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3 Aprile - Massimiliano Garavini

BSB: Bradley Ray fenomeno, Milky Bar are on me

Harry Potter cyberpunk. Con quel dilatatore all’orecchio e gli occhialoni, Bradley Ray sembra uno scherzo nato dalla penna di un romanziere, piuttosto che un pilota da corsa. Invece va forte e vince pure. Anzi, di più: si toglie pure lo sfizio di sconfiggere i mostri sacri della categoria. Il mago contro i senatori del BSB.

SUZUKI TOP – Aggiungiamo noi: quella Suzuki che  snobba il Mondiale Superbike, si prende la rivincita a Donington, senza sconti per nessuno. Qualcuno potrebbe pure pensare che se in gara 1 ci fosse stato un altro giro l’esperto Shane Byrne avrebbe fatto un sol boccone del giovanotto terribile, ma il fatto certo è che all’ultimo passaggio Ray ha rintuzzato alla grande la rimonta del portacolori Be Wiser Ducati. Così è finita che “Young Gun” – secondo la definizione della stampa inglese – ha vinto Gara 1 segnando una piccola impresa, proprio nel giorno in cui Haslam e soci steccavano di brutto. Nella seconda sfida poche discussioni: sull’asfalto umido, freddo e infido è scappato subito via. Un dominio. C’è dell’ironia in questo inglese di 20 vent’anni (ancora per poco), che all’arrivo della prima prova del BSB dichiara semplicemente: «unbelievable». L’incredibile, per noi, è invece la grinta dimostrata in pista.All’ultimo giro prende un’imbarcata che consiglierebbe a chiunque di accontentarsi: invece no, si ributta in carena, chiude la porta e se la gioca fino in fondo.

MILKY BAR KID – Altroché “Milky Bar Kid” – il suo nickname ufficiale -, questo pare Billy the Kid il fuorilegge. Nè inganna il logo col piccolo sceriffo biondo e occhialuto sul sito ufficiale, ripreso da una vecchia pubblicità anni ’80: il tempo dei soprannomi, così come quello degli scherzi è finito, perché è giunta l’attesa “maturità”; a confermarlo ci ha pensato Stuart Hicken, boss del Team Buildbase Suzuki, meravigliandosi di come il ragazzo sia riuscito a conservare la lucidità necessaria fino alla fine «ha mostrato molta maturità in questo frangente, tanto da guidare la gara a lungo, io ero molto nervoso – a dire poco -, ma adesso sono al settimo cielo per il ragazzo: è un talento enorme e contiamo di spianargli la strada. Pensiamo che possa vincere il campionato: questo è ciò per cui siamo qui. Siamo la più vecchia squadra del paddock e non abbiamo ancora vinto il BSB, ma ci stiamo avvicinando a trionfare. Se accadesse quest’anno sarebbe piuttosto bello».

E’ IL FAVORITO? – Capito il messaggio? Il ragazzo è diventato grande. Con splendida sintesi, tutta british, si descrive così: «work hard, play hard». Lavora sodo, scendi in pista tosto. Gli avversari sono avvisati, c’è un nuovo “piccolo” sceriffo in città.

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Foto credit: BritishSuperbike.com