?». La classifica in questo momento parla chiaro: Marquez, Dovizioso. Con buona pace dell’epica cavalleresca.

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4 commenti

  1. mr.zurrundeddu ha detto:

    Infatti, mi meraviglio di come MS possa ospitare rubriche firmate da Camicioli!!!

    Anzi, da quando MS ha pubblicato il servizio fotografico di Iannone “in stile Corona” non mi meraviglio più di nulla.

    Su Camicioli poi stendiamo un velo pietoso, lo stesso che ha cancellato il suo predecessore Bobbiese.

  2. fabio.avoss_463 ha detto:

    Forse Camicioli è partito un po’ per la tangente ma, con riferimento alla chiosa finale, come spiegare il mito di Villeneuve o quello di Schwantz?