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25 Giugno - Elisabetta Lubrani

Superbike: Il nostro viaggio al Cavatappi e ritorno

Impressioni di viaggio scritte per noi dalla blogger Elisa Zoe Lubrani. Ecco cos’ha provato seguendo la Superbike a Laguna Seca da un posto che è nell’immaginario di tutti gli appassionati di moto del Mondo: il celebre Cavatappi.

E’ passato un po’ di tempo da quando ho visto la mia prima gara Superbike e devo dire che l’emozione è sempre diversa.  Ogni  circuito è lo specchio del Paese che lo ospita, è come se parlasse, e raccontasse la storia di un popolo. Ho sempre avuto questa sensazione, ma Laguna Seca è stata un’altra cosa.  E’  forse la pista più bella che ho visto. L’ hanno costruita in un posto speciale, in cima ad una collina, in mezzo al nulla, praticamente. Fino alle dieci del mattino una nebbia fittissima ingrigisce tutto rendendo il paesaggio quasi surreale. Ma poi quando il cielo si rischiara tutto assume una veste diversa:  il cielo si colora di un azzurro limpido che così limpido non ho mai avuto la fortuna di vedere.

Laguna Seca è esattamente come gli americani: spettacolare, imprevedibile e ospitale.
Ho deciso di guardare la gara dalla famosa curva del “Cavatappi”, il nome mi suonava strano ma appena l’ho vista  ho capito tutto. Sono arrivata lì dolcemente accompagnata dalle musichette patriottiche suonate dalla banda dei Marines, diffuse via altoparlante. Mi sistemo in mezzo a un gruppo di americani rumorosi ed un po’ invadenti, ma ci sono anche  due anziani coniugi  arrivati con il cane, che mi terrà compagnia durante tutta la gara. Non c’è tanta gente ma basta quella che c’è per creare un’atmosfera che mi rapisce e fa volare la mente. Parte l’inno americano e improvvisamente tutti scattano in piedi in silenzio, i berretti levati e la mano sul cuore. Ho visto tante volte questa momento  in televisione, ma viverlo dal vero fa un grande effetto. Alla fine parte un fragoroso applauso e la vita riprende. 

Agli americani piace applaudire. Applaudono anche il passaggio della safety car, e il loro entusiasmo è contagioso. Parte la gara! Chaz  Davis mantiene il comando  per un po’, Jonathan  Rea lo segue in attesa di un passo falso. Che arriva, eccome,  e anche presto. Davis allunga un po’ troppo la traiettoria, proprio un’inezia,  ma Rea passa in testa e ci resta fino alla fine. La gente ha vissuto il sorpasso a bocca aperta, Ducati e Kawasaki si sono quasi sfiorate. un attimo dopo:  applausi e ancora applausi!

Ad un certo punto Lorenzo Savadori arriva troppo veloce e cade.  “OH NO!!!!” .
Il cesenate si rialza, riprende la moto, manda via il personale di soccorso  e riparte con la sua Aprilia.  Allora si che la gente applaude, più che al sorpasso di Rea: Savadori sognava di vincere, non ce l’ha fatta ma ha incarnato in pieno lo spirito americano “Mollare mai”.  

Il Cavatappi è una trappola, scivola anche Leandro Mercato,  poi anche un pilota turco dal nome impronunciabile, Toprak Razgatliouglu.  Avvertiamo il rumore  rumore sordo  tipico degli incidenti, è uno strisciare di metallo, plastica e pelle  che ti mette  brividi di terrore addosso. Tutto è così veloce che l’occhio non riesce più a distinguere pilota e moto. Si alza una  nuvola di polvere da cui miracolosamente il pilota esce illeso. Più o meno… Toprak  rassicura il pubblico con un gesto della mano,  e tutti applaudono. I medici lo controllano e  lo portano via in barella, e piovono ancora applausi. 

La gare è finita, la gente scende dalla collina del Cavatappi: in Superbike non corrono stelle americane, eppure la gente l’ha seguita con passione. Questa non è solo una gara, è una festa. Primo è arrivato Jonathan Rea, ma per la gente di qui  è come avessero vinto tutti. 

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