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10 Novembre - Massimiliano Garavini

ESCLUSIVO: Vins, una scommessa da vincere

Ha davvero stupito tutti il progetto duecinquanta della startup VINS motors (www.vinsmotors.com) di Modena, sia nella versione stradale che in configurazione “corsa”.

CHI C’E’ DIETRO – Una storia bella, che merita di essere raccontata. Cinque ragazzi, sette soci, con una gran voglia di mettersi in gioco davanti al più classico dei fogli bianchi. Il risultato? Una motocicletta realmente innovativa, ricca di soluzioni all’avanguardia, pensata per il puro divertimento. Prodotta in tiratura artigianale da un’azienda che farà molto parlare di sé. Un’eccellenza italiana di cui essere orgogliosi. Visto il gradimento degli appassionati, abbiamo voluto saperne qualcosa di più. Ci siamo messi in contatto direttamente con l’amministratore delegato della società, Vincenzo Mattia, che in questi giorni è a EICMA per presentare a operatori di settore e appassionati il frutto di un lavoro che non ha eguali nel panorama motociclistico attuale. Abbiamo potuto scoprire un gruppo di persone appassionate, estremamente competenti, con una robusta esperienza alle spalle pur essendo giovanissimi. Ambizione di unicità o piuttosto desiderio di sperimentare un nuovo modo di interpretare il concetto di ride&fun? Lasciamo a voi il piacere di scoprirlo.

Prima di tutto il nome. Sembra fantascientifico, come il tipo di moto che presentate. Perché proprio VINS?

“(ride)No guarda, sei fuori strada. Io mi chiamo Vincenzo, ma in Ferrari Auto per tuttti ero Vince, all’inglese, così per sdrammatizzare ho deciso di chiamare l’azienda VINS. Più italiano di così! In fondo ci consideriamo come degli alieni atterrati in piazza San Pietro.”

C’era bisogno di una moto “atipica” come la vostra in un mercato saturo di proposte? 

“Non ci siamo fatti neppure la domanda. La nostra formazione di motociclisti è duetempistica, ma non è neanche questo il punto. Abbiamo prima valutato le nostre competenze di aerodinamici e di progettisti, poi ci siamo messi a ingegnerizzare quello che secondo noi poteva rappresentare al meglio la nostra passione. Innovazione sartoriale motociclistica. Non è uno slogan. La moto nasce sulla base di una precisa filosofia. Che non si pone il problema di entrare in competizione con questo o quel prodotto che già esiste. Semplicemente abbiamo realizzato la nostra idea di moto sportiva.”

Che è ?

“Ti rispondo con il motto di Colin Chapman, il geniale fondatore della Lotus in campo auto, che era un tecnico formidabile: “togli peso, aggiungi semplicità”. Per questo abbiamo voluto un motore bicilindrico due tempi su una struttura completamente in carbonio, con soluzioni brevettate e innovative sia dal punto di vista ciclistico, che meccanico, che aerodinamico. Il risultato è un mezzo con un rapporto peso potenza di 1:1. Nella versione corsa questo concetto si traduce in 85Kg per 85 CV. Se vogliamo proprio fare un paragone, direi che la nostra moto è una sorta di Catheram a due ruote, oppure una Lotus Elise.”

In molti danno il motore a due tempi come prossimo alla pensione. Come avete pensato di riportarlo alla ribalta?

“Ci tengo a precisare una cosa. Tutto nella duecinquanta è progettato senza lasciare nulla al caso. Il motore viene realizzato nel nostro stabilimento di Maranello. Non è una rivisitazione di qualcosa di esistente, ma si tratta di un’unità specifica per questa moto. Bicilindrico a V di 90°, ha due alberi controrotanti, uno dei quali aziona una girante del sistema ibrido di raffreddamento, pure questo innovativo; abbiamo brevettato il sistema di iniezione per rendere il motore in linea con le normative vigenti, ma in grado di garantire le performance che ci aspettavamo. Collaudiamo tutto al banco prove interno all’azienda. Facciamo respirare il propulsore attraverso il nostro telaio in carbonio, che assolve a funzioni importantissime, sia strutturali che dinamiche, alcune delle quali mai viste su una moto.”

La duecinquanta è un concentrato di tecnologia. Non temete che possa spaventare un’utenza un po’ conservatrice?

“Siamo venuti a EICMA pensando che in Italia non ne avremmo probabilmente venduta neppure una, data la tipologia di mercato a cui ci rivolgiamo. Che è sostanzialmente quella degli appassionati che considerino la motocicletta come puro divertimento e che per questo non scendano a compromessi. Risultato? Abbiamo portato allo stand due moto, una in configurazione stradale, l’altra “corsa”. Le abbiamo vendute entrambe a due clienti di Milano. Questo forse spiega come i motociclisti italiani siano anche degli appassionati della bella tecnica, in grado di apprezzare lo sviluppo tecnologico. Però deve essere realmente tale, non un mero esercizio di stile. Siamo molto contenti di aver venduto le prime due moto in Italia.”

In che modo contate di convincere il popolo dei motociclisti della bontà delle vostre soluzioni?

