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14 Dicembre - Paolo Gozzi

Troy Bayliss, il ritorno “La birra in spiaggia può attendere”

Troy Bayliss che si rituffa in pista a 48 anni è una sorpresa fino ad un certo punto. Dal ritiro del 2008, da campione del Mondo Superbike, l’australiano dagli occhi di ghiaccio non si è mai sentito veramente un ex. In questi nove anni ha accarezzato il rischio in tanti modi e scenari diversi: in auto, in pista, in fuoristrada, nel dirt track. L’istinto della sfida, e l’amore per velocità, bruciavano forte. Tanto valeva ricominciare. Sul serio.

ARCHIVIO – Ho aperto il mio archivio ripescando frammenti di interviste pubblicate sul quotidiano La Gazzetta dello Sport durante la magica stagione Superbike 2008. Troy Bayliss  annunciò che sarebbe stata l’ultima poco dopo l’inizio del campionato: ancora velocissimo e vincente, e ogni volta in pista con addosso il fascino dell’ultima recita. Il 27 aprile 2008, Troy Bayliss incantò Assen centrando due folgoranti vittorie. La seconda in volata, per soli 82 millesimi su Noriyuki Haga, l’eterno avversario Yamaha. Aveva 38 anni. Dopo il podio gli chiesi se ci stesse ripensando. “Non c’è alcuna possibilità che possa tornare sulla mia decisione. Se avessi tre-quattro anni in meno sarebbe diverso, potrei anche ripensarci. Ma adesso no. Sono in una condizione psicofisica ottimale ma restare concentrato per tutta la gara mi costa sempre più sforzo. Resistere agli attacchi di Haga non è stato uno scherzo. Dopo l’arrivo mi sono sentito svuotato. Non mi era mai successo. Posso sopportare la pressione per altri sei mesi, non di più”.

FAMIGLIA – Il tormentone andò avanti tutto il campionato. Bayliss strabiliava, e io ogni volta a chiedergli se ritirarsi da vincente non sarebbe stato un rimorso. “Ho tre figli che sono cresciuti a Montecarlo. Lì stiamo bene,  ma tutti desideriamo tornare a casa. Ho fatto una promessa e non cambierò idea.”  E se per farti cambiare idea offrissero un mega assegno?  “La questione non cambierebbe di una virgola.”

BIRRA IN SPIAGGA  – Il 21 settembre 2008 la Superbike approdò a Vallelunga. Mancavano tre round alla fine e per Troy Bayliss era il primo match point per il terzo Mondiale. Lo intervistai il giovedì, tre giorni dopo sarebbe stata la sua ultima esibizione Mondiale in Italia. Aveva cominciato a correre nel ’96, a ben 27 anni. Quante cose erano cambiate…“Come pilota sicuramente, adesso ho l’esperienza. Come persona no, sono ancora lo stesso di prima. Sono stati 12 anni speciali. Faccio uno sport massacrante, dieci anni così ti lasciano il segno. Fisicamente sono a posto, potrei andare avanti ancora a lungo. Ma correre ti stanca dentro.” Tutti, quell’anno, si chiedevano cosa sarebbe diventata la Superbike senza Troy. “Avrete nuove storie da raccontare. Mancherà più la Superbike a me, che io a lei.” Non era vero. Gli chiesi, infine, come sarebbe stato, il dopo. Troy rispose regalandoci un’immagine che è rimasta scolpita nella memoria di tutti.  “Metterò la tv in spiaggia, guarderò correre gli altri con una birra in mano, e magari mi spenzolerò dalla sedia con il ginocchio di fuori. Forse piangerò”.

Troy Bayliss, l’annuncio del rientro