“Prima di tutto offrendo molti contenuti. Ti faccio un esempio: la nostra duecinquanta ha una scocca portante interamente in fibra di carbonio, modellato in modo che garantisca un effetto da “turbina aeronautica” che aiuta la respirazione del motore e l’estrazione di aria calda. Non solo: contiene all’interno il liquido di raffreddamento e centralizza le masse. Poi abbiamo rivoluzionato completamente il complesso della sospensione anteriore, eliminando le tradizionali canne e ripensando tutto con un sistema brevettato che contrasta gli effetti negativi dei sistemi classici. E’ un po’ come avere una sospensione attiva senza la complicazione – e il peso mi raccomando, ci tengo! – di apparati di controllo. Tutti parlano di quanto sia ormai superata la forcella, ma pochi hanno osato proporre soluzioni alternative. Senza contare che abbiamo riscontrato un notevole beneficio in termini di grip meccanico garantito. I pneumatici lavorano al meglio. Abbiamo previsto anche dei kit di potenziamento per permettere ai clienti di personalizzare al massimo il prodotto.”

L’avete già portata in pista?

“Sì. Ma soprattutto l’abbiamo guidata per moltissimi chilometri. Abbiamo testato la nostra moto sul misto stretto, sulle curve dell’appennino. Ho percorso la Maranello-Serramazzoni, l’iconica strada dove provano anche le Ferrari, così tante volte che non so come abbiano fatto a sopportarmi i residenti (ride). Questo vogliamo far capire: la nostra è una moto che garantisce un divertimento senza limiti. Non vorresti mai scendere di sella.”

Che rapporto c’è tra VINS e il territorio?

“Quando abbiamo deciso di imbarcarci nell’avventura della costruzione, partendo da zero, di una motocicletta come questa, abbiamo valutato l’ipotesi di creare la sede operativa in Svizzera. Meno burocrazia, meno tasse, meno tutto. Massima efficienza. Poi però abbiamo deciso di restare dove sono le nostre radici. Orgogliosamente Made in Italy. Gli unici componenti realizzati esternamente, per ragioni di facilità di omologazione, sono i cerchi realizzati su nostro disegno dall’inglese Dymag. Crediamo assolutamente nel valore del nostro territorio. La qualità che puoi trovare qui è senza compromessi. Crediamo nella necessità, per aziende ad alto contenuto tecnologico, di fare sistema nel nostro Paese.

Che accoglienza avete ricevuto a EICMA?

“Molto buona devo dire. Il primo approccio nei confronti del nostro prodotto avviene per curiosità. Poi quando invito le persone a verificare come, per esempio, non ci sia nessuna saldatura a parte quelle sulle espansioni di scarico, allora interviene lo stupore. Dopo lo stupore c’è la voglia di provarla. Vogliamo puntare a realizzare venticinque esemplari nel 2018, per crescere successivamente. Tieni conto che il progetto VINS è nato circa un anno fa e siamo nella sede attuale da marzo.”

Quante sono le anime di VINS motors?

“Siamo cinque “operativi” e sette soci. Tutti giovani, tutti appassionati, tutti con una robusta esperienza in fatto di progettazione e lavorazioni. L’età media è sotto i 40 anni, ma abbiamo attrezzato il sito produttivo di Maranello con la migliore tecnologia oggi disponibile. Facciamo tutto internamente, curando ogni esemplare di duecinquanta in modo maniacale. Non vorrei passare da fissato ma siamo molto attenti al controllo qualità. Seguiamo ogni fase della produzione personalmente. Non ti nascondo che quando ho visto realizzata la prima moto, avevo una stretta allo stomaco per l’emozione.”

Dal chiodo alla gru?

“Non solo, ma sì, potremmo semplificare in questo modo. Non puoi vendere esclusività tecnologica se non conosci perfettamente il tuo prodotto, o se devi affidarti unicamente a dichiarazioni rilasciate da fornitori esterni. La nostra idea è quella di far nascere le nostre moto con lavorazioni e competenze in massima parte interne all’azienda. Questo ci garantisce affidabilità durante tutto il processo costruttivo. Quando il cliente ritira la moto, deve solo preoccuparsi di dare gas.”

Tutto questo quanto incide sul prezzo finale?

“Il prezzo è figlio dell’esclusività tecnologica del prodotto, della cura artigianale con cui è stato costruito, dell’assistenza che riceve sia in fase di produzione che post vendita. Noi vogliamo che i clienti valutino il prodotto per quello che effettivamente è, non per quel che costa.”

La vostra duecinquanta si chiama fuori da ogni schema. Se parliamo poi di campionati organizzati, anche da ogni regola visti i limiti dei regolamenti sportivi attuali per mezzi così innovativi. Avete pensato a una promozione sportiva, un trofeo monomarca o una serie ad hoc per questa moto?

“Sì, ma senza urgenza particolare. Prima abbiamo voluto fare la moto, poi organizzeremo anche un trofeo. Ci siamo resi conto che con le nostre caratteristiche non potremmo gareggiare in nessun campionato, stante gli attuali regolamenti tecnici, ma la nostra priorità era offrire divertimento in strada e in pista, senza affaticarsi, garantendo il massimo della performance. Posso comunque dire che abbiamo ricevuto l’interessamento di un promoter davvero interessante, che già opera nel settore delle competizioni con cui stiamo parlando.